Il senatore è arrivato per una conferenza stampa che è stata preceduta dall'atteso colloquio con Gianfranco Miccichè. A chi gli ha chiesto dell'ipotesi rimpasto ha replicato rilanciando i temi politici di cui si occuperà il Carroccio in Sicilia
Il battesimo di Matteo Salvini del gruppo Lega all’Ars «Lavorare per sbloccare burocrazia e far crescere Pil»
«Avevo una giacca a vento da qualche parte…». Franco Battiato da assessore regionale è stato redarguito, Renato Accorinti da sindaco di Messina ha trovato difficoltà a entrare, ma la rigidità del dress code di Palazzo dei Normanni non scalfisce Matteo Salvini, arrivato in sala stampa con un dolcevita nero per presentare il neonato gruppo della Lega all’Ars. Dietro di lui i quattro deputati regionali: Marianna Caronia, Orazio Ragusa, Giovanni Bulla e Antonio Catalfamo, designato capogruppo.
L’ex ministro, prima di raggiungere i giornalisti, si è intrattenuto con Gianfranco Miccichè, presidente del parlamento siciliano, che lo ha poi accompagnato in un breve giro turistico del palazzo. «Si è detto emozionato e questo mi ha fatto piacere», dirà poi ai cronisti Miccichè, che con Salvini vanta un rapporto burrascoso, ricco di botta e risposta piuttosto coloriti, specie durante la parentesi di governo del leghista. «La prima cosa che gli ho chiesto – scherza il presidente dell’Ars, che ha regalato al leader del Carroccio una testa rosa di Santa Rosalia – è stata: “Hai finito di fare lo stronzo?”». Parole a cui ha replicato poi lo stesso Salvini, dicendo di non portare «nessun rancore» e che «il passato è passato».
Nessun intervento da parte dei nuovi componenti del gruppo, il pulpito è tutto per il leader, che commenta la conversione leghista dei quattro con parole decise: «Chi cerca nella Lega un autobus per perpetuare il suo sistema di potere trova le porte sbarrate, chi porta in Lega esperienza positiva, professionale, politica e voglia di fare per il futuro è benvenuto. Possono arrivare dai Cinquestelle come successo in parlamento, possono esserci esperienze civiche o di area di centrodestra come sta accadendo qua. Vi posso dire che sono molti più i no che diciamo che i sì».
Bocche cucite inoltre su un possibile ingresso leghista in governo regionale. «Non abbiamo parlato di assessorati, rimpasti, accordi politici, quello dipenderà da scelte locali: siamo – ha sottolineato il senatore leghista – una forza autonomista e di certo non viene Matteo Salvini da Roma a imporre o disporre, ci saranno scelte che faranno Diventerà Bellissima, il governatore Musumeci, la Lega che in Sicilia è perfettamente autonoma nelle sue scelte. Ci sono – ha proseguito – elezioni comunali importanti alle porte e la Lega sarà presente: da Marsala a Milazzo, da Enna ad Agrigento, quindi ci rivedremo spesso nelle prossime settimane».
Poi Salvini riprende a parlare di Sicilia e dei programmi futuri dal punto di vista dell’azione politica citando spesso il nuovo colloquio, questa volta a colazione, con il governatore Musumeci. «Una delle emergenze nazionali delle quali abbiamo parlato davanti al caffè – dice – è quella della burocrazia. Solo a Palermo in Soprintendenza sono ferme sulla scrivania 18mila pratiche. Pratiche che evase nell’arco di qualche mese significherebbero migliaia di posti di lavoro e milioni di euro di indotto e di ricchezza. Un completo ribaltamento del sistema burocratico a livello nazionale – ha rilanciato Salvini, ricordando un po’ le parole pronunciate mesi fa da Miccichè – significherebbe un aumento del Pil che non vediamo da anni, la Lega in Regione lavorerà anche per questo».
E a proposito della burocrazia, Salvini si scaglia contro l’abolizione delle Province, che proprio in Sicilia ha trovato prima di altrove terreno fertile. «La mia visita in Sicilia mi conferma l’idea, che al momento è solo della Lega, che l’aver abolito le Province, soltanto sulla carta, svuotandole di competenze, di denari e di dirigenti, è stata una sciocchezza tremenda. Un Paese serio riconoscerebbe l’errore fatto, reintrodurrebbe con personale e denari le Province, le farebbe eleggere dai cittadini e non dalle segreterie di partito e le strade e le scuole tornerebbero ad avere un papà, visto che oggi sono orfane».
Infine buona parte dei «compiti a casa», che Salvini dice di volersi portare, riguardano le infrastrutture. Dalle già citate strade provinciali alla Palermo-Catania e rilancia l’idea di berlusconiana memoria del ponte sullo Stretto, lanciando le basi per una sua annunciata visita – forse – a Messina. «Conto di tornare presto in terra di Sicilia, magari sul versante orientale – ha annunciato Salvini -. Se ci riesco anche questa settimana. Il Ponte? Se si può fare con denaro privato non vedo dove sia il problema. Bisogna chiudere il contenzioso con i privati per la mancata realizzazione, aggiornare il progetto e poi, se ci sono privati che a fronte della riscossione di un canone sono disposti a investire, sarebbe un’opera utile all’economia, non solo dell’Isola».