«In passato, in quella strada, ci si appartava per congiure e tresche amorose». E sotto l'arco di San Benedetto, come rievoca a MeridioNews Matilde Russo di Etna 'ngeniousa, si sarebbe consumato un'episodio legato alle misteriose presenze di Catania
Il cavallo senza testa che vaga per via Crociferi «Un chiodo nel muro avvicina realtà e leggenda»
Sotto l’arco di San Benedetto, in via Crociferi a Catania, c’è un chiodo piantato nel muro. «Si racconta sia un segno lasciato da una delle presenze misteriose che si aggirano per quella strada così caratteristica», spiega a MeridioNews Matilde Russo dell’associazione Etna ‘ngeniousa che, da circa tre anni, organizza i Mystery tour notturni alla scoperta delle storie tenebrose che, nel corso dei secoli, si sono tramandate nella città dell’Elefante.
Storie sospese in una dimensione altra, tra realtà e leggenda. «Oltre ad una giovane donna vestita di bianco che appare nelle notti tempestose, vagando in cerca di pace, e ad una bambina che porta fra le tenebre della morte chiunque la incontri, c’è anche un cavallo senza testa». Quella che oggi è un’affollata via di turisti e disordinata movida, nel Settecento era una «strada scelta dai signori che dovevano appartarsi per congiure politiche o tresche amorose – illustra Russo – e così, per tenere lontano il popolino e i curiosi, viene messa in giro la voce dell’animale decapitato che si aggirava per la zona durante la notte, dal tramonto all’alba».
Durante le visite guidate, accompagnate anche da attori che drammatizzano la narrazione, forse, i più attenti potranno anche sentire il rumore degli zoccoli sul basolato. La tradizione narra che un ragazzo apparentemente coraggioso non si sia lasciato intimorire dalla presenza dell’animale e abbia fatto una scommessa con gli amici. Secondo la leggenda sarebbe rimasto, però, proprio vittima del cavallo senza testa. «Per mostrarsi valoroso e temerario, il giovane si sarebbe arrischiato ad andare da solo, di notte, per una passeggiata in via Crociferi», racconta Russo. Come segno del suo reale passaggio, a mezzanotte in punto, il ragazzo avrebbe piantato un chiodo sotto l’arco del monastero di San Benedetto.
Incastrato il piccolo oggetto di metallo nella pietra, però, il giovane non si sarebbe accorto che il suo mantello era rimasto incastrato nel chiodo. Così, muovendosi per andare via, si sarebbe sentito trattenuto da qualcuno o da qualcosa. «La parte tragica della leggenda arriva adesso – ricostruire Russo – Credendo che a tenerlo bloccato fosse il cavallo senza testa,per la paura, il ragazzo fu colto da un infarto fulminante e morì sul colpo». Si racconta poi che, per molti anni, nessuno volle più mettere piede in via Crociferi di notte. «In effetti, sotto quell’arco il chiodo è rimasto come il simbolo di un contatto tra la realtà e la fantasia».