Il sindacato Uil, che per primo ha fatto emergere la notizia, non molla la presa, e chiede ai vertici dell'ospedale che i due lavoratori ritornino a Ginecologia. In caso contrario si svolgerà un sit-in. Frattanto le opinioni degli addetti ai lavori sono critiche. «Comportamento da talebani al contrario», dice una ginecologa
Garibaldi, scontro su trasferimento infermieri uomini «Non siamo nel Medioevo, attendiamo un confronto»
Due infermieri trasferiti dal reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Garibaldi. Poiché uomini. La notizia è emersa ieri, diffusa da un comunicato della Uil Fpl firmato dal segretario Stefano Passarello. «Abbiamo dato seguito a una richiesta delle pazienti», aveva replicato Anna Maria Mattaliano, direttrice sanitaria del nosocomio catanese. Le utenti del reparto avrebbero manifestato disagio, in particolare, per le operazioni di pulizia personale effettuate da dipendenti di sesso maschile. Ma la vicenda non finisce qui, a quanto pare.
La Uil, che ieri sera ha riunito la propria direzione provinciale, attende un cenno dai vertici del Garibaldi: «Se non ci chiameranno – spiega il sindacalista a MeridioNews – faremo un sit-in. Non siamo nel Medioevo, uomini e donne devono lavorare insieme, queste cose non si devono neanche pensare». La richiesta rimane ferma: il ritorno dei due infermieri al reparto da cui sono stati «allontanati».
A una prima analisi, il caso appare senza precedenti. Situazioni analoghi vengono escluse al nostro giornale, per esempio, dai dirigenti dell’ospedale Cannizzaro, che pure dispone di uno dei reparti di Ginecologia e Ostetricia più avanzati del Meridione, con un pronto soccorso di settore e un centro specializzato nelle gravidanze a rischio. «Nella nostra unità operativa – spiega il direttore sanitario Salvatore Giuffrida – operano indifferentemente uomini e donne, e non è mai pervenuto alcun reclamo da parte delle pazienti, né segnalazioni da parte del personale su disagi o altri problemi legati a questioni di genere». Qui gli infermieri sono una quarantina, con una lieve maggioranza di donne.
Anche tra gli addetti ai lavori sembrano emergere perplessità. «Una cosa stupida, assurda – dichiara Pietro Pata, segretario regionale dell’Anaao, sindacato dei dirigenti medici – è come se pensassimo che la figura dell’ostetrica debba essere per forza femminile, quando ci sono ostetrici maschi non solo molto bravi, ma anche con anzianità decennale. Non sta né in cielo né in terra – prosegue Pata – l’infermiere è come il medico: non ha sesso».
Piuttosto dura è anche l’opinione di Adriana Dato, ginecologa in servizio all’ospedale di Acireale: «La pulizia personale dei pazienti allettati – dice a MeridioNews – compete agli infermieri in tutti i reparti, non solo a Ginecologia. Comprese tutte le persone di sesso femminile. Ma fatemi capire – sorride – siamo talebani al contrario?». La dottoressa dubita che, in ambito sanitario, si possa discutere di diritto alla privacy in senso stretto. «Pensiamo al parto: ci sono defecazione, urine, nudità, eppure non ci sono protocolli che prevedono separazione di genere. Una diminuzione della privacy nella pratica sanitaria – conclude – è ineliminabile».