Giovanni Anfuso e la sua idea di teatro Stabile «Voglio che sia un’istituzione aperta ai giovani»

Gioia e soddisfazione. Sono i sentimenti che hanno raggiunto Giovanni Anfuso insieme alla notizia della sua nomina a direttore artistico del teatro Stabile di CataniaUna notizia arrivata nel cuore della notte appena trascorsa, mentre era a Roma impegnato nelle prove dello spettacolo Classe di ferro di Aldo Nicolaj. Opera di uno dei maggiori interpreti nel panorama drammaturgico nazionale, che debutterà a Trieste il prossimo 3 marzo. «Mi hanno passato il cellulare e ho avuto la notizia dell’incarico», commenta Anfuso raggiunto telefonicamente da MeridioNews

Nato a Catania ma formatosi a Roma, nella sua storia professionale c’è tanta esperienza all’estero: Francia, Belgio, Germania, Argentina e Uruguay. A puntare forte su di lui sono stati il sindaco etneo Enzo Bianco e l’assessore regionale alla Cultura Anthony Barbagallo. Il rapporto tra Anfuso e l’ex senatore della Margherita ha origini lontane, «ci conosciamo da tanto tempo e ho apprezzato il suo impegno in città e in Italia. Lui è stato spettatore di tanti miei spettacoli. Si è sempre interessato alle attività della cultura». Ma perché i due politici avrebbero scelto Anfuso? «Credo per le mie capacità gestionali passate da Segesta a Roma, da Chieti a Catania, dove lo scorso anno ho diretto il festival iArt».

Un progetto di cui Anfuso è stato vertice artistico e che ha coinvolto tutte le discipline. «Un’esperienza veloce – commenta -, che valuto positivissimamente perché abbiamo testato la ricettività di una città che forse da troppo tempo non aveva manifestazioni con un impatto quotidiano». La base di iArt, che potrebbe segnare la linea anche per la gestione dello Stabile, è stata «una metodologia nuova per tutte le attività estive a Catania, siamo stati tutti costretti a programmare insieme, e questo a portato a dei risultati importanti».

Ma qual è la sua idea del futuro del teatro Stabile? «Avendo contezza della realtà economica dico che bisognerà fare spazio ai più giovani». Anfuso individua anche il target: ragazzi e ragazze dai 20 ai 35 anni, gli stessi che per troppo tempo «sono stati messi da parte. Mi voglio rivolgere agli straordinari talenti del nostro territorio, che possono essere un volano di cambiamento». Un progetto poco incline alla staticità, per coinvolgere anche un pubblico meno in là con gli anni. Nel suo programma c’è l’auspicata stretta interlocuzione «con gli enti culturali di Catania, comprese le scuole». Anfuso vorrebbe vedere tutti attorno a un tavolo perché «le sfide non si vincono da soli. Come insegnano Roma, Firenze, Verona e Torino».

Nella testa del professionista un concetto di base è chiaro, ed è quello che riguarda l’assegnazione delle regie durante la sua futura gestione. Un passaggio che aveva suscitato qualche polemica legata alla figura del suo predecessore Giuseppe Dipasquale: «Credo che non si possa chiedere al direttore di una testata di non poter scrivere sul proprio giornale». Per parlare di eventuali compensi extra o decurtazioni ci sarà tempo, poiché il ruolo sarà effettivo soltanto a partire dal 23 giugno, «mi confronterò con il consiglio d’amministrazione, non ho idea di cifre e stipendi». Prima di tutto c’è da mettere in scena c’è Classe di ferro con «tre mostri sacri» come Paolo Bonacelli, Beppe Panvieri e Valeria Ciangottini.


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