Gli eurodeputati hanno visitato la Sicilia per capire come vengono usati i fondi europei per il contrasto alla disoccupazione. Nonostante l'ammissione di qualche difficoltà, i giudizi sono positivi. Anche se ad attendere il pagamento dei tirocini sono ancora in molti e pochi gli stage trasformati in contratti
Garanzia Giovani, la commissione di controllo Ue «Impressionati dall’impegno di questa Regione»
Quanto dista Bruxelles dalla Sicilia? La domanda, dopo la visita a Catania dei componenti della commissione Controllo bilanci del Parlamento europeo, è lecita. Obiettivo della delegazione Ue, in Italia per una tre giorni di incontri con le istituzioni locali che toccherà anche la Calabria, è capire come vengono utilizzati i finanziamenti del Fondo sociale europeo (Fse), specialmente per quanto riguarda le misure di contrasto alla disoccupazione. E quando si parla di lavoro – perché oltre le parole, nella terra in cui quattro giovani su dieci non ha un impiego, al momento rimane poco – il pensiero corre a Garanzia Giovani, il programma di incentivi con il quale gli Stati membri dell’Ue avrebbero dovuto facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro degli under 29.
Incentivi che, tuttavia, a oggi hanno avuto perlopiù l’effetto di dare vita all’ennesimo vespaio di polemiche sull‘inefficienza della pubblica amministrazione nel venire incontro alle esigenze dei cittadini. Con una percentuale di stage trasformati in contratti ancora bassa e migliaia di giovani che lamentano ritardi nei pagamenti delle indennità. Senza dimenticare i casi in cui i corsi di formazione più che risultare propedeutici all’assunzione dei lavoratori si trasformano in escamotage per gli imprenditori per avere forza lavoro pagata da terzi. Sempre che, come detto, i soldi arrivino.
Questi problemi, però, sono rimasti sullo sfondo delle dichiarazioni fatte dagli eurodeputati in visita nella città etnea. E questo riguarda non solo i rappresentanti italiani a Bruxelles, ma anche i membri provenienti da altre nazioni. Come la capodelegazione e vicepresidente della commissione, Martina Dlabajová. «Voglio ringraziare la Regione per il modo in cui ci ha accolto. Come commissione abbiamo il compito di controllare l’uso dei fondi europei, se rispetta le linee guida – dichiara la deputata ceca -. In questi giorni abbiamo verificato alcuni progetti attivati, che nonostante le difficoltà iniziali che ci sono state in tutta Italia, hanno portato risultati concreti. Sono rimasta impressionata dall’entusiasmo e dall’impegno che c’è in questa Regione». Dlabajovà ha poi ricordato che i siciliani che sono stati presi in carico dal progetto sono oltre 121mila. «Sarei contenta di vedere ognuno di questi giovani realizzato, con un lavoro che può dare fiducia». In realtà, però, altri numeri non citati dimostrano che l’auspicio della deputata non si è realizzato. Dei 121mila presi in carico, 47mila hanno svolto un tirocinio formativo. Mentre sono poco meno di 7mila quelli che si sono trasformati in un vero posto di lavoro. Cioè appena il 6 per cento dei presi in carico, il 14 per cento di chi ha svolto uno stage.
Altro tema scottante è il ritardo nei pagamenti. «Abbiamo chiesto chiarimenti e informazioni più approfondite sia al governo nazionale che alla Regione. Abbiamo ricevuto l’assicurazione che si tratta di una situazione che si sta risolvendo», afferma Dlabajová. Concetto ribadito dall’eurodeputata del Pd Caterina Chinnici, che guarda oltre: «Bisognerà puntare di più su autoimprenditorialità e autoimpiego», dice. Mentre sulla possibilità che la Regione abbia attivato più tirocini rispetto alla capacità finanziaria iniziale, taglia corto: «È una domanda da fare all’assessore Miccichè». Una battuta, infine, sulla possibilità che un progetto come Garanzia Giovani sia stato accolto come misura di mero assistenzialismo. «Non lo crediamo – conclude a nome dei colleghi -. Secondo noi sono stati fatti formazione e inserimento nel mondo del lavoro».
Più critico l’eurodeputato del Movimento 5 stelle, Marco Valli, che a margine della conferenza stampa sottolinea che questo pomeriggio il gruppo incontrerà a Messina diversi giovani che lamentano ritardi nei pagamenti. «Molto spesso sono ragazzi in condizioni economiche precarie, che davanti a questi ritardi burocratici e amministrativi, perdono coraggio. La Regione? L’assessore ha dipinto un quadro con problematiche, ma risolvibile nel breve tempo. Ma noi sappiamo di ragazzi che, per altre misure, aspettano dal 2013, anche se quasi mai queste lamentele portano ad azioni legali».
A prendere parte alla visita in Sicilia è anche il capo della direzione generale Occupazione, affari sociali e inclusione della Commissione europea, Denis Genton. Che ha il compito di seguire le situazioni in Svezia, Danimarca e Italia. Due nazioni nei confronti dei quali l’Italia sembra avere ben poco in comune, specialmente nel campo dell’inclusione sociale e dell’occupazione. «L’Italia è un grande paese con un bilancio per le attività occupazionali decisamente più grande rispetto a Svezia e Danimarca – commenta -. Ho visto una grande motivazione e la nostra opinione su Garanzia Giovani è che questo programma ha raggiunto una velocità di crociera promettente». Per l’inserimento nel mondo del lavoro la Danimarca non gode di finanziamenti, dato il livello bassissimo di disoccupazione, mentre la Svezia riceve sei milioni di euro destinati a un’unica regione dove a non lavorare sono circa il 20 per cento dei giovani. «All’Italia diamo un miliardo e mezzo di euro», specifica Genton. Un fiume di denaro la cui foce, al momento, a sentire i racconti di chi ha aderito a Garanzia Giovani, non sembra molto chiara.