Il lavoro nero in Sicilia fa venire meno un miliardo di Irpef

LO HA DENUNCIATO IN UNA CONFERENZA STAMPA LA CGIL DELL’ISOLA

Ammonta a circa un miliardo l’anno il mancato gettito Irpef per le ‘casse’ delle Regione a causa del lavoro nero.

Sono stime della Cgil e della Fillea regionali su elaborazioni del Cerdfos, il Centro studi del sindacato, che hanno tenuto oggi una conferenza stampa sul tema del sommerso con un focus sull’edilizia.

Un’occasione per sollecitare il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ad attuare uno dei punti “importanti” del suo programma: cioè il Patto antievasione.

“Assistiamo oggi- ha detto Mimma Argurio, della segreteria della Cgil Sicilia- a una crescita del sommerso accompagnata e agevolata dal depotenziamento degli organi di controllo”.

Secondo le stime del sindacato, i lavoratori in nero sono in Sicilia 300 mila e di questi 40 mila nell’edilizia, 32 mila nell’agricoltura, 26 mila nel manifatturiero, 200 mila nei servizi.

“Il lavoro nero – ha sottolineato Argurio – si presenta dunque come un grave problema sociale, ma anche come problema economico, facendo venire meno risorse che potrebbero essere fondamentali per il rilancio del tessuto economico”.

“Almeno il 10 per cento di queste risorse, una volta recuperate – ha aggiunto Franco Tarantino, segretario generale della Fillea Sicilia, il sindacato degli edili – potrebbe essere utilizzato per il funzionamento dei servizi ispettivi nell’ambito di un’apposita norma sui controlli il cui varo chiediamo al governo regionale”.

L’edilizia è emblematica della situazione in Sicilia. “E’ un settore in crisi – ha osservato Tarantino – che ha perso dal 2008 ad oggi 68 mila posti di lavoro, che ha visto chiudere 2.518 imprese ma che, da diversi indicatori, rivela una crescita del sommerso non tale tuttavia da compensare anche se in modo irregolare il lavoro venuto meno, cui si accompagna meno sicurezza nei cantieri e meno diritti in genere”.

La Fillea ha verificato che se nel 2008, su 100 dichiarazioni di inizio attività nei Comuni, si aveva un riscontro nelle casse edili per 50 di queste, nel 2012 il numero è sceso a 15. “Segno dell’inabissamento delle imprese edili”, sottolineano alla Cgil.

Inoltre, se, dal 2008 al 2012 c’è stata una riduzione dei lavoratori del 24% e un tasso di riduzione delle ore lavorate del 32% “questo significa – ha osservato Tarantino – che c’è chi ha lavoratori in nero visto che nel lavoro edile c’è un rapporto costante tra lavoratori e ore lavorate”.

Si aggiunge la progressiva diminuzione del part time, una forma contrattuale usata per abbattere i costi a fronte di prestazioni full time, in favore del sommerso e le dinamiche che riguardano i Durc.

“La crescita di richieste di Durc per un numero di lavoratori dichiarati sottostimato rispetto al lavoro da svolgere – sostiene la Cgil – rappresenta l’indicatore più significativo dell’aumento del lavoro irregolare”.

Tant’è che il sindacato ha sempre chiesto “il Durc per congruità”. La Fillea rileva pure che “con il crescere del lavoro nero diminuisce la sicurezza e lo dimostra – ha detto Tarantino – l’aumento dei morti nei cantieri che sono stati 11 nel 2011, 16 nel 2012, e 12 nel 2013 ad anno non ancora concluso”.

Cgil e Fillea hanno rilevato durante l’incontro con i giornalisti le carenze dei sistemi di controllo, con 500 unità in meno del necessario negli Ispettorati del lavoro, con l’azzeramento dei controlli di routine dei nuclei ispettivi dei Carabinieri a causa dei tagli del bilancio, con il dimezzamento dell’attività anche dell’Inps per il taglio del salario accessorio degli ispettori.

A fronte di questo Cgil e Fillea chiedono al Governo regionale di concretizzare il Patto antievasione e di varare una norma apposita sul lavoro e sui controlli, investendo il 10% del ricavato conseguente a ispezioni per il funzionamento dei servizi, riqualificando a questo fine i precari già pagati dalla Regione, prevedendo un sistema premiale sia per le imprese che emergono che per lavoratori che denunciano la loro condizione, attraverso l’assunzione delle imprese che si aggiudicano lavori pubblici.

Da parte della Fillea c’è anche la richiesta di percorsi di riqualificazione per gli edili licenziati, affinché non si trovino in difficoltà quando ci sarà la ripresa e ci saranno investimenti nella green economy, nella sicurezza antisismica, del territorio, delle scuole.


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