Particolarmente acceso, da alcuni anni, è il dilemma delleutanasia in determinati momenti, in conseguenza di episodi profondamente toccanti o eclatanti, si ripropone in maniera pressante e drammatica
Il dilemma delleutanasia
Insieme allAids, alle polemiche sullaborto, alla liberazione delle droghe leggere, alla salvaguardia dellambiente. Leutanasia è uno dei temi di fondo del dibattito culturale e giuridico di oggi. Per eutanasia si deve intendere una morte veloce ed indolore che liberi da una vita indubbiamente peggiore della stessa morte, non più paventata ed esecrata, ma realmente vista come lunico ed estremo rimedio. Talvolta, anziché per le terapie o i mezzi tecnici, è lo stesso fisico umano che resiste alla malattia, ma in ogni caso la qualità della vita è solo una larvata forma di sopravvivenza. In tutti questi casi è giusto, o no,l asciar morire il malato, specie e soprattutto quando viene da lui stesso richiesto? Alcuni sostengono di sì, altri di no.
E qui abbiamo già i termini del dilemma e della polemica nella più semplice e sintetica formulazione. Ma cè di più: è lecito che il medico fornisca un aiuto alla morte, accelerandola in diverso modo, anche con la somministrazione di sostanze letali, e ciò sempre dietro richiesta dellinteressato? Anche in questo caso ci sono sostenitori delluna e dellaltra opinione. È il dilemma dentro il dilemma ed è ciò che ha già dato vita a due diverse correnti tra i sostenitori delleutanasia: chi sostiene che ci si dovrebbe limitare a non fornire terapie né aiuti meccanici, lasciando a processi naturali il maturare del decesso, è in pratica un fautore della cosiddetta eutanasia passiva, mentre coloro i quali sono dellidea di intervenire anche con farmaci o veleni capaci di accelerare la morte, sono classificati come propugnatori delleutanasia attiva. Varie associazioni, sorte un po in tutte le parti del mondo. Dibattono e sostengono la questione, sollecitando provvedimenti legislativi in tal senso, perché per qualunque forma di eutanasia le normative attuali prevedono lincriminazione dei sanitari, i quali non compirebbero il loro dovere. Gli oppositori sono contrari a qualunque forma di eutanasia, ritenendo sempre valido il principio che va fatto ogni sforzo per allungare il più possibile la vita di un essere umano, qualunque siano le sue condizioni. Anche la Chiesa ha riconosciuto che artificialmente non si dovrebbe far vivere nessuno.
Ciò, ovviamente, non derime nessuna questione, in quanto sarà davvero difficile stabilire, in un certo senso, cosa bisogna ritenere per artificialmente. Già anche la somministrazione di un comunissimo farmaco o un banale intervento chirurgico potrebbero o meno rientrare nellartificiosità. Difficile prevedere quali orientamenti consolideranno e quali esiti emergeranno dalla polemica, in ogni caso, a mio avviso, sarebbe opportuno che non fosse solo lammalato a decidere, né solo i medici, ma più soggetti e tutti in grado di intendere e di volere serenamente.