Formazione professionale/ Sbagliato fare di tutta l’erba un fascio

E’ MENO DEL 2 PER CENTO IL NUMERO DEGLI ENTI BECCATI CON LE MANI NELLA MARMELLATA. SOSTENERE CHE TUTTO IL SISTEMA E’ MARCIO E MAFIOSO È UNO SLOGAN CHE APPARE PERICOLOSO.

Il massacro mediatico della Formazione professionale in Sicilia sembra aver raggiunto l’apice in questo caldi giorni di inchieste che hanno portato all’arresto di alcuni imprenditore del settore a Catania.

Si è registrata, intanto, la corsa alla dichiarazione ad effetto per completare un probabile disegno demolitorio che porterebbe all’azzeramento dell’attuale sistema. Una riforma che sembrerebbe essere demandata dalla politica siciliana e dal Governo regionale alla magistratura ed all’informazione. A chi giova?

Le forze dell’ordine stanno operando in maniera impeccabile e le Procure della Repubblica stanno facendo luce, in maniera encomiabile, su diversi casi di reati commessi nell’esercizio dell’attività di Formazione professionale.

Il messaggio che starebbe passando agli occhi dell’opinione pubblica però è pericoloso, sembrerebbe che tutti gli enti formativi siano corrotti. Non è così. Una questione emerge dal caos generale di queste ore, qualcuno è in grado di dimostrare che tutti gli enti formativi operanti in Sicilia a vario titolo sono corrotti, truffaldini e persino mafiosi? Per sviluppare il ragionamento semplifichiamo il lavoro di sintesi al lettore e riportiamo alcune dichiarazioni sull’argomento.

L’europarlamentare Sonia Alfano, eletta da indipendente nelle liste di Italia dei Valori,oggi presidente della Commissione Crim (sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro) del Parlamento europeo commentando i dieci arresti di Catania ha dichiarato sul quotidiano la Repubblica lo scorso 14 ottobre: “Il fenomeno è ampiamente diffuso e sembra essersi fatto ‘sistema criminale’: potremmo definirlo ‘mafia della formazione professionale”.

Da La Sicilia del 15 ottobre scorso, registriamo la dichiarazione del senatore del Pd, Giuseppe Lumia. “L’operazione della Procura e della Guardia di finanza di Catania conferma che il settore della formazione professionale in Sicilia è compromesso. Un vero e proprio scandalo fatto di arricchimenti, collusioni con la politica e con pezzi della Regione”.

Ed ancora, il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, nel commentare la nuova bufera giudiziaria che si è abbattuta sul settore della Formazione regionale con dieci arresti ordinati dalla Procura di Catania ha preso posizione, commentando i fatti del 15 ottobre scorso.

“Gli arresti di oggi effettuati a Catania su richiesta della Guardia di Finanza e del procuratore Gennaro, rivelano l’esistenza di un mondo di colletti bianchi protesi all’accaparramento illecito della risorse pubbliche. Questo mondo è stato coperto e qualche volta rappresentato da una parte consistente del sistema politico siciliano, che ha fatto anche gli affari con tale sistema deviato”.

“Viene fuori il ruolo di qualche funzionario della Regione e di parenti eccellenti di politici – ha detto il governatore – nello schema classico che troviamo in tutta la formazione: fatture false a fronte di servizi inesistenti e a volte anche di alunni inesistenti. Ormai sono pochi gli enti che si salvano dagli scandali ed è l’ora di ripensare concretamente a un nuovo sistema di formazione che faccia a meno degli enti privati, che non solo effettuano i servizi a costi molto più alti di quanto costerebbero direttamente alla Regione, ma forniscono spesso una qualità dei corsi assolutamente inaccettabile”.

Dalla lettura delle dichiarazioni rilasciate, sembrerebbe, invece, garantista la posizione dell’assessore al ramo, Nelli Scilabra. “E allora diciamolo in modo diverso, penso che dopo nove mesi posso permettermelo: gran parte del sistema, in Sicilia, è caratterizzato dalla legalizzazione della illegalità. Un contesto stracolmi di zone d’ombra e di buchi neri”.

Sul Giornale di Sicilia di stamattina, la stessa ha dichiarato “Secondo me la formazione è l’unico strumento per ridurre gli indici di disoccupazione giovanile. L’idea nostra è quella di collegare la formazione a scuole, università e aziende. L’idea che emergerebbe sarebbe quella di un settore in gran parte illegale, ascrivibile ad un “sistema mafioso della Formazione professionale”.

Lo stesso presidente tra le espressioni usate, in questi giorni, avrebbe anche detto “ormai sono pochi gli enti che si salvano dagli scandali ed è l’ora di ripensare concretamente a un nuovo sistema di formazione che faccia a meno degli enti privati”.

E’ il caso di precisare che gli enti e società attualmente accreditati all’assessorato regionale Istruzione Formazione professionale, al Servizio accreditamento, sono 1.456. Al novembre 2011 ne risultavano accreditati 1.964.

Nel frattempo per 508, tra enti e società, l’amministrazione regionale ha revocato l’accreditamento non avendo risposto alle richieste ed alle precisazioni degli uffici. Altri 220 sono stati revocati, mentre per 235 vi sono in corso gli accertamenti.

In pratica, ad oggi risulterebbero 1.691 enti con la patente per operare nel settore della formazione professionale. Gli enti finiti nell’occhio del ciclone e destinatari di provvedimento dell’autorità giudiziