Deludente l'ultima prova del regista de "La Bottega del Barbiere" Tim Story. I "Fantastic 4" lasciano il pubblico over 14 indifferente
Gli squallidi 4
E’ molto difficile che la stagione cinematografica proponga un film peggiore. Stiamo parlando di “The Fantastic 4”, naturalmente. Se Tim Story, regista di un godibile remake de “Taxxi” di Besson avesse liquidato su due piedi la sceneggiatura, scritta, peraltro, da Michael France (autore del lentissimo “Hulk”, flop ai botteghini di mezzo mondo, NdR), si sarebbe certamente guadagnato l’unanime plauso di quanti sono profondamente convinti che nel cinema che conta non sia sempre un buon cachet a fare la differenza. Ma non è andata così.
Con l’ennesimo cinecomics, siamo in presenza della più infelice trasposizione mai girata dell’opera di Stan Lee (al secolo Stanley Lieber, NdR), prolifico creatore di una schiera di super-eroi che per numero e poteri si direbbe l’odierna risposta al pantheon di semidei della Grecia classica. Forse stiamo esagerando, particolarmente a proposito della qualità della pellicola prodotta dalla Universal. Questo, se non altro, è ciò che potrebbe pensare chi non si è lasciato sfuggire il B-movie diretto tredici anni fa da Roger Corman. La tentazione di formulare condanne senza il minimo appello resta tuttavia invincibile.
Nella sua ottusa, scandalosamente evidente semplicità lo screenplay studiato – pardon, scarabocchiato – dalla superproduzione non potrebbe essere più esile. Ma è un eufemismo. Qualunque individuo assennato, purché in età quanto meno prepuberale, troverà “The Fantastic 4” estenuante. Dozzinale. Stucchevole. Il pensiero corre inevitabilmente all’ AMREF, e alle bocche che sarebbe stato possibile sfamare con il budget reso necessario dal film.
La morale, immutata, è valida quanto la legge di gravità. Non si salva un film a colpi di computergrafica. Soprattutto quando il solo effetto visivamente degno di nota è rappresentato dall’avvenenza, inumana, dei protagonisti. Con la palese (siamo cattivi e ci piace da matti, NdR) eccezione di Michael Chiklis, interprete del personaggio de “la Cosa”, e divertente quanto un Gabibbo in stato di grazia, gli attori principali del film di Story possono tutti dirsi, senza tema di smentite, belli, quando non bellissimi. Cionondimeno, non sembrano lesinare sui prodotti di dermocosmesi, e nelle circostanze più improbabili. Jessica Alba, anche alle prese con il character di Sue Storm, appare tanto irresistibilmente, quanto poco credibilmente, charmant come se, anziché dei laboratori del dottor Destino, si trattasse della notte degli Oscar. Ma non scherza neppure Mr. “Nip/tuck” Julian McMahon: eye-liner a tutto andare per occhi più o meno azzurri che sembrano tenere banco dall’inizio alla fine. Davvero molto “cool” sono gli abiti disegnati per Chris Evans/Johnny Storm. Ed è un vero peccato che vadano puntualmente in fiamme nella performance della “torcia umana”.
Vedremo cosa ci riserva il futuro. Una cosa è certa. Con La scadente riduzione cinematografica delle gesta di una ridicola cooperativa di super-eroi l’attuale ciclo di trasposizioni ispirato alle star “Marvel” più che alla frutta, sembra prossimo all’ammazzacaffè.
Il recente, meritato successo di “Batman begins”potrebbe costituire, al contrario, un positivo auspicio sul fronte “DC comics”. Non resta che attendere il lancio di “Superman returns”, previsto per la prossima estate.