Giornata della memoria, non solo Shoah

In seguito alla risoluzione dell’ONU 60/7, il 27 gennaio di ogni anno è stata decretata la data in cui viene celebrato il giorno della memoria in ricordo della Shoah e dello sterminio degli ebrei. In Italia a sua volta gli articoli 1 e 2 della legge 211 del Luglio 2000 definiscono le finalità e le celebrazioni del giorno della memoria e del genocidio nei campi di sterminio nazisti.

In questi ultimi giorni queste celebrazioni sono divenute, tra l’altro, anche oggetto di speculazioni nel contesto di una cruenta campagna elettorale strumentalizzando, da politici spregiudicati, Silvio Berlusconi in testa Cicero pro domo sua, quelle drammatiche vicende che ripugnano le coscienze di ogni individuo. Un giorno della memoria sancito dalla risoluzione dell’ONU e celebrato dagli Stati membri e dallo Stato italiano in ricordo dell’eccidio del popolo ebreo.

Viene a questo punto legittimamente da chiedersi se esiste un giorno della memoria in ricordo di tutte quelle stragi, di quegli eccidi, delle pulizie etniche e di tutte quelle persecuzioni razziste di cui, prima e dopo la Shoah, sono stati oggetto decine di popoli con milioni di vittime nei vari Continenti. La risposta è che per le migliaia di eccidi perpetrati nel tempo dalla criminale bestialità degli uomini non esiste un giorno della memoria se non per la Shoah.

Una discriminazione che offende appunto la memoria di tutti quei popoli che hanno subito nel tempo stragi, persecuzioni ed eccidi inenarrabili. Il termine genocidio deriva appunto dal greco yenos (razza, stirpe) e dal latino caedo (uccidere). Il genocidio è appunto uno dei più bestiali crimini che l’uomo possa commettere a danno dei propri simili e che comporta la eliminazioni fisica nei modi più svariati di milioni di persone, la perdita della loro dignità, delle loro identità, dei loro culti religiosi e di patrimoni culturali immensi. Di questi crimini contro l’umanità e di eccidi inenarrabili, oltre che gli ebrei ad opera dei nazisti, sono stati vittime nel tempo, espressioni di varie etnie, tanti popoli della terra.

Come non dimenticare, oltre a quello terribile della Shoah, ad esempio, i genocidi del popolo armeno nel 1915 ad opera dei turchi (2 milioni di vittime); quelli perpetrati dal dittatore Pol Pot in Cambogia ad opera dei Kmer Rossi (3 milioni di vittime); la strage dei Curdi gasati ed uccisi da Saddam Hussein; il genocidio dell’Holodomor in cui vittime di una carestia pianificata morirono negli anni ‘30 del secolo scorso ad opera dei russi 7 milioni di ucraini. E poi, ancora, le vittime dello stalinismo (20 milioni di morti) e gli eccidi ancor più recenti oggetto di pulizie etniche e razziali in Ruanda (1milione di essere umani uccisi), nel Darfur (500 mila morti) ed in Bosnia-Ergegovina con il massacro Srebrenica ad opera del serbo Milosevic (100 mila morti). Tutto questo mentre la comunità internazionale stava a guardare. (a destra, una foto della strage del popolo armeno tratta daaldoricci.wordpress.com)

Ancora nei secoli scorsi i genocidi, in nome della civiltà e del progresso, dei nativi d’America latina (sino ad oggi assistiamo ai massacri sistematici degli indios nel Mato Grosso) e dei nativi del Nord America che portarono alla distruzione di interi popoli – gli indiani – e prima di tutto quella della nazione indiana, i così detti pellerossa che da bambini, nei fumetti, abbiamo imparato a conoscere come i cattivi che uccidevano l’uomo bianco.

Ebbene oggi di quel popolo e di quella nazione in America del Nord, vittime dell’uomo bianco, i sopravvissuti sono poco più di 200 mila. Le vittime stimate dei genocidi e dei massacri perpetrati dai civilizzatori europei nel corso del tempo nel Nord-America e nell’America latina ascendono a circa 70 milioni. (a sinistra, indiani dell’America dell Nord: foto tratta da sshop.esoteric.-center.biz)

A queste vicende dimenticate, ed alle quali la comunità internazionale non ha mai dedicato alcun giorno della memoria come per l’olocausto degli ebrei ad opera dei nazisti, bisogna aggiungere pure, per quanto riguarda casa nostra, quelle stragi e quegli eccidi mai raccontati dalla nostra storiografia ufficiale: gli eccidi consumati agli albori dell’Unità d’Italia dagli italo-piemontesi (buoni maestri dei futuri nazisti) a danno delle popolazioni del Mezzogiorno appena conquistato e che portarono al massacro e alle deportazioni di centinaia di migliaia di meridionali nelle carceri e nei campi di concentramento del Nord Italia, Finestrelle in testa, e alla distruzioni di interi paesi come Pontelandolfo, Casalduni, Campolattaro e tanti altri con massacri, stupri e violenze indicibili. Barbari eccidi perpetrati dai barbari piemontesi che, alla fine, costarono al Mezzogiorno d’Italia un numero di vittime maggiore di tutte quelle delle guerre del Risorgimento messe assieme.

