“Il giudice Paolo Borsellino era ostacolo alla trattativa Stato-mafia”

Il giudice Paolo Borsellino è stato ucciso perché ritenuto un ostacolo alla trattativa Stato-mafia. A quasi vent’anni dalla strage di via D’Amelio in cui persero la vita il magistrato e cinque agenti della sua scorta, continuano ad emergere nuove verità. A scriverle la Procura di Caltanissetta che ha riaperto le indagini sul caso e che stanotte ha emesso quattro ordini di custodia cautelare notificati al boss Salvatore Madonia, in qualità di mandante, e ai presunti esecutori della strage di via D’Amelio, Vittorio Tutino, Salvatore Vitale e il pentito Gaspare Spatuzza. La procura nissena, guidata da Sergio Lari, oltre all’associazione mafiosa contesta anche i fini terroristici.
‘La tempistica della strage – scrivono i giudici – e’ stata certamente influenzata dall’esistenza e dall’evoluzione della cosi’ detta trattativa tra uomini delle Istituzioni e Cosa nostra”. Per la Procura dalle indagini e’ ‘risultato che della trattativa era stato informato anche il dott. Borsellino il 28 giugno del 1992. Quest’ultimo elemento – osservano i Pm – aggiunge un ulteriore tassello all’ipotesi dell’esistenza di un collegamento tra la conoscenza della trattativa da parte di Borsellino, la sua percezione quale ‘ostacolo’ da parte di Riina e la conseguente accelerazione della esecuzione della strage’.
Con riferimento al possibile coinvolgimento nella strage di via D’Amelio di soggetti esterni a Cosa nostra il gip, Alessandra Giunta, che ha firmato le ordinanza scrive che sono neecessari “ulteriori approfondimenti”, perché, spiega, “le indagini sulla strage sono state vulnerate dalla velenosa convergenza di fonti infide, fonti reticenti, silenzi e contorti comportamenti di soggetti, purtroppo anche appartenenti alle Istituzioni, che hanno compromesso il difficile percorso di accertamento dei fatti“.


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