Dopo un'avventura giudiziaria un po' kafkiana torna in scena con un'iniziativa politica che, partendo dalla sicilia, punta ad aprire un dibattito nazionale. "i voti del centrodestra - dice - sono tutti li', 'congelati'. Sono tantissimi elettori demotivati che dobbiamo riconquistare". Da qui il suo movimento amuni' sicilia. Tanti tavoli tematici con fitto, meloni, capezzone, romano, d'alia
Giusy Savarino: “Il PD di Renzi? Ha preso meno voti di Veltroni”
DOPO UN’AVVENTURA GIUDIZIARIA UN PO’ KAFKIANA TORNA IN SCENA CON UN’INIZIATIVA POLITICA CHE, PARTENDO DALLA SICILIA, PUNTA AD APRIRE UN DIBATTITO NAZIONALE. “I VOTI DEL CENTRODESTRA – DICE – SONO TUTTI LI’, ‘CONGELATI’. SONO TANTISSIMI ELETTORI DEMOTIVATI CHE DOBBIAMO RICONQUISTARE”. DA QUI IL SUO MOVIMENTO AMUNI’ SICILIA. TANTI TAVOLI TEMATICI CON FITTO, MELONI, CAPEZZONE, ROMANO, D’ALIA
di Carmelo Raffa
Nel mese di aprile di quest’anno ci occupavamo di quanto scriveva Giusy Savarino su facebook rassegnando a tutti gli amici e conoscenti del suo stato d’animo in seguito alla sentenza definitiva che la vedeva assolta dalla I Sezione della Corte di Appello di Palermo “perché il fatto non sussiste”. La Severino era imputata per presunte pressioni politiche su un concorso pubblico.
Otto anni terribili passati da una Persona poi giudicata completamente innocente che faceva esprimere, dopo essere stata scagionata dalle accuse, frasi non tenere nei confronti di coloro che vedono di tutta l’erba un fascio:
“Dovrei essere felice, ma non riesco a dimenticare quanto questo processo kafkiano mi abbia tolto. In questi anni, pur essendo garantista, mi sono volutamente allontanata dalla scena politica, per non essere accomunata dai tanti giustizialisti di maniera ai delinquenti veri e a quel malaffare che ho sempre combattuto, anche dentro le istituzioni e nel mio stesso partito”.
Ora che l’incubo è passato notiamo che finalmente Giusy si risolleva nel morale e prende un’iniziativa ambiziosa, partendo dalla Sicilia, ma che potrebbe diventare anche nazionale: un’iniziativa che, per le forze di centrodestra, potrebbe rappresentare una carta vincente, simile a quella già sperimentata dai renziani negli ultimi anni: “La Leopolda”.
Da quello che abbiamo avuto modo di capire, il Suo progetto di Amunì Sicilia intende ripercorrere, per gli elettori del centro destra, il modello di coinvolgimento che da alcuni anni attraverso la “Leopolda” praticano gli amici di Matteo Renzi. È vero ciò?
“Se per Leopolda si intende un laboratorio politico, una fucina di idee attraverso il coinvolgimento di tanti giovani amministratori e appassionati, la similitudine regge, ma se la Leopolda si riduce alla sola ansia di rottamazione, beh allora bisogna operare dei distinguo. Innanzitutto perché io ho sempre imparato qualcosa dalle esperienze altrui, e poi perché ritengo sia presuntuoso arrogarsi il diritto di rottamare qualcuno. Semmai bisogna ridare agli elettori il potere di scegliere con le preferenze e con maggiore democrazia all’interno dei partiti, e magari saranno loro a decidere, legittimamente, chi rottamare”.
Col superamento del berlusconismo e dell’antiberlusconismo abbiamo assistito, nelle ultime elezioni europee, ad una frana dei partiti di centrodestra ed ad un ridimensionamento dei Cinque stelle. Come pensa che il centro destra possa recuperare fiducia tra gli elettori?
“Io oggi non ho alcuna tessera di partito, e forse questo mi aiuta a guardare con più serenità e con il giusto distacco le vicende politiche di un’area moderata che è da sempre maggioranza in Italia. Dobbiamo avere la capacità di costruire un progetto credibile che possa entusiasmare un elettorato demotivato che, in gran parte, non è neanche andato a votare, e dobbiamo farlo partendo dai nostri temi, dalle idee, per questo abbiamo pensato a 6 diverse tavole rotonde. Si va dalle riforme istituzionali alla prioritaria riforma del Fisco, dal lavoro e occupazione – con una attenzione alle nuove opportunità della Green economy – all’agricoltura, dal turismo ai temi etici e alla riforma della Giustizia. In queste tavole si confronteranno professionisti, esperti e giovani e sulle loro sintesi apriremo un dibattito, moderato da Francesco Verderami del Corriere della Sera, con i giovani leaders nazionali, Fitto, Meloni, Romano, Capezzone, D’Alia. Se riusciremo a trovare un humus comune sarà una buona base di partenza. Bisogna avere l’intelligenza di soffermarsi su ciò che ci unisce, piuttosto che su ciò che ci divide”.
Il 40,8% ottenuto dal PD ci fatto ricordare i successi conseguiti fino agli anni ’90 dalla Democrazia Cristiana. Ci può dire se secondo Lei ciò sarà un obiettivo possibile da conseguire nei prossimi anni da una nuova coalizione il cui riferimento in Europa è rappresentato dal Ppe?
“Quegli anni li ricordo da ragazzina, senza diritto di voto. I dati di oggi li posso analizzare con maggiore consapevolezza e dico che il 40% del PD non deve spaventare. Renzi vince con meno voti, in termini numerici, presi da Veltroni quando perse. In buona sostanza, la vittoria del PD è frutto della sconfitta dei partiti di centro e di destra che non hanno saputo coinvolgere il proprio elettorato, per svariati motivi. Un elettorato che non ha scelto diversamente, ma ha preferito non scegliere rimanendo a casa. Ma quei voti sono lì, congelati, bisogna saperli riconquistare”.
Da parte nostra auguriamo a Giusy Savarino un pieno successo su questa iniziativa ed un futuro politico che la ripaghi e che le faccia recuperare il tempo bruciato a causa dei tempi lunghi, quasi da calende greche, della giustizia italiana.