Nella piazza del Comune di Giardini Naxos, alle dieci del mattino, di forze armate, carabinieri, polizia non c’è traccia. Mentre i sette capi di Stato inaugurano il G7 al teatro greco, una parte della rete che si oppone al summit, si è data appuntamento per provare a mettere i contenuti avanti alle forme e cercare di mitigare la paura di commercianti e residenti in vista del corteo di domani pomeriggio.
«Abbiamo trovato un clima contraddittorio – spiega Gianmarco Catalano, della Rete antirazzista – c’è il timore comprensibile e figlio della narrazione mediatica mainstream che fa del dissidente un violento. Ma c’è anche chi ci ha accolto con favore, condividendo le nostre istanze». Migrazioni, guerre, militarizzazione e ambiente. Sono queste le parole d’ordine della Rete No G7. «Cerchiamo di declinare questi tre temi in maniera opposta rispetto alla narrazione dominante dei potenti».
Il titolare del bar che si affaccia su piazza Municipio li ha accolti a braccia aperte. «Bravissimi ragazzi – dice -, stamattina hanno fatto colazione qui, abbiamo parlato. Io condivido le loro posizioni, anche perché è da maggio che qui non si lavora a causa dei divieti imposti per il G7». E domani? «Chiudo, me lo impone il sindaco, fosse per me terrei pure aperto».
Eppure sul lungomare ancora oggi c’è chi monta le barricate, pannelli di legno inchiodati sulle vetrine e le facciate dei negozi, per paura di danni. «La colpa è un po’ della narrazione mediatica – ribadisce Catalano -, però mi chiedo anche: noi cosa abbiamo fatto per non fargliela venire questa paura?». Il messaggio è rivolto al resto dei movimenti e delle associazioni che hanno preso strade parallele, preferendo confluire in unico grande momento di protesta, dopo una serie di riunioni organizzative regionali e nazionali. La Rete antirazzista e alcuni attivisti No Muos di Catania, oltre a essere presenti stamattina, nelle settimane scorse hanno organizzato tavoli tematici, volantinaggi e un’assemblea a Taormina il 13 maggio. «A me – sottolinea Catalano – non interessa parlare con persone già convinte delle nostre posizione, ma con chi dice che questo G7 è un’opportunità per il territorio, forse serve un po’ di autocritica sulle capacità di mobilitazione dal basso».
Migranti, militarizzazione e ambiente, dunque, i temi che verranno scanditi tra oggi e domani al contro G7. La denuncia dell’assenza di canali umanitari legali per permettere alle persone di spostarsi liberamente, la Sicilia vista come trampolino di lancio per le guerre in Africa e in Medioriente, i respingimenti dei migranti e gli accordi con alcuni Paesi africani accusati di essere fuori dalla legalità internazionale perché non hanno firmato la Convenzione di Ginevra (che riconosce il diritto internazionale umanitario).
Ma poi il discorso torna sugli scenari di domani. Visto da dentro, esiste davvero un rischio scontri? «Noi – sottolineano dalla Rete antirazzista – non siamo né la polizia, né una società di consulenza che fa previsioni. È come chiedere di indovinare il risultato di una partita. A noi interessano i contenuti, anche se sappiamo che c’è il rischio che vengano oscurati da altro. Ma se c’è una cosa di cui avere paura – concludono – è l’occupazione militare di questi giorni».
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