La documentazione per la valutazione dell'impatto ambientale è stata inviata a Roma. Tuttavia, le richieste del dipartimento regionale Ambiente non sarebbero ancora state soddisfatte. Il nodo riguarda le condizioni dei fondali antistanti Gela
Gasdotto Sicilia-Malta, mancano ancora studi ecologici La Valletta punta ad avere autorizzazioni entro il 2021
Il 2021 dovrebbe essere l’anno del rilascio delle autorizzazioni per il gasdotto Malta-Sicilia. Il cronoprogramma campeggia nella homepage del sito della Melita TransGas Company Limited, la società pubblica costituita tre anni fa dal governo allora guidato da Joseph Muscat, il primo ministro dimessosi a inizio 2020 nel pieno dello scandalo scaturito dal coinvolgimento di alcuni ministri nelle vicende legate all’assassinio della giornalista Daphne Caruana Galizia. Oggi a guidare il governo è il primo ministro Robert Abela ed è lui che potrebbe festeggiare il passo avanti fondamentale per la realizzazione di un’opera che La Valletta attende con impazienza ma che in Sicilia continua a destare perplessità in chi, sin dal primo momento, non ha condiviso l’entusiasmo con cui l’ex governatore Rosario Crocetta ma anche l’ex sindaco di Gela (punto d’approdo del gasdotto) Domenico Messinese sposarono il progetto in occasione della presentazione in terra sicula.
In ballo c’è per Malta la possibilità di garantirsi l’approvvigionamento energetico a condizioni decisamente migliori di quelle attuali. Per farlo, con il beneplacito dell’Ue, si dovrà realizzare una condotta di quasi 160 chilometri, larga parte dei quali correrà sul fondale del mare. L’infrastruttura sarà bidirezionale anche se, in una prima fase, è previsto il trasferimento del gas esclusivamente in direzione dell’isola di cavalieri. In ogni caso, prima di allestire il cantiere, bisognerà ottenere dal ministero dell’Ambiente le autorizzazioni necessarie. E su questo fronte, finora, non sono mancati gli intoppi: già a inizio 2019, a margine di un incontro istituzionale alla Regione, c’è chi aveva fatto presente la necessità di contemplare adeguate compensazioni ambientali che tenessero conto dello stato in cui da decenni versa il territorio gelese. Pochi mesi dopo, un altro sollecito era partito in direzione di Malta e riguardava l’esigenza per Melita TransGas di avviare degli studi ecologici sui fondali antistanti la costa siciliana.
Nell’ultimo anno, la società maltese ha accelerato la fase di raccolta dati presentando al ministero l’istanza di valutazione dell’impatto ambientale. Stando però a quanto appreso da MeridioNews, a continuare a mancare all’appello sarebbero proprio i dati ecologici sullo stato di salute del mare gelese. Per capire se, come si sospetta, ci sia un livello di metalli pesanti già parecchio elevato all’interno della catena alimentare. Un elemento che dal dipartimento regionale Ambiente, a cui fa riferimento la riserva naturale del Biviere, è ritenuto irrinunciabile per calcolare il livello di incidenza che il gasdotto avrebbe in un contesto che, oltre a essere stato provato per decenni da una forte industrializzazione, ospita anche siti di interesse che rientrano nella Rete Natura 2000. Non è da escludere, in tal senso, che la commissione tecnico-specialistica del ministero deputata a valutare le richieste di autorizzazioni possa, una volta esaminati i documenti presentati, accorgersi della lacuna e chiedere un’ulteriore integrazione.
Il progetto prevede che il gasdotto venga allacciato alla rete Snam presente in Sicilia. Proprio il colosso mondiale delle infrastrutture energetiche, negli ultimi due anni, ha iniziato a sperimentare con risultati positivi l’immissione nei gasdotti di idrogeno. Per il momento, in forma di mix con percentuali che sono arrivate fino al 10 per cento. Un risultato comunque importante che potrebbe rilanciare i gasdotti anche in chiave di scelte indirizzate alla riduzione nell’atmosfera delle emissioni di anidride carbonica. E che, chiaramente, potrebbe fungere da spinta ulteriore alla realizzazione del collegamento Malta-Sicilia. «Può essere progettato in modo da consentire il trasporto di una miscela di idrogeno o biometano con gas naturale, fino al cento per cento di idrogeno. Questa opzione può contribuire al futuro raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del paese», si legge sul sito della Melita TransGas.