I luoghi occupati a rischio sgombero in città «Colmiamo il vuoto lasciato dalle istituzioni»

Una circolare diffusa l’1 settembre dal
ministero dell’Interno, indirizzata e tutte le prefetture d’Italia, chiede il tempestivo sgombero di ogni spazio e casa oggetto di occupazioni. Il ministro Matteo Salvini ha posto l’accento soprattutto sulla «difesa della proprietà privata», ma nel mirino c’è anche il patrimonio pubblico «occupato arbitrariamente». A Catania l’elenco è corposo: si va dal centro sociale occupato Liotru, in via Montevergine, al centro polifunzionale Midulla in via Zuccarelli; dallo spazio libero Cervantes, in via di Santa Sofia, al cso Colapesce nell’ex Hard Rock Cafè, passando poi dalla Palestra Lupo, vicino il Teatro Massimoallo Studentato occupato 95100 di via Gallo. E ancora: la palazzina di via Calatabiano e il Cso Auro, in via Santa Maria del Rosario, fino a una parte della struttura dei Briganti Rugby di Librino e al Teatro Coppola in via del Vecchio Bastione. 

È in queste strutture di tipo sociale che presto potrebbero arrivare le forze dell’ordine. «Ma gli spazi occupati sono un vuoto lasciato dalle istituzioni», afferma a MeridioNews Daniele Cavallaro, uno degli attivisti in prima linea per il Midulla. «Ci sono anche alcune recenti sentenze della Cassazione – ricorda Piero Mancuso dei Briganti Rugby – che hanno dato ragione agli occupanti per il valore sociale e l’utilità collettiva delle attività svolte all’interno delle strutture». «L’occupazione abusiva degli immobili costituisce da tempo
una delle
principali problematiche che affliggono i grandi centri urbani del Paese» si legge nel documento ministeriale. Ma quelle che vengono stigmatizzate come «invasioni di edifici o di altri immobili» nella città di Catania si sono rivelate, a sentire chi le ha portate avanti, iniziative utili al riutilizzo di luoghi altrimenti destinati all’abbandono

È il caso appunto del Midulla, spazio di proprietà del Comune nel cuore del quartiere San Cristoforo, occupato da gruppi dei centri sociali a gennaio del 2017. Si tratta di un ex cinema acquistato da Palazzo degli elefanti e ristrutturato intorno ai primi anni 2000. Dopo un iniziale periodo di attività, però, le cose erano andate sempre peggio finché ai quattro ingressi erano stati messi i lucchetti. La circolare prevede non solo iniziative di prevenzione ma «appare essenziale – si legge – fornire ulteriori precisazioni ai fini dell’esecuzione degli sgomberi rispetto alla presenza dei molteplici interessi in gioco, la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica». Il primo punto della situazione sul fenomeno e sulle iniziative avviate è previsto per la fine di settembre.

«Quando ho letto la circolare – dice Cavallaro – ho subito pensato “ecco l’ennesima caccia alle streghe” da parte del ministro Salvini che punta contro ogni tipo di avversario politico. Staremo a vedere, per esempio, cosa succederà a Casa Pound». L’errore del ministro sarebbe, secondo Cavallaro, di aver fatto delle occupazioni «un mero problema di sicurezza pubblica, senza tenere conto che si tratta di realtà diverse tra loro ma accomunate dal supplire alle mancanze delle istituzioni». Un passo indietro, insomma, nel giudizio su «luoghi di aggregazione che offrono servizi ai cittadini ed è per questo – sottolinea Cavallaro – che le istituzioni per prime dovrebbero, invece, immaginare il futuro dei molti altri spazi che in città sono nel degrado». Realtà che avrebbero mutato il volto di certi quartieri adesso rischiano di finire. Fra gli attivisti non mancano i timori. «Quando abbiamo occupato – afferma Cavallaro – ci siamo assunti la responsabilità: sapevamo che era illegale ma era anche l’unica alternativa possibile. Di fronte a questa misura – conclude – non faremo nessun passo indietro: ci troveranno ai nostri posti». 

La musica non cambia anche passando
dall’altra parte della barricata. Per Francesco Chittari, occupante del Cervantes, centro sociale di destra, «il timore non è diverso rispetto a prima perché, quando si occupa, si conosce la spada di Damocle dello sgombero. Se si vuole evitare il rischio – ironizza – si può sempre acquistare l’immobile». Nel loro spazio, una ex scuola del quartiere Cibali abbandonata dopo il terremoto del 2002, adesso c’è una biblioteca, una sala attrezzi, e uno spazio per iniziative culturali e artistiche. «L’edificio ha dei danni importanti – ammette Chittari – e per metà è addirittura inagibile. Non so se esiste un progetto per ristrutturarla: se così fosse, siamo pronti a metterci da parte. Diverso è – conclude – se dopo lo sgombero la struttura venisse di nuovo chiusa, per noi questo sarebbe inaccettabile».

Un progetto pare esserci per regolarizzare l’
occupazione «non tradizionale» di una parte degli spazi della sede sociale dei Briganti Rugby nel quartiere periferico di Librino. Lo scorso gennaio un grave incendio ha qui riportato i riflettori. «La nostra – spiega Piero Mancuso – è una situazione borderline perché l’ente proprietario è a conoscenza della situazione ed è in corso un percorso per regolarizzare l’utilizzo di tutto il complesso». Da una decina d’anni l’associazione porta avanti le attività sportive al campo San Teodoro e anche quelle della Librineria, dal 2014 prima biblioteca sociale appunto a Librino. «I beni pubblici occupati e rimessi in funzione dovrebbero essere salvaguardati perché – continua Mancuso – sono forme di aggregazione giovanile che esistono e resistono. Bisognerebbe sostenere i giovani che, da soli, se li costruiscono. La sensazione è che circolari come questa non servano a nulla – conclude – se non a continuare a creare quella doppia Italia che si odia l’una con l’altra e che fa perdere il senso di comunità».

Marta Silvestre

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