Rubati strumenti di lavoro e materiali. A subire il furto, la notte scorsa, è stata la La.Ra. spa. L’azienda – che ha sede a Motta Sant’Anastasia – è stata posta sotto sequestro nel 1997 e confiscata alla mafia dopo due anni. Secondo gli inquirenti orbitava attorno al clan etneo Santapaola-Ercolano. L’entità del danno – ancora da quantificare – si aggiunge alla crisi economica dell’impresa, sulla quale l’associazione antiracket AddioPizzo ha chiesto anche di recente maggiore attenzione da parte dell’ente che gestisce i beni confiscati alla malavita organizzata.
I carabinieri di Motta Sant’Anastasia – che stanno conducendo le indagini – non confermano l’ipotesi che si tratti di una ritorsione. Dal sopralluogo effettuato sarebbe emersa la mancanza di un ingente quantitativo di materiale e di alcune apparecchiature tecniche specifiche per i lavori della ditta. Che è attiva nella messa in opera e manutenzione di impianti di varia natura. Nel tempo la La.Ra. avrebbe subito altri furti, ma di entità minore e che non hanno portato a considerare la possibilità di un secondo fine.
«Il danno c’è, è grave e non è solo materiale ma pure produttivo – spiega a MeridioNews Chiara Barone, dell’associazione AddioPizzo – Senza strumenti gli operai non possono lavorare e la crisi economica della ditta peggiora». Venuto meno l’appalto più importante – prima affidato dalla base militare di Sigonella – l’azienda «ha cercato di rilanciarsi, ma l’ente che gestisce i beni confiscati ha bocciato senza motivo – sostiene Barone – numerosi progetti». Il furto alla La.Ra. «merita indagini serene da parte delle forze dell’ordine – concludono dall’associazione antiracket – ma pure un’attenzione maggiore da parte delle istituzioni».
Per Pina Palella e Stefano Materia della Cgil «non è ancora chiaro se ci troviamo di fronte ad un ordinario furto condito da atti vandalici o se bisogna leggere altri significati dietro quanto accaduto». Adesso, però, «per ultimare il lavoro, sarà necessario noleggiare tutto l’occorrente». «L’obiettivo – concludono i rappresentanti sindacali – resta sempre il medesimo: i lavoratori vanno messi nelle condizioni di lavorare e produrre».
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