I tirocini formativi e la beffa della separazione tra politica e burocrazia

IN QUESTA STORIA, DAL SAPORE CLIENTELARE, OLTRE ALLE ILLEGALITA’ CHE LA MAGISTRATURA PENALE FAREBBE BENE A SANZIONARE SENZA GUARDARE IN FACCIA NESSUNO, SEGNALIAMO IL FALLIMENTO INTEGRALE DELLE LEGGI BASSANINI, DAL MOMENTO CHE ATTI, CHE SAREBBERO STATI PREROGATIVA DELLA BUROCRAZIA, SONO STATI CHIARAMENTE DECISI DAI POLITICI

Con l’inizio dell’ultima settimana di agosto, per la politica siciliana si dovrebbe chiudere il periodo delle ferie. Anche se di ferie, a dir la verità, non si può parlare, se è vero che le polemiche sulla pedestre gestione del Piano Giovani, da parte del Governo, ha accompagnato tutto il Ferragosto. Oggi, ad esempio, sono attese nuove rivelazioni del capogruppo di Forza Italia all’Ars, Marco Falcone, sulle clientele che hanno accompagnato e accompagnano la spesa delle risorse del già citato Piano Giovani.

A prescindere da quello che dirà oggi Falcone, ci sembra quanto mai opportuna qualche considerazione su quello che sta succedendo nella politica siciliana.

In questi giorni ne abbiamo sentito e letto di tutti i colori. Società chiamate ad operare senza evidenza pubblica, possibili assunzioni, certificazioni di onestà a priori, querele.

Al di là delle polemiche – legittime, trattandosi di utilizzazione di ingenti fondi pubblici – restano i comportamenti. In politica le parole sono importanti. Ma ancora più importanti sono i fatti e gli atti. Distinguendo – per ciò che riguarda i secondi – gli atti di indirizzo, che sono di pertinenza della politica, e gli atti amministrativi dei quali dovrebbero essere responsabili i burocrati.

Il primo elemento che salta agli occhi, analizzando tutto quello che è avvenuto da luglio ad oggi nella gestione del Piano Giovani e dei tirocini formativi, è il fallimento pressoché totale del principio di separazione tra politica e burocrazia sancito dalle leggi Bassanini degli anni ’90, recepite dal Parlamento siciliano in varie leggi. Un fallimento che è culturale e morale prima che politico. 

Di per sé, questo principio, voluto dai Governi nazionali di centrosinistra della seconda metà degli anni ’90, non ha mai convinto, a parte il ‘fascino’della sua formulazione linguistica. La vicenda dei tirocini formativi, andata in scena in Sicilia negli ultimi due mesi, dimostra che non c’è alcuna separazione tra atto d’indirizzo – del quale è titolare la politica – e traduzione in fatto amministrativo della volontà della politica, che dovrebbe essere prerogativa della burocrazia.

Chiamata più volte in causa per gli affidamenti a società esterne all’Amministrazione, la dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale di ben due dipartimenti della Regione (Formazione professionale e Lavoro) ha dimostrato che tutte le decisioni sono state adottate nel corso di riunioni alle quali erano presenti, tra gli altri, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e l’assessore regionale, Nelli Scilabra.

Per carità, nulla di male nel fatto che un presidente della Regione convochi un assessore e un dirigente generale. Il problema è che, nel corso di queste riunioni, si concertava tutto, anche atti che dovrebbero essere prerogativa dei burocrati. Tra questi atti, anche l’affidamento, senza evidenza pubblica, di lavori a società esterne all’Amministrazione regionale.

Secondo quanto previsto dalle leggi Bassanini, la politica – in un caso come questo – avrebbe dovuto impartire un indirizzo. Mentre la burocrazia avrebbe dovuto ricorrere a bandi pubblici per affidare i servizi alle società esterne all’Amministrazione che avrebbero presentato le offerte più convenienti per la Regione siciliana.

Invece tutto questo non è avvenuto. Ci sono state le riunioni tra presidente della Regione, assessore, dirigente generale e chissà chi altro. Con il dirigente generale – in questo caso la dottoressa Corsello – che è tornata nel proprio ufficio con la ‘minestra già impiattata’ dalla politica.

A noi, infatti, sembra molto difficile, se non impossibile, che la dottoressa Corsello abbia fatto tutto di testa propria, chiamando Italia Lavoro, Ett e il Formez, assegnando ad ognuna di queste tre società lavori e soldi senza alcuna evidenza pubblica.

La verità è che la politica si dovrebbe assumere le responsabilità di questi atti. Partendo dal presupposto che non si possono affidare lavori a società esterne all’Amministrazione pubblica senza ricorrere all’evidenza pubblica.

Oltre che fare chiarezza su questo punto, la magistratura penale dovrebbe chiarire un altro dubbio sul quale il nostro giornale batte da tempo. Dubbio che si sintetizza nella seguente domanda: è lecito assegnare i tirocini formativi selezionando solo i giovani disoccupati che vanno sulla rete, ed escludendo tutti gli altri?

A nostro modesto avviso, questo non si può fare. Sarebbe stato più corretto valorizzare la rete, non dimenticando che, in Sicilia, ci sono giovani disoccupati che non ‘navigano’ su internet.

Di più: sulla base di quali criteri, alla fine, sono stati selezionati i cosiddetti ‘vincitori’ delle prime due selezioni?

Anche questa domanda è legittima, perché il presidente della Regione ha affermato che la selezione di luglio sarebbe valida. Ma valida perché?

Se non abbiamo capito male, gli 800 ‘vincitori’ di luglio sarebbero risultati tali perché sono stati più veloci a collegarsi. E questo sarebbe un criterio per selezionare i giovani siciliani che desiderano affacciarsi nel mondo del lavoro? Se il criterio è questo, dobbiamo dare ragione al segretario generale della Cgil siciliana, Michele Pagliaro, che ha definito la Regione siciliana di Rosario Crocetta “una Repubblica delle banane”.

Prima della celebrazione della seconda selezione di agosto, poi naufragata, l’onorevole Franco Piro, da noi intervistato, commentando il metodo scelto per la selezione dei giovani tirocinanti ha parlato di “grande operazione clientelare”.

Sottoscriviamo. Egregio presidente della Regione: nessuno qui è cretino. Tutti – anche i magistrati, supponiamo – hanno capito quello che state ancora combinando, dal momento che lei è tornato a ribadire la “correttezza” della selezione di luglio.

Forse la cosa migliore è ricominciare da zero. Ci saranno ricorsi? Pazienza. Avete sbagliato voi, presidente. Voi politici e non i burocrati che avete al soldo. E ai quali imponete atti vergognosamente ‘impiattati’.

Questa incredibile storia – che se fosse stata gestita da un Governo regionale di centrodestra avrebbe già provocato iniziative clamorose – oltre a dirla lunga sull’attuale Governo regionale, ci dice che le leggi Bassanini, sbagliate nella forma e nella sostanza, vanno riviste. Restituendo alla politica la responsabilità diretta di atti che oggi, sulla base di ricatti, vengono adottati da una burocrazia eternamente sotto scacco.

Sul perché, poi, l’attuale Governo regionale manifesti questa ‘frenesia’ clientelare, a tratti anche indecente, è argomento che tratteremo a parte.

Foto di prima pagina tratta da giovannifittante.com      


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