I dati sul maltempo, non bomba d’acqua ma nubifragio Comune: «Caditoie pulite, problema è infrastrutturale»

Zona industriale e villaggio Santa Maria Goretti praticamente sott’acqua per l’ingrossamento del torrente Forcile e via Etnea trasformata in un fiume in piena. Tombini scoperchiati da cui zampilla l’acqua, pezzi di asfalto saltati, cavalcavia riempiti dalla pioggia con macchine bloccate di cui si intravede solo il tettuccio. Acqua alta anche in piazza Europa, in alcuni tratti di corso Italia e sul lungomare. Ha piovuto addirittura dentro gli uffici del tribunale etneo di via Crispi. E anche all’aeroporto ci sono ancora bacinelle per raccogliere le gocce che continuano a cadere dal tetto. Sono questi alcuni degli effetti delle prime piogge autunnali che nel pomeriggio di ieri hanno messo in ginocchio la città di Catania. 

Torna alla ribalta la questione della pulizia straordinaria delle caditoie, un problema atavico che l’amministrazione precedente, guidata dal sindaco Enzo Bianco, non è riuscita a risolvere nonostante svariati tentativi. «Durante il corso dell’anno, la pulizia ordinaria delle caditoie viene fatta continuamente dagli operatori comunali anche a mano, specie in alcune vie più soggette ad allagamenti o che raccolgono le acque piovane», assicurano a MeridioNews dagli uffici competenti dell’assessorato con la delega alle manutenzioni. A mettere molte zone della città sott’acqua sarebbe stato, invece, «un problema infrastrutturale: ovvero – spiegano – il fatto che le caditoie hanno una portata che non ha sopportato quel quantitativo eccessivo di acqua piovana, tanto che alcune grate sono saltate per la pressione». Altra questione è la «conformazione della città per cui nella parte più bassa si raccoglie tutta la pioggia che arriva non solo dalla parte più a nord, ma anche dai paesi pedemontani». 

Lungo via Etnea, ieri diventata un corso d’acqua da guadare, «abbiamo notato che sopra le caditoie nella zona dei Quattro Canti si era depositato molto materiale come fogliame, buste di carta, sacchetti di plastica e altri rifiuti che prima galleggiavano lungo la strada trasportati dalla corrente. All’interno, però, le caditoie erano pulite». Per i prossimi giorni è in programma la pulizia straordinaria di alcune strade della città da parte di dipendenti comunali. 

Ma un intervento più importante sarà affidato a una ditta esterna, attraverso una gara la cui aggiudicazione scade a metà ottobre: prevista la pulizia straordinaria di quattromila caditoie. «Sarà fatta a mano nelle strade strette – spiegano ancora dagli uffici – e con il mezzo meccanico aspiratore nelle strade più larghe dando precedenza alle aree che presentano maggiori criticità. Purtroppo per l’impegno della spesa abbiamo avuto la disponibilità di cassa soltanto ad agosto». 

L’assessore con delega alla protezione civile, Alessandro Porto, riferisce che «non ci sono stati danni materiali riscontrati su immobili o strutture pubbliche, solo il fango rimasto nella zona del villaggio Santa Maria Goretti dovuto alla bomba d’acqua straordinaria del pomeriggio di ieri. Come amministrazione ci siamo appena insediati – aggiunge – e stiamo cercando di capire bene la questione del Forcile, la cui pulizia spetterebbe comunque all’Irsap (l’Istituto Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive)».

È l’osservatorio delle acque della regione siciliana a pubblicare il grafico che descrive l’andamento delle precipitazioni registrate dalla stazione dell’osservatorio meteo di Catania in occasione del nubifragio che ha colpito il capoluogo etneo. La stazione ha registrato un totale di 81,6 millimetri nella giornata di ieri, di cui 52,8 caduti in una sola ora tra le 14 e le 15. «Secondo la classificazione delle precipitazioni – spiega Luigi Pasotti, dirigente regionale dell’unità operativa climatologia dell’Osservatorio Acque – quello che ieri si è abbattuto sulla città di Catania è un nubifragio, come viene definito ogni evento in cui viene superato il limite di 30 millimetri di piogge in un’ora. Tecnicamente – precisa – non si può accettare la definizione di bomba d’acqua». Un evento non eccezionale, ma di una forte intensità che «avrebbe messo in difficoltà le rete di scolo delle acque piovane di molte città. Il punto è – afferma Pasotti – che bisogna arrivare preparati a questi eventi, adeguando il sistema in base al clima della zona». 

Secondo il tecnico, «non si tratta di piogge eccezionali per la città di Catania, fanno parte del clima a ridosso dell’Etna. Non è il caso – aggiunge – di chiamare in causa i cambiamenti climatici perché situazioni simili, da quando ci sono rilevazioni meteorologiche, sono già state registrate varie volte». Come il nubifragio del 2013, durante il quale in un’ora era stato superato il limite di 60 millimetri di pioggia. O ancora nel 2007. «E poi – ricorda il dirigente – anche la violenta perturbazione del 2003 (con 50 millimetri di pioggia in un’ora) che colpì soprattutto i paesi etnei e la zona più a monte della città, durante la quale annegò una ragazza di vent’anni travolta mentre era in motorino». 

Marta Silvestre

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