Le dimissioni del professore andrea piraino da assessore della giunta regionale dell'onorevole raffaele lombardo, senza motivazione alcuna sulla qualità dell'azione del governo di cui faceva parte, rappresentano l'ultimo atto del 'falso ideologico' costituito dallelezione del presidente della regione siciliana con voto popolare diretto. Questa formula, chiamata 'tatarellum', è l'ultima trovata degli specialisti della governabilità per assicurare continuità all'azione di governo per un intero mandato, prescindendo dal merito della capacità (o della possibilità) dello stesso governo di realizzare il progetto politico-programmatico per il quale ha preso i voti.
Il bluff del presidente eletto dal popolo
Le dimissioni del professore Andrea Piraino da assessore della giunta regionale dell’onorevole Raffaele Lombardo, senza motivazione alcuna sulla qualità dell’azione del governo di cui faceva parte, rappresentano l’ultimo atto del ‘falso ideologico’ costituito dallelezione del presidente della Regione siciliana con voto popolare diretto. Questa formula, chiamata ‘Tatarellum’, è l’ultima trovata degli specialisti della governabilità per assicurare continuità all’azione di governo per un intero mandato, prescindendo dal merito della capacità (o della possibilità) dello stesso governo di realizzare il progetto politico-programmatico per il quale ha preso i voti.
L’assillo della governabilità è una brutta bestia, ma la politica politicante ne ha fatto una bandiera solo a fini di potere, perché la filosofia che la ispira è quella di esserci a prescindere da cosa ci sto a fare. Il governatore Raffaele Lombardo sta lì a far nulla per la Sicilia, per la sua crescita economica e per l’avanzamento civile della società siciliana. Cambia continuamente e disinvoltamente maggioranze, senza che nessuna forza politica s’indigni, anzi i capi delle varie forze politiche pensano: Speriamo che questa sia la volta buona per noi….
Ciò in forza di un vincolo di solidarietà forzoso: se lo mandano a casa, a casa andiamo tutti assieme, quindi è meglio che restiamo tutti ai nostri posti a far che non si sa, ma restiamo. Tanto la crisi si risolve in un modo o nell’altro, purché al posto di un assessorato ne ottengo due, più qualche poltrona di dirigente generale di questo o quel dipartimento – poltrone diventate ormai oggetto di mercanteggiamento, alla faccia della preparazione e del buon andamento della pubblica amministrazione – e possiamo proseguire fino alla scadenza statutaria del mandato.
Per coloro che tifano per il presidenzialismo, piuttosto che per l’elezione indiretta del governo, questa è la testimonianza vissuta, non ideologica, dei danni gravi alla democrazia che la formula presidenziale intrinsecamente comporta. L’Italia ha amaramente vissuto l’epoca di un uomo solo al comando. E’ stata una tragedia, come una tragedia è stata l’esperienza di governo a suffragio diretto, prima con Salvatore Cuffaro – e sappiamo tutti com’è finita – poi con Raffaele Lombardo e vediamo come sta procedendo.
L’unica preoccupazione, nonché occupazione dei sui pensieri di governo – ci riferiamo, naturalmente, al presidente Lombardo – è quella di occupare tutti i posti disponibili per il tramite dei suoi amici & sodali. Tuttavia, la governabilità è assicurata, il governo è un disastro, ma va bene lo stesso.
Che fare per porre fine a questo indecoroso e dannoso teatrino della politica senza politica? Poiché la Sicilia ha bisogno di governo (e non ce ne frega niente della governabilità), occorre subito mettere mano ad una nuova legge elettorale che restituisca ruolo e prestigio all’Istituto autonomistico speciale, cioè all’Assemblea regionale siciliana che è titolare della potestà di fare leggi in piena autonomia, appunto, e affidare al governo il compito di esecutore.
Occorre, pertanto, modificare le soglie di accesso alla rappresentanza a Sala d’Ercole (lo sbarramento al 5 per cento ha ridotto la rappresentanza democratica), affinché sia più larga e plurale, ed una diversa articolazione delle circoscrizioni elettorali di dimensione territoriale ultraprovinciali. Circoscrizioni più ampie presuppongono una superiore selezione per qualità della rappresentanza popolare. Quindi tornare ai governi con elezione di secondo grado, cioè eletti dagli eletti, cioè ancora eletti dall’Assemblea, è un imperativo dal quale non si può prescindere.
I governi dureranno in carica sei mesi? Pazienza, ce ne faremo una ragione, ma almeno eviteremo le incrostazioni di potere e svincoleremo le sorti dell’assemblea legislativa da quelle dell’esecutivo, con beneficio di tutti.