Il fiume di soldi proveniente dal governo nazionale e diretto sull'Isola potrebbe essere aggredito da accordi sottobanco tra le aziende per aggiudicarsi i lavori. Come già succede «in un caso su due», con la complicità di politici e dipendenti pubblici. Un meccanismo spiegato in un esposto alle principali procure siciliane
I fondi del Patto per il Sud e il rischio turbativa d’asta Imprenditore denuncia cartelli tra ditte per gli appalti
«È in corso una consultazione tra ditte al fine di determinare accordi di cartello finalizzati alla turbativa d’asta». Questo l’avvertimento che lo scorso mese è arrivato sui tavoli delle principali procure siciliane sotto forma di esposto. A firmarlo un imprenditore titolare di una ditta edile. Poche decine di righe in cui vengono riassunte le dinamiche che si starebbero muovendo in maniera sotterranea con l’intento di aggredire il fiume di soldi che il governo nazionale ha previsto per la Sicilia nell’ambito del cosiddetto Patto per il Sud.
La denuncia riguarda nello specifico le gare per lavori legati al consolidamento dei terreni che saranno gestite da precisi enti: «Commissario straordinario per l’emergenza idrogeologica, dipartimento regionale di Protezione civile e Genio civile», scrive l’imprenditore. Sarebbe all’interno di questi uffici che le ditte attive nel manipolare le gare troverebbero la sponda necessaria per mettere in atto il piano. Le imprese punterebbero su un particolare tipo di gara: quelle a procedura negoziata, che prevede da parte della stazione appaltante la consultazione di un numero di potenziali ditte capaci di espletare il lavoro e alle quali viene chiesto di fare un’offerta.
Stando all’esposto, alla base della turbativa ci sarebbe la formazione degli elenchi delle ditte invitate a partecipare. La cui composizione spetterebbe all’ente, che sarebbe tenuto a non diffondere i nominativi. Tutto ciò, però, non avverrebbe e non solo a causa di una fuga di nomi: secondo il denunciante, infatti, la prassi più comune sarebbe quella di concedere alla stessa ditta designata vincente la possibilità di individuare gli altri partecipanti fittizi, poiché così si faciliterebbe la creazione del cartello. Tutto ruoterebbe attorno a un concetto: tanti attori collaborano per aiutare un solo soggetto, con la promessa di ottenere in cambio qualche favore sotto forma di subappalti o semplicemente di ricambiare la cortesia a tempo debito.
«La creazione di liste di invitati alle gare con procedura negoziata è alla base del meccanismo di turbativa – assicura l’imprenditore -. L’impresa candidata all’aggiudicazione, con la complicità di numerosi soggetti interni all’amministrazione pubblica e con il supporto dei politici, seleziona dall’elenco un numero di imprese di cui si fida». Successivamente alcune delle ditte prescelte «parteciperanno con ribasso concordato, altre non parteciperanno facendo scendere la soglia sotto i dieci partecipanti», così da consentire che l’aggiudicazione avvenga con il sistema del massimo ribasso. Oltre all’alterazione della competizione, ciò costituirebbe «una enorme riserva di finanziamento per le imprese contigue alla criminalità organizzata».
Quella depositata a metà luglio è soltanto l’ultima di una serie di denunce che l’imprenditore avrebbe fatto. Accuse circostanziate che sarebbero figlie dell’esperienza. «Mi è capitato più volte di essere avvicinato dai titolari di altre imprese che mi hanno chiesto la cortesia di partecipare alle gare – racconta l’interessato a MeridioNews -. Mi sono sempre rifiutato e ho denunciato, attirandomi l’ostracismo da parte di enti e ditte». Secondo l’imprenditore, che racconta come le richieste illecite avvengano di presenza, spesso in luoghi pubblici ma lontano da possibili sistemi di intercettazione, la ritorsione per chi rischia di scoperchiare un pentolone in cui bollono centinaia di milioni di euro è l’esclusione dai lavori. «Nell’ultimo decennio abbiamo visto diminuire del 70 per cento gli inviti a partecipare», sottolinea.
In un sistema che a suo dire sarebbe «profondamente marcio», con una gara su due pilotata, gli elementi che non vanno sarebbero molti. «Spesso si crede che l’aggiudicazione tramite il criterio dell’offerta più vantaggiosa sia quello che garantisce un risultato migliore, ma non è così – commenta -. Perché in questi casi si chiede una miglioria rispetto al progetto originario, lasciando però totale discrezione alla commissione giudicante su cosa sia migliore». In tal senso sarebbe meglio il sorteggio, affidando al caso la scelta del vincitore: «Garantirebbe maggiore imparzialità, ma in passato anche questo sistema è stato taroccato, come nel caso dei bussolotti riscaldati che indicavano il nome da estrarre».
Capire quando una gara è truccata sarebbe anche semplice. «Basta guardare i ribassi – spiega l’imprenditore -. Capita che gare simili vengano aggiudicate in un caso con ribassi importanti, in altri con riduzioni minime rispetto alla base d’asta. In questo secondo caso è chiaro che esiste un accordo a monte: da una parte perché non è necessario giocare al rialzo e dall’altra parte perché bisognerà girare una parte del finanziamento per pagare i funzionari compiacenti». La speranza allora è che a fare chiarezza siano i magistrati: «Continuo a crederci ma fino a oggi di risultati ce ne sono stati pochi». Anche perché pure all’interno dei Tribunali non mancherebbero le ombre: «Un giorno un magistrato si stupì nel vedere il mio nome in calce a un mio esposto. Mi disse che fino ad allora gli erano arrivati tutti come anonimi. Io però – conclude – li avevo sempre firmati».