In migliaia a Catania per le Frecce tricolori: tra sosta selvaggia e ambulanze bloccate. «La cosa più pericolosa mai fatta»

Circa 200mila presenze stimate per un’affluenza che il sindaco di Catania Enrico Trantino ha definito «imprevista e imprevedibile». Lo spettacolo delle Frecce tricolori andato in scena ieri nel capoluogo etneo resterà nella storia della città. Non solo perché si trattava della prima volta di una esibizione ufficiale della pattuglia acrobatica dell’aeronautica militare, ma anche perché la città ha dovuto fare i conti con un impressionante presenza di spettatori. La macchina organizzativa, però, non ha superato l’esame come avrebbe dovuto. L’invito a non utilizzare la macchina per raggiungere il lungomare è caduto nel vuoto. Dal primo pomeriggio, tutte le strade – corso Italia, viale Africa, via Umberto, piazza Galate, l’intero quartiere Picanello e diverse altre arterie – si sono trasformate in un unico terribile ingorgo. Una situazione diventata ingestibile con il passare del tempo e aggravata ulteriormente dalla scelta degli automobilisti di abbandonare le macchine lungo le corsie di marcia per poi raggiungere a piedi il litorale.

Ad andare ancora peggio è stato il deflusso dei partecipanti al termine dello show, coinciso con la partita dei play-off promozione del Catania allo stadio Angelo Massimino. L’attesa media per lasciare le aree a ridosso del lungomare è stata dalle due alle quattro ore. «La cosa più pericolosa a cui ho partecipato in 43 anni di vita: nessuna via di fuga, nessun accesso alle ambulanze», si lamenta un cittadino commentando l’ultimo post del sindaco. Diversi video e testimonianze mostrano come i mezzi di soccorso siano rimasti bloccati a lungo in mezzo al traffico paralizzato e in alcuni casi ci sono state serie difficoltà nel raggiungere persone colte da malori o coinvolte in accidentali cadute. Lamentele anche sull’organizzazione in piazza Nettuno, dove era stato allestito un parterre riservato alle autorità con annesso villaggio tematico dell’aeronautica. «Gli esercenti hanno venduto tutte le loro riserve di acqua e molta gente aveva sete – scrive un altro cittadino – La protezione civile non era organizzata per questo tipo di evento. Qualcuno, quando chiedevamo dell’acqua, rideva pure».

Per le Frecce tricolori il Comune aveva invitato i cittadini a parcheggiare in via Acicastello o alla stazione ferroviaria di Ognina. L’alternativa erano i mezzi pubblici con l’annunciato potenziamento della linea 935 e delle corse della metropolitana. Chi ha scelto di utilizzare quest’ultima, prediligendo la fermata Galatea, ha dovuto fare i conti con attese molto lunghe e in tantissimi, stando a quanto raccontato al nostro giornale, hanno oltrepassato i tornelli senza biglietto. Scene di anarchia e disorganizzazione anche all’interno della stazione del passante ferroviario. Rimandata pure la scelta di chiudere il lungomare come avviene durante le normali chiusure al traffico domenicali senza allargare il perimetro interdetto alle auto. Piazza Europa e il varco allestito nei pressi della rotatoria sono rimaste congestionate per ore. «Per fortuna non è successo nulla di grave, ma vedere una città paralizzata come non l’avevo mai vista è stato veramente sconcertante», scrive un cittadino al sindaco su Facebook.

«Ho deciso di andare con mia sorella che, da meno di un anno, a causa di un grave incidente, è in carrozzina – racconta una ragazza con un post su Instagram – Dopo quasi due ore di macchina siamo arrivate nella zona dove ci era stato detto che ci sarebbero stati i posti riservati ai disabili». L’accesso però viene impedito. «Troppa confusione e posti esauriti – continua – Nessuna alternativa e nessuna comprensione. Anzi, ci hanno avvertito che se ci fossimo fermati ancora un attimo avrebbero fatto un verbale». Alla fine le due sorelle non hanno potuto assistere all’evento. «Com’è possibile organizzare un evento pubblico, in una grande città, senza garantire l’accessibilità vera a chi ha più bisogno di attenzioni? Oggi Valentina non ha visto gli aerei ma ha visto e vissuto un’altra forma di esclusione. L’accessibilità non è un favore ma un diritto. Se non siete in grado di garantirla – si conclude il post – non state organizzando un evento inclusivo ma un privilegio per pochi».


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