Il mondo balla contro la violenza sulle donne One Billion Rising anche in piazza Università

«La via verso la giustizia comincia con il riconoscere come alla violenza venga permesso di esistere e di perpetuarsi». Parola di Monique Wilson, attrice e attivista internazionale quest’anno a capo della campagna One Billion Rising for Justice. La strada che porta alla fine della violenza contro le donne e al raggiungimento di una giustizia per tutte quelle che sono state vittime è lunga, fatta di azioni quotidiane e di eventi di risonanza mondiale. E’ con questa ottica che ieri, per il secondo anno a Catania, si è svolto One Billion Rising. Un nastro rosa al braccio e una danza gioiosa sulle note del brano Break the chain. L’anno scorso erano stati diecimila gli eventi organizzati in 207 Paesi di tutto il mondo. Piazza Università si è aggiunta ieri al lungo elenco con il balletto ripetuto un paio di volte da un gruppo di donne di ogni età davanti alla sede del Rettorato. Anche a Licodia Eubea, paese di Stefania Noce, studentessa di Lettere uccisa dal fidanzato Loris Gagliano nel dicembre del 2011, si è tenuto l’evento, proprio nella piazza dedicata alla ragazza.

Molte associazioni hanno contribuito all’organizzazione in piazza Università: Le Voltapagina/Se non ora quando?; Città Felice; Comitato Territoriale Arcigay QueeRevolution; Futuro prossimo cooperativa sociale; Udi; Open Mind GLBT; Tilt Sicilia; Associazione Qulturale Dantes; Fiom Catania; Associazione Antimafie Rita Atria; Centro antiviolenza Galatea; CittàInsieme e Centro Antiviolenza Thamaia. Ma anche semplici studentesse di scuola superiore, come Antonella e Ilenia, prossime alla maturità. «Era giusto esserci – affermano – fuori dalla scuola esiste un mondo con cui vogliamo confrontarci. Abbiamo scoperto il gruppo de Le Voltapagina e siamo felici di sapere che anche a Catania c’è chi si attiva in difesa delle donne». Come reagiscono su questi temi coetanei e compagni? «Bene, se ne parla tranquillamente, senza fastidio, c’è più consapevolezza anche se poi preferiscono restare a studiare e non partecipare ad eventi come questo», rispondono.

Proprio dalle scuole passa il difficile cambiamento culturale che, secondo Manuela Fisichella de Le Voltapagina, «è ancora molto lontano». «Qualcosa sta cambiando – afferma – soprattutto nel linguaggio dell’informazione e nella formazione degli e delle insegnanti delle scuole. A Catania questo sta avvenendo grazie ad azioni concrete e persone come la professoressa Graziella Priulla e ai laboratori di genere rivolti anche ai professori».

«La campagna di quest’anno – scrivono organizzatori e organizzatrici – attesta la consapevolezza dell’impossibilità di porre fine alla violenza contro le donne senza analizzare l’influenza esercitata dalla povertà, dal razzismo, dalla guerra, dal disprezzo dell’ambiente, dal capitalismo, dall’imperialismo e dal patriarcato. L’impunità si trova nel cuore di queste forze interagenti». Qualcosa che va al di là della distinzione geografica o sociale. «A volte si pensa che il femminicidio e la violenza sulle donne si verifichino in famiglie meno abbienti, ma non è così – conclude Fisichella – Non esiste quindi, per questi temi, una specificità di Catania, della Sicilia o del Sud Italia in genere».

La campagna One Billion Rising è nata da una idea della drammaturga Eve Ensler – autrice de I monologhi della vagina, rappresentato nei maggiori teatri del mondo – in seguito ad una sconvolgente statistica statunitense diffusa dall’Onu secondo la quale una donna su tre sul pianeta sarà picchiata o stuprata nel corso della vita.


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Per il secondo anno Catania si aggiunge al lungo elenco di città che partecipano all'evento per chiedere giustizia per tutte le donne vittime della violenza di genere. Sulle notte del brano Break the chain si è ballato davanti alla sede del Rettorato. «Qualcosa sta cambiando, nell'informazione e nelle scuole, grazie anche ai gender lab dell'Università, ma il cambiamento culturale è ancora lontano», spiega Manuela Fisichella del gruppo Le Voltapagina. Manifestazione anche a Licodia Eubea, nel nome di Stefania Noce. Guarda il video e le foto

Per il secondo anno Catania si aggiunge al lungo elenco di città che partecipano all'evento per chiedere giustizia per tutte le donne vittime della violenza di genere. Sulle notte del brano Break the chain si è ballato davanti alla sede del Rettorato. «Qualcosa sta cambiando, nell'informazione e nelle scuole, grazie anche ai gender lab dell'Università, ma il cambiamento culturale è ancora lontano», spiega Manuela Fisichella del gruppo Le Voltapagina. Manifestazione anche a Licodia Eubea, nel nome di Stefania Noce. Guarda il video e le foto

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