GLBT, a Catania si getta la rete dell’uguaglianza

Uniamoci tutti insieme. Non importa se facciamo parte di questa o un’altra associazione omosessuale. Quando camminiamo per strada siamo tutti froci o brutte lesbiche. Questa concezione deve cambiare, dobbiamo cambiarla insieme. Pensiamola la rete oltre che vederla.” Con queste parole si chiude l’incontro di presentazione del nuovo Centro Omosessuale di Iniziativa Politica e Culturale Pegaso. A pronunciarle è Dario, coordinatore dell’associazione insieme ad Alessandro.

Obiettivo di entrambi è quello di sviluppare un’unica coscienza politica, che unisca tutte le associazioni, nazionali e locali, nella lotta per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali. Le finalità del centro sono quindi esclusivamente politiche, differenziandosi così dalla famosissima discoteca Pegaso, che rimarrà un centro a se stante e con una propria autonomia, nel quale si svolgeranno solo attività ludiche.

Per raggiungere tale obiettivo il Codipec Pegaso si propone di creare una rete, la stessa che campeggia nel logo, scelto con accuratezza. A svelarne tutti i particolari è Alessandro, fortemente emozionato per la risposta del pubblico presente in piazza S. Francesco. “Il logo rappresenta una rete fatta di mani e corpi abbracciati, che meritano di essere felici. Di corpi nudi senza pantaloni e senza gonne, senza nessuna distinzione. Dove non si finge, ma si trova un appiglio in tutte le mani tese verso il prossimo.

Aiutare il prossimo è importante, soprattutto se si tratta di un giovane o di una giovane ancora alla ricerca della proprio sessualità. Ne sono convinti i due coordinatori, decisi a lanciare una collaborazione con le scuole per facilitare il percorso di accettazione dei giovani omosessuali.

Un’altra importante iniziativa vedrà coinvolti direttamente gli esercenti catanesi, inizialmente quelli di via Etnea. Alessandro, spiega che ad ognuno di essi verrà somministrato un test, preparato dal Codipec in collaborazione con l’Arcigay Catania, che ha l’obiettivo di stabilire il loro grado di omofobia. “Purtroppo sono molte le botteghe che vengono chiuse durante il passaggio del Pride a Catania. Io onestamente non mi sento di dare i soldi a chi non mi accetta. Chi supererà questo test potrà affiggere un adesivo che certifica il suo sostegno verso la nostra comunità”. L’arancino o la maglietta gay friendly insomma.  

Queste due iniziative rappresentano una piccola parte di tutte le applicazioni pratiche di un programma politico ben definito che viene enucleato da Dario. “Vi sono quattro importanti azioni da compiere. Il monitoraggio dello stato e della qualità della vita di ogni singolo omosessuale. La creazione di un punto di raccordo per la prevenzione e l’informazione sulle malattie sessualmente trasmissibili. L’ascolto di tutte le storie di licenziamenti, uccisioni e suicidi e di tutte le dichiarazione della politica e della Chiesa. La lotta all’omofobia e alla transfobia”.

Ciascuna di queste finalità devono essere raggiunte insieme, con la nascita di un coordinamento di tutte le associazioni indipendenti nazionali. Questa è l’unica possibilità per creare una ‘coscienza di status’, come sostiene Alessandro. “Ogni omosessuale deve rendersi conto che gli vengono negati i diritti perché è omosessuale”.


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