Un sit-in per ricordare Tania e per ribadire che «non si può morire così». Oggi a partire dalle 9 i colleghi di Tania Valguarnera, la giovane donna uccisa stamani a Palermo da un pirata della strada, arrestato dalla Polizia, si ritroveranno, a partire dalle 9 in via Filippo Cordova. Nel punto esatto in cui il furgone guidato da Pietro Sclafani ha spezzato la sua giovane vita. «Vogliamo la certezza della pena per l’uomo che ha ucciso Tania. Non si può morire così» dice MeridioNews Fabrizio Guarnotta, organizzatore del sit-in.
Gaetana, Tania, Valguarnera stava attraversando via Libertà all’incrocio con via Cordova quando è stata travolta dal mezzo. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, complice l’asfalto bagnato, l’automobilista non avrebbe fatto in tempo a frenare. Poi è fuggito, senza prestare soccorso, in un tentativo vano di fare perdere le proprie tracce. Tania stava raggiungendo il suo posto di lavoro, il call center Alicos, dove faceva l’operatrice per la compagnia telefonica Tim. I colleghi sono stati i primi ad avvertire le forze dell’ordine che hanno inseguito l’uomo, fermato poco tempo dopo l’incidente.
Il sit-in di domani sarà per i dipendenti di Alicos anche un modo per ribadire le proprie richieste. «Un semaforo, un autovelox, una pena esemplare o qualsiasi altra cosa possa fare da deterrente. Negli anni passati si sono verificati diversi incidenti. Molti colleghi sono stati investiti, una di loro è stata in coma per un mese ed un uomo è morto – continua Guarnotta -. Anche se non sapevo neanche che fossimo colleghi e non la conoscevo il ricordo di un collega è d’obbligo. Non ho potuto fare a meno di organizzare questo momento per rendere omaggio ad una persona che per le atroci corrispondenze del destino è stata strappata prematuramente ad una vita che stava costruendo insieme a chi l’amava».
Ad aggravare il dolore per la perdita improvvisa di una persona cara, per amici e colleghi c’è «la diffusione di notizie false o non verificate sulla sua vita privata e professionale. Tania era un’artista – spiegano -, lavorava al call center per avere un’entrata economica che le permettesse di coltivare una passione».
«Aveva trent’anni e non aveva figli. Il matrimonio era pianificato per settembre – racconta Tiziana Pantaleo, artista e curatrice -. Ho lavorato con lei lo scorso novembre, allo Spazio Alloro, per la mostra Stigma, una collettiva di sei scultrici. Era un’artista precisa e puntuale, sempre attenta a non lasciare nulla al caso. Frequentava il biennio specialistico all’Accademia di Belle Arti».
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