Irregolarità, incidenti e morti. Sull'isola la mancanza di personale si ripercuote su prevenzione e controlli. «Abbiamo superato il concorso nazionale ma la Regione non attinge da quell'elenco», lamentano a MeridioNews. Presentata un'interrogazione all'Ars
Gli ispettori del lavoro sono pochi ma idonei restano fuori «Nostra battaglia è quella di restare a lavorare in Sicilia»
In Sicilia si continua a morire di lavoro e sono quotidiane le segnalazioni di irregolarità nei cantieri o nelle imprese, soprattutto legate al lavoro nero. In tutta l’Isola ci sono soltanto 63 ispettori del lavoro, di cui solo due per esempio a Palermo. Una carenza di personale, che corrisponde a controlli e prevenzione insufficienti, che esiste da tempo ma che potrebbe essere colmata se dalla Regione si attingesse dal gruppo dei candidati siciliani che sono risultati idonei al concorso pubblico nazionale per titoli ed esami. Cosa che la Sicilia, regione a statuto speciale e seconda per livelli di lavoro in nero nella classifica nazionale, invece non fa. «Continua la nostra battaglia per risolvere questa questione – lamenta a MeridioNews Federica Patanè, che è una delle idonee al concorso nazionale – e abbiamo coinvolto anche la Cgil per chiedere un sostegno». Sulla questione è stata presentata un’interrogazione all’Ars da parte del Movimento 5 stelle rivolta al presidente della Regione Nello Musumeci e all’assessore del Lavoro Antonio Scavone.
Sull’Isola, però, la questione sembra prettamente politica e si snoderebbe nell’evoluzione di due percorsi. «Ci sarebbero i vincitori che dovrebbero affrontare un percorso e gli idonei un altro – spiega Alberto Ravalli, avvocato e idoneo al concorso, a Direttora d’Aria in onda su Radio Fantastica e Sestarete -. Si tratta di una questione che diventa sempre più complessa, anche se stanno cercando di trovare una soluzione in tempi rapidi», aggiunge Ravalli.
Sebbene a regolamentare il settore ci sia una corposa normativa, per la Cgil, servirebbero ulteriori accorgimenti. L’ultima, in ordine di tempo, è la legge 215 del 2021 che, relativamente ai lavori pubblici, dispone un obbligo formativo. «Laddove il datore di lavoro risulta informato, anche gli infortuni diminuiscono – sostiene Giovanni Pistorio di Fillea Cgil a Direttora d’Aria -, chi non è informato invece risulta approssimativo». Nonostante ciò, però, a mancare sarebbero i controlli e l’attività di vigilanza. «Le norme aiutano ma risulta pressoché impossibile controllare tutte le aziende – prosegue Pistorio – il numero di controlli dovrebbe essere moltiplicato con interventi mirati e servirebbe fare emergere il volume di attività di lavoro in nero che crea un’evasione contributiva». Tuttavia sembra ci sia qualche spiraglio che farebbe pensare che possano ancora farsi passi in avanti. «Negli ultimi anni le norme hanno obbligato alcune aziende a riemergere dal nero – dice Pistorio -, il numero di lavoratori in media per ogni azienda è di 2,5, ma al censimento mancano un grande quantità di aziende che operano con un numero di dipendenti inferiore». Una fascia, conclude Pistorio, «che sfugge e continuerà a sfuggire ai controlli». Anche se il superbonus, ovvero l’agevolazione che permette di realizzare gli interventi sui propri immobili solo se appartenenti all’ambito privato, avrebbe costretto le aziende a dichiarare più lavoratori per beneficiare delle facilitazioni e, parallelamente, diminuire i lavoratori in nero. «Il superbonus – commenta Pistorio – ha fatto salire la percentuale media di lavoratori per ogni azienda a 4,5».
«Servono scelte politiche concrete e immediate – ribadisce Federica Patanè, a nome degli idonei siciliani che, al momento, potranno essere destinati in tutto il territorio nazionale tranne che sull’isola – per intervenire e garantire ai siciliani massima sicurezza nei luoghi di lavoro anche attraverso l’immediato potenziamento degli organici». La proposta del gruppo dei vincitori del concorso è di trovare un accordo che possa garantire l’utilizzo immediato della graduatoria nazionale anche da parte della Regione Siciliana «in modo che possiamo scegliere una delle nove sedi dell’ispettorato territoriale», spiega Patanè.
Nell’interrogazione firmata da tutto il gruppo del Movimento 5 stelle all’Ars si chiedono chiarimenti in merito all’aumento e all’adeguamento della pianta organica degli ispettori del lavoro in Sicilia che, al momento, «sono in numero tanto esiguo da non potere fare fronte alle necessità del territorio». Per questo i deputati hanno sottolineato che «risulta necessario e urgente assumere tali figure professionali per aumentare il sistema di vigilanza, controllo e prevenzione sui luoghi di lavoro». Tra l’altro, nel documento viene esplicitato anche che l’utilizzo della graduatoria del concorso pubblico nazionale «eviterebbe un’ulteriore perdita di tempo, considerato che la Regione dovrebbe organizzare altrimenti un nuovo concorso su base regionale con notevole dispendio economico; si eviterebbe inoltre – sottolineano i pentastellati nell’interrogazione – l’ennesima perdita di giovani siciliani, capaci e meritevoli di avere vinto un concorso pubblico ma costretti ad abbandonare la loro terra».