Il Cas? Una mammella da ‘mungere’ per la ‘famelica’ e immutabile politica siciliana

Un ciclone si è abbattuto sull’autostrada Palermo-Messina. Sotto sequestro sono finite due gallerie. I tecnici, incaricati dal Tribunale di Patti di capire quello che potrebbe succedere, avrebbero lasciato intendere che potrebbero crollare da un momento all’altro. Da qui il sequestro da parte della Procura. Le gallerie sulle quali, tra qualche giorno, verranno apposti i sigilli, sono la Tindari, nel territorio di Patti, e la Capo d’Orlando, che ricade, per l’appunto, nell’omonimo Comune. Sempre ieri, sempre su disposizione della Procura, sono stati notificati sei avvisi di garanzia ai commissari straordinari che si sono succeduti, in questi anni al Cas, sigla che sta per Consorzio autostrade siciliane. Sotto inchiesta sono finiti, Benedetto Dragotta, Angtonino Minardo, Patrizia Valenti, Matteo Zapparata, Calogero Beringhieli (oggi sindaco di Caronia) e Felice Siragusa.
L’autostrada Palermo-Messina è gestita dal Cas, sigla che sta per Consorzio autostrade siciliane. Il Cas vede la luce nel 1997. E’ il frutto dell’unione del Consorzio autostrada Messina-Palermo e del Consorzio autostrada Messina-Catania. Il Cas è concessionario dell’Anas per la gestione delle già citate autostrade Messina-Palermo e Messina-Catania. A queste si aggiunge la Siracusa-Gela, autostrada in ‘eterna’ costruzione.
La magistratura, oltre a contestare il possibile crollo delle gallerie, sta accendendo i riflettori sulla mancanza di manutenzioni. In realtà, quella delle mancate manutenzioni, negli uffici del Cas, è storia vecchia. E’ questa, infatti, il rilievo più grave che, da anni, l’Anas muove al Consorzio autostrade siciliane. Proprio sulla cattiva gestione delle autostrade, da parte del Cas, si è consulata una querelle tra Anas e Cas a clpi di carta bollata. Alla fine la gestione di queste tre autostrade è rimasta al Cas, con risultati tutt’altro che eccezionali, se è vero che due gallerie rischiano di crollare e che la magistratura indaga anche sulle mancate manutenzioni. La verità – è inutile girarci attorno – è che la politica siciliana considera il Cas non lo strumento per gestire tre importanti autostrade siciliane nell’interesse de cittadini, ma una ‘mammella’ da ‘mungere’, depredando le ‘casse’ del Consorzio con strumenti apparentemente leciti (esempio classico: i lavori di manutenzione non sono stati fatti, i collaudi delle opere invece sì (ma di quali?), con parcelle, per i collaudatori, che in certi casi superano i 500 mila euro cadauna) e anche, con molta probabilità, con strumenti ‘altri’.
E’ risaputo che, nell’autostrada Palermo-Messina (ma anche nella Messina-Catania), dal 2000 al 2007, non sono state effettuate manutenzioni. A conti fatti, si tratta di 84 milioni di euro che avrebbero dovuto essere utilizzati per migliorare la sicurezza di queste due autostrade. Soldi spesi, si suppone, per altre finalità (sarebbe interessante capire quali).
Secondo quanto previsto dalla legge, i pedaggi vanno incrementati solo dopo che le autostrade sono state rese più sicure grazie ai lavori di manutenzione. E infatti, nella Palermo-Messina e nella Messina-Catania, i pedaggi – unico caso in Italia – sono rimasti tali e quali (fino a febbraio di quest’anno era così, non sappiamo cosa è avvenuto negli ultimi sette-otto mesi).
