Il Covid-19 varca un altro ingresso. Quello della base statunitense di Sigonella. Ieri è risultato positivo un 65enne, originario di un paese dell’entroterra siciliano, che fino al mese scorso lavorava all’interno del centro militare. È andato in pensione a fine febbraio e proprio il 28 di quel mese ha festeggiato a Sigonella l’uscita dal mondo del lavoro. Circa due settimane dopo, sono arrivati i sintomi sospetti, la febbre, fino alla positività emersa ieri. Adesso si trova ricoverato all’ospedale di Caltagirone nel reparto di Malattie infettive. Sta meglio ed è sfebbrato.
La questura, la prefettura e l’Asp competenti hanno già un elenco di persone con cui l’uomo è entrato in contatto su cui effettuare i test. Sia della sfera familiare che lavorativa. E, stando a quanto risulta a MeridioNews, altro personale italiano della base è stato già sottoposto a tampone e si attendono i risultati. Tuttavia dalla base di Sigonella, sollecitati da questa testata, fanno sapere che «l’ultimo giorno di presenza del dipendente è stato venerdì 28 febbraio. Tenuto conto che la positività del suddetto risulta essere recente, non sono stati fatti tamponi ad altro personale in forza a Sigonella in quanto non ci sono i requisiti imposti dalla normativa in vigore».
Quel che è certo è che una decina di giorni fa, quando ancora non era emerso il caso del 58enne, le autorità sanitarie locali hanno tenuto un incontro con i medici della base per affrontare il tema Coronavirus. E a seguire sono state prese alcune misure precauzionali: smart working, accessi limitati, controllo della temperatura, personale proveniente dalle ex zone rosse in isolamento fiduciario, chiusura di alcune attività. Molte ma non tutte. È rimasto, ad esempio, aperto il ristorante Bella Etna che si trova dentro la base. Come si sa, fuori dal perimetro militare tutte le attività di ristorazione sono state chiuse per decreto del governo italiano, a eccezione di quelle che si trovano lungo le autostrade, nelle stazioni e negli aeroporti.
C’è preoccupazione nel paese di origine del 65enne contagiato, dove, come in gran parte della Sicilia, nelle ultime due settimane sono tornati moltissimi fuorisede che vivevano al Nord. Uno dei figli dell’uomo lavora a Bergamo ma non torna in Sicilia da oltre due mesi ed è escluso che sia quindi lui l’origine del contagio. Tra le persone che verranno sottoposte a tampone ci sono anche i contatti della moglie, che lavora in una scuola.
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