Una qualsiasi traversa di via Plebiscito, alle ore 18 di un qualsiasi pomeriggio: uno dei tanti ristorantini della zona sta allestendo un angolo riservato, con sedie e tavolini sul ciglio della strada. Per rendere il posto più gradevole, hanno anche messo intorno alcune piante piuttosto alte. Ci vorrà ancora qualche ora perché i clienti comincino ad affollare il locale e i camerieri ad andare avanti e indietro per i tavoli: ma se, svoltato l’angolo, proviamo a camminare sul marciapiede, ci accorgiamo che la cosa già adesso è molto difficile: diverse persone sono comodamente sedute davanti alle loro botteghe, forse in contemplazione, o forse in attesa che cominci la serata. Altri vanno e vengono per preparare la grande brace fumosa su cui andrà arrostita la carne di cavallo. Il “fucuni” viene sistemato a ridosso della strada e comincia a diffondere la sua piccola nebbia. Se attraversiamo la strada e proseguiamo sul lato opposto di via Plebiscito la scena non cambia: dopo pochi metri, ecco altre braci, altri tavolini, altre piante.
Un panino con la carne di cavallo, a Catania, è considerato quasi il cibo degli imperatori. E gli improvvisati ristoratori, che sanno farsi i conti in tasca, sanno bene che una bella brace odorosa a ridosso della strada, poco più avanti della bottega, potrà sicuramente attirare l’attenzione di chi passa. Ma queste trattorie ambulanti presentano anche diversi problemi. Alcune di esse, anzitutto, utilizzano una parte del suolo pubblico, quella a ridosso del marciapiede, per allestire un angolo dove disporre tavolini e sedie, creando una sorta di ristorantino privato, ma rendendo molto difficile il passaggio dei pedoni. Altre trattorie, invece, che non sono dotate di questo “angolo riservato”, lasciano che si raduni una grande folla di gente tutt’intorno alla brace dove sono cotte le pietanze. E così la strada, già in parte occupata dal grande “fucuni”, è anche gremita di gente che aspetta di mangiare il suo panino.
Un altro inconveniente dipende da tutte le auto in sosta improvvisata, che occupano i lati della carreggiata; se si somma questa folla di gente e di macchine al normale traffico, si capisce bene come la strada diventi praticamente inaccessibile. E poi c’è il fumo, il “fucuni” in mezzo alla strada. Per le narici di chi passa può anche essere una delizia. Ma com’è per chi ogni giorno deve vivere in mezzo al fumo e al caldo delle braci? Ce lo racconta un ragazzo che abita da queste parti (non vuole che scriviamo il suo vero nome; noi lo chiameremo Saro N.d.R.) che, per lavoro, esce di casa verso le 20 e rientra tra 2 o le 3 del mattino. «Certe volte, soprattutto nel fine settimana – racconta Saro – tornando dal lavoro sono costretto a parcheggiare lontano da casa, perché qui non riesco a trovare posto». Saro fa il cameriere in un ristorante e la mattina, naturalmente, deve dormire fino a tardi. «Spesso mi sveglio tra le 11 o le 12. Non ho il condizionatore, quindi per arieggiare la casa devo per forza aprire le finestre. Ma questo di pomeriggio non posso farlo, perché a quell’ora entra il fumo delle braci». E non si tratta solo di fumo: «L’aria che arriva in casa è caldissima, sembra che le braci raddoppino la temperatura normale, che d’estate è già molto alta». Per questo, Saro sta pensando di cambiare casa. «Anche se mi dispiacerebbe, perché qui almeno l’affitto è alla mia portata».
Di storie come quella di Saro, in questa zona, ce ne sono tantissime. E dire che l’assessore Domenico Rotella ha più volte dichiarato di aver sconfitto l’abusivismo degli ambulanti non autorizzati. Nonostante gli improvvisi ed improvvisati blitz notturni della polizia, basta fare due passi nelle zone di via Plebiscito, del Lungomare, del Corso Sicilia e degli Archi della Marina per accorgersi che la battaglia intrapresa dall’assessore è stata persa ancor prima di cominciare. Le “putie abusive” sono ancora tutte lì, e forse anche più numerose di prima.
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