Alcuni aspiranti vigili del fuoco lo chiamavano semplicemente «numero uno». All’anagrafe Giuseppe Pipitone, 56 anni originario di Alcamo, in provincia di Trapani. Da ieri in carcere perché sottoposto a misura cautelare nell’ambito dell’inchiesta sulle raccomandazioni – i reati ipotizzati a vario titolo sono corruzione e traffico illecito di influenze – nei concorsi per vigile del fuoco, polizia di Stato e penitenziaria. Altri quattro indagati sono finiti ai domiciliari mentre per 12 persone è scattato l’obbligo di dimora nel Comune di residenza. Il ruolo chiave però, secondo i magistrati, sarebbe stato quello di Pipitone. Custode di un libro mastro dei raccomandati, depositario delle giuste conoscenze nelle commissioni d’esame, ma anche inserito nell’ambiente grazie al ruolo di direttore ginnico sportivo dei vigili del fuoco, attualmente in servizio al centro polifunzionale di San Giuseppe La Rena, a Catania. Secondo gli inquirenti, dietro il pagamento di mazzette, avrebbe alterato la regolarità di alcuni concorsi pubblici. Le procedure finite sotto la lente d’ingrandimento sono tre. Nello specifico si tratta del concorso per 250 posti, bandito nel 2016, per i vigili del fuoco. Quello per 1148 posti per la polizia, risalente a maggio 2017, e infine il bando per 197 posti per la qualifica di agente della polizia penitenziaria.
Per i magistrati Pipitone avrebbe creato un vero e proprio «sistema con base ad Alcamo». Nel concorso per vigili del fuoco avrebbe sfruttato da un lato l’essere stato nominato in una sottocommissione d’esame e, dall’altro, avrebbe preparato fisicamente i concorrenti, all’interno di un capannone, «a fronte della promessa e successiva dazione di denaro». Ad accrescere i sospetti sull’uomo quanto ritrovato dai carabinieri durante una perquisizione risalente al 2019. In quella occasione i militari recuperarono una busta gialla, nascosta sotto alcune uniformi all’interno del garage, con all’interno 7200 euro in contanti e una sorta di libro mastro delle raccomandazioni con nomi e importi versati. Documenti che scottano che l’indagato, avuta notizia dalla moglie dell’arrivo dei militari, avrebbe cercato inutilmente di fare sparire. «Prendi questa busta gialla e te la porti – diceva al telefono al fratello, pure lui vigili del fuoco ma non indagato, – stanno venendo a fare la perquisizione». Ogni concorrente, stando al tariffario e alle accuse, per alterare l’iter del concorso avrebbe versato 3000 euro a Pipitone. Soldi che uno degli aspiranti si sarebbe rifiutato di pagare raccontando tutto agli inquirenti. «Chiedeva i soldi per falsare la valutazione – viene riportato nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Massimo Corleo – e quindi aumentare il punteggio delle prove fisiche». Nel tariffario erano previsti anche ulteriori 500 euro: «per aiutarci negli esami orali», continua il testimone.
Stando ai riscontri degli inquirenti tutti i candidati inseriti nel libro mastro dei raccomandati sono risultati idonei e arruolabili nei vigili del fuoco, anche se non sempre i risultati degli esami erano pienamente soddisfacenti. Uno dei candidati, volato a Roma per sostenere la prova, riuscì a superarla con appena la sufficienza nonostante le presunte pressioni di Pipitone. L’esito viene commentato anche dalla mamma del raccomandato in una telefonata finita intercettata. «Ha visto che era segnalato, altrimenti lo bocciava – racconta il vigile alla donna – Ho mobilitato mezzo mondo, vediamo se prima che esce la graduatoria ufficiale possiamo fare qualche miracolo». Discorso diverso per una candidata e moglie di un vigile del fuoco, segnalata a Roma prima di effettuare la prova fisica di nuoto. Dopo averla superata, con tanto di messaggi su Whatsapp con cui Pipitone ringraziava un componente della commissione, veniva convocata per l’orale. La candidata però avrebbe preferito rimandare la prova: «Sei sempre segnalata da quelli – la tranquillizzava l’indagato – sanno cosa devono fare». I terminali ultimi della raccomandazione, secondo l’accusa, sarebbero due sindacalisti iscritti alla Cisl di Roma.
La cerchia dei raccomandati del vigile del fuoco, a quanto pare tramite alcuni colleghi, si sarebbe allargata anche fuori dalla Sicilia, in Veneto. «Il mio lavoro l’ho fatto – erano le parole per rassicurare un candidato il giorno prima dell’esame – quando finisci gli esami ti allontani dal gruppo di persone, ti isoli e mi chiami». L’indomani il candidato dava immediata comunicazione dell’esito: «Tutto sommato è andata bene», raccontava il candidato veneto a Pipitone.
Tra coloro che sarebbero entrati in contatto con Pipitone per il concorso da agente di polizia compare invece il nome di Francesco Renda, finito indagato e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari. L’uomo, attualmente in servizio in un commissariato in provincia di Torino, secondo l’accusa avrebbe beneficiato di un inserimento pilotato all’interno di una scuola nel territorio del Piemonte, ad Alessandria, anziché a Vibo Valentia, in Calabria. Dietro, stando alla ricostruzione degli inquirenti, ci sarebbe stato un compenso di 500 euro, ritenuto esiguo da Pipitone. «Non solo l’ho raccomandato a Roma, quattro giorni di ferie per stare dietro a lui e impostare tutto – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – è entrato lì per amicizia mia personale, quindi si può dire che l’ho sistemato io dentro la Polizia», sostiene l’uomo intercettato. Complice in questo pezzo di storia sarebbe stato l’indagato Vittorio Costantini, poliziotto e sindacalista con ruoli di primo piano. Per lui è scattato l’obbligo di dimora e la sospensione da lavoro per sei mesi. Per il giudice però poteva essere all’oscuro sulla presunta dazione di denaro che avrebbe ricevuto Pipitone
Aggiornamento del 6 aprile 2022
Riceviamo e pubblichiamo dall’Unione sindacale italiana poliziotti: «È stato notificato al segretario generale Usip. Vittorio Costantini il provvedimento di revoca della misura cautelare dell’obbligo di dimora. Il provvedimento è stato adottato da parte del giudice per le indagini preliminari, cioè la stessa autorità giudiziaria che ne aveva richiesto l’applicazione. Costantini dichiara di avere fiducia nell’autorità giudiziaria, certo che anche nelle prossime tappe del procedimento giudiziario verrà totalmente dichiarato estraneo ai fatti».
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