«In tutti questi anni ti sei fatto i cazzi tuoi, non hai portato soldi a nessuno e quindi ora si cambia», erano state le minacce con cui a Tonino Torrisi erano stati chiesti 50mila euro di arretrati. L'imputato è ritenuto vicino al clan Santapaola Ercolano
Giarre, Bonaccorsi condannato a 5 anni per estorsione Due rinviati a giudizio, commerciante fu pure pestato
Una condanna a cinque anni e due rinvii a giudizio. Il gup di Catania Luigi Barone ha messo un primo punto sull’estorsione subita dall’imprenditore di Giarre Tonino Torrisi nell’ottobre del 2018. Il commerciante, dopo aver subito anche un pestaggio, denunciò tutto ai carabinieri. Un fatto che nella cittadina ionica non avveniva da molti anni.
Oggi dunque il giudice ha condannato per estorsione aggravata Roberto Bonaccorsi, unico dei tre imputati a giudizio con rito abbreviato, e mandato a processo Tiziano Russo e Franco Messina, accusati sia di estorsione che di lesioni aggravate. Respinta una seconda richiesta da parte dell’avvocato Ernesto Pino, legale di Russo, di procedere con rito abbreviato ma subordinato all’audizione della vittima. Russo è accusato di essere l’esecutore materiale del pestaggio subito dalla vittima proprio a casa di Russo, nelle case popolari del quartiere detto Il ghiaccio. Messina avrebbe invece assistito all’aggressione. I due sono ritenuti dagli inquirenti affiliati al clan Laudani.
Al commerciante erano stati chiesti 50mila euro come arretrati, visto che non aveva mai pagato il pizzo, mille euro al mese e il due per cento sulle costruzioni che stava realizzando (Torrisi è impegnato anche nel campo dell’edilizia oltre che nella ristorazione). Bonaccorsi si è presentato inizialmente, in nome di una conoscenza pregressa con la vittima, come mediatore. Per poi invece rincarare la dose e farsi complice nell’estorsione: «In tutti questi anni ti sei fatto i cazzi tuoi, non hai portato soldi a nessuno e quindi ora si cambia», sono le minacce rivolte a Torrisi e intercettate dai carabinieri.
Per Bonaccorsi la procura di Catania, rappresentata dal pubblico ministero Giuseppe Sturiale, aveva chiesto otto anni e quattro mesi. Il giudice lo ha condannato a cinque anni e al pagamento delle spese legali a tutte le parti civili: alla vittima, al Comune di Giarre e all’associazione antiracket Asaec di Catania.