Apparentemente, la mancanza di manutenzioni e il mancato aumento dei pedaggi potrebbe configurarsi come un favore fatto agli automobilisti-utenti. Invece è l’esatto contrario. In primo luogo, perché, come già accennato, la vita di migliaia e migliaia di automobilisti viene messa a rischio da autostrade insicure (tant’è vero che gli incidenti sono aumentati spaventosamente e anche su questo indaga la maistratura). In secondo luogo, perché le mancate manutenzioni e i relativi mancati adeguamenti dei pedaggi hanno determinato un danno economico ingente (non ancora calcolato, anche se si tratterà di milioni di euro) in termini di mancate entrate per il Cas. E poiché il Consorzio è un ente pubblico, a farne le spese sono proprio gli automobilisti-utenti che usufruiscono di autostrade insicure e che, prima o poi, verranno chiamati a pagare la manutenzione delle autostrade con nuove tasse.
Negli ultimi anni il numero di “sinistri”, lungo l’autostrada Palermo-Messina (ma anche lungo la Messina-Catania), è aumentato oltre ogni previsione. Non a caso, nel marzo del 2008, i vertici delle Assicurazioni Generali hanno sbaraccato la polizza assicurativa con il Cas proprio per l’elevato numero di incidenti.
Così come è avvenuto per i pedaggi, bloccati dal 2000, si è trattato dell’unico caso di recesso repentino da parte di una compagnia di assicurazioni avvenuto in Italia in materia di autostrade. La prova che le autostrade Palermo-Messina e la Messina-Catania sono, in assoluto, tra le più pericolose del nostro Paese. Inutile raccontarvi le peripezie per trovare una nuova compagnia di assicurazioni.
In questo scenario di disastri, non c’è da stupirsi se la rete autostradale siciliana è quasi del tutto priva di innovazione tecnologica. E quel poco che è stato fatto è stato vanificato dall’incuria. Esempio: il tratto di autostrada che, da Buonfornello, arriva a Sant’Agata di Militello. Una parte di autostrada che era stata dotata di sistema di telecontrollo a fibra ottica. Si tratta del tratto della Palermo-Messina inaugurato in pompa magna nel 2004 con tanto di taglio del nastro alla presenza delle massime autorità del nostro Paese, con in testa l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Dopo il ‘brindisi’ e le immancabili promesse di rendere sempre più sicuro il percorso, l’autostrada è stata abbandonata. La mancanza di manutenzioni ha provocato un progressivo deterioramento dell’unico impianto a fibra ottica presente sulle autostrade siciliane. Danno irreversibile, dicevano i tecnici sei mesi fa. Non conosciamo, anche in questo caso, cosa è avvenuto negli ultimi mesi. Ma sappiamo che, per ripristinare tale impianto, sempre sei mesi fa, ci sarebbero voluti 4 milioni di euro circa.
Per un periodo il Cas è stato gestito da un consiglio direttivo (che è una sorta di consiglio di amministrazione). A presiederlo è stata Patrizia Valenti. Con l’esclusione degli ultimi setto-otto mesi dei quali, lo ripetiamo, conosciamo poco (ma dei quali la magistratura deve avere chiaro il quadro, se ha disposto la chiusura di due gallerie, avviando, contemporaneamente, accertamenti sulla manutenzione delle autostrade), l’unico periodo in cui, negli uffici del Cas, si è cercato di mettere un po’ d’ordine, eliminando quella confusione che è un ‘requisito indispensabile’ per spartire risorse & collaudi a , è stato quando a gestirlo era il consiglio direttivo presieduto da Patrizia Valenti.
Il consiglio direttivo è stato ‘disarcionato’ dall’attuale governo regionale presieduto da Raffaele Lombardo. Che lo ha sostituto con un commissario straordinario. Patrizia Valenti, che ha contestato la propria rimozione, si è rivolta al Tar Sicilia. Che le ha dato ragione. Il governo regionale si è appellato al Cga (Consiglio di giustizia amministrativa). In attesa del pronunciamento dei giudici del Cga, il Cas è amministrato dal commissario messo lì dal governo Lombardo.

 


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