Si evolve la situazione della residenza della Cittadella, dove centinaia di studenti sono senza termosifoni da una decina di giorni. Si teme un danno a tutto limpianto. La riparazione richiederebbe mesi di lavoro. E chi ci rimette, al solito, sono gli studenti
Forse tutto linverno al freddo
Li avevamo lasciati infreddoliti ed arrabbiati una settimana fa. Li ritroviamo oggi ancora al freddo, ancora arrabbiati ma soprattutto delusi. Sono gli studenti della residenza universitaria della Cittadella che, come si ricorderà, al ritorno dalle vacanze natalizie hanno ricevuto un ultimo, non gradito, regalo: termosifoni delle stanze spenti e temperatura ai limiti del tollerabile.
Le azioni serie che i ragazzi avevano minacciato pochi giorni fa si sono concretizzate oggi con linizio dellautogestione della residenza, dove è stato impedito laccesso al personale dipendente o estraneo alla residenza. E mentre la Cittadella si risvegliava in un clima di rivolta, una delegazione di studenti si è recata alla sede dellErsu a chiedere spiegazioni e concretezza.
Il direttore dellente, dott. Rapisarda, ci ha ricevuto verso le nove, ci ha spiegato qual è il guasto tecnico e ha terminato dicendo di non sapere quando questo verrà riparato, perché possono passare quattro giorni, come quattro mesi dice Manlio De Domenico, rappresentante degli studenti della casa.
In effetti i tecnici si sono già messi al lavoro, come aveva detto a STEP1 sig. Giuseppe Pignataro, dellUfficio residenze e ristorazione dellErsu, il 13 gennaio scorso. Il risultato è che il guasto può riguardare una piccola parte della struttura, riparabile in soli quattro giorni, ma se il danno è più grosso, si dovrà rifare lintero impianto (questo è vecchio di quaranta anni). E per questo passerebbero molti mesi. Quindi gli studenti della residenza rischiano di rimanere al freddo per tutto linverno e la colpa sembra quasi essere del caso. Non è vero! continua Manlio De Domenico Il 24 novembre scorso noi rappresentanti abbiamo inviato allErsu una lettera preventiva proprio per evitare certi problemi. Non si è fatto nessun controllo, cè stata negligenza.
Oltre il danno la beffa, sembrano dire, e chi ci rimette sono gli studenti. Ma la realtà è che non cè molto altro da fare: Restiamo in autogestione per questi quattro giorni, ma è evidente che lentusiasmo di questa mattina ha lasciato il posto alla rassegnazione. Se il danno è serio come si teme, noi non otterremo più niente conclude Manlio. Di stufe e riscaldamenti autonomi non si può nemmeno parlare, perché proibiti dal regolamento e, comunque, la richiesta di elettricità sarebbe troppa da far saltare continuamente la luce (come spesso già accade). In alcune stanze, poche, cè il condizionatore che può funzionare come pompa di calore ma sembra che i responsabili, in inverno, tolgano i telecomandi agli studenti.
Che fare allora? Morire di freddo? E possibile che non ci sia modo di cercare e trovare una soluzione temporanea e alternativa?