Ancora più avanti, per restare sempre in casa nostra, come non parlare, sull’onda del manifesto della razza, a metà degli anni ‘30 del secolo scorso, della pulizia etnica tentata dal fascismo ai danni degli sloveni nelle zone conquistate in Jugloslavia dall’esercito italiano con la deportazione di circa 35 mila civili sloveni, di cui 3.500 circa persero la vita nei campi di concentramento allestiti a tale scopo dall’esercito italiano.

L’ordine di una ‘bonifica’ etnica fu impartita direttamente da Benito Mussolini ai generali dell’esercito italiano operanti in Slovenia, Alberto Ferrero e Mario Roatta. Ed a parti invertite furono poi, dopo l’8 settembre, gli sloveni che, per vendicarsi delle atrocità e dei soprusi subiti dal fascismo uccisero migliaia e migliaia di italiani precipitandoli e facendoli sparire negli inghiottitoi carsici dell’Istria e della Venezia Giulia tristemente famosi come “ foibe”. Si passò dalla foibe italiane alle foibe istriane.

Dal punto di vista dei crimini contro l’umanità, invertendo l’ordine dei fattori in termine di vittime innocenti, il prodotto non cambia. Quello stesso fascismo che, con buona pace di Silvio Berlusconi che di recente ha cercato di esaltarne i “pregi”, nelle guerre coloniali di conquista ridusse, violando le convezioni internazionali e calpestando il diritto delle genti, gli “italiani brava gente” a trasformarsi in criminali ed usare armi proibite come le pallottole esplosive dum-dum e i gas asfissianti a base di iprite per vincere la resistenza degli abissini e degli etiopi. Ed anche qui fu Benito Mussolini a dare espresso ordine al generale Badoglio affinché usasse, in dispregio di ogni norma umanitaria, tali armi bandite dalla convezioni internazionali.

Centinaia di migliaia in Libia, in Cirenaica, in Abissinia ed in Etiopia furono le vittime di stragi e di deportazioni di cui si è persa traccia e memoria. Questa sono alcune delle tante pagine nere della storia del nostro Paese che fanno parte dei crimini dell’umanità e che, pilatescamente, troppo spesso si è cercato di negare e cancellare.

Lo scrittore e patriota antifascista cecoslovacco, Julius Fucik, impiccato dai nazisti l’8 settembre del 1943, poco prima di morire, scrisse in prigione alcune note e pensieri che furono poi raccolti in un libro dal titolo “Scritto sotto la forca”. “Vi chiedo solo una cosa – scrisse Fucik nel suo testamento spirituale – se sopravviverete a questa epoca non dimenticate. Non dimenticate né i buoni né i cattivi. Raccogliete con pazienza le testimonianze di quanti sono caduti per loro e per voi.

Un bel giorno sarà il passato e si parlerà d una grande epoca e degli eroi e di vittime anonime che hanno creato la storia. Vorrei che tutti sapessero che non esistono eroi e vittime anonime. Erano persone con un nome, un volto con desideri e speranze e il dolore dell’ultimo tra gli ultimi non era meno grande di quello del primo il cui nome resterà. Vorrei che tutti costoro rimanessero nella vostra memoria e vi fossero sempre vicini come persone che abbiate conosciuto come membri della vostra famiglia, come voi stessi.”

Questo il testamento spirituale di Julius Fucik prima di morire martire della ferocia nazista. Un messaggio di grande attualità a tutti gli uomini di buona volontà per non dimenticare le vittime di tutti i crimini contro l’umanità commessi nel tempo dai totalitarismi nelle loro più varie sfaccettature. E proprio per non dimenticare, e perché non ci siano vittime figlie di un dio minore rispetto ad altre, è giusto ricordarle senza discriminazioni in un unico giorno che le accomuni tutte in una memoria condivisa da quella comunità internazionale che troppo frettolosamente, per mettersi la coscienza a posto, ha preferito dedicare il 27 gennaio di ogni anno quale giorno della memoria esclusivamente alla Shoah e alle vittime del nazismo.

Sarebbe, per quanto detto, a questo punto più nobile e doveroso comprendere in un unico giorno della memoria tutte quelle vittime di ogni razza, di ogni colore e di ogni religione che per questi motivi, nel mondo, sono state oggetto di eccidi, di stermini, di massacri, di deportazioni da parte di regimi criminali totalitari o pseudo-democratici che, indignando le nostre coscienze, hanno insanguinato il mondo.

Sarebbe questo un atto doveroso di riparazione che alla fine renderebbe onore e giustizia alla storia dell’umanità.

 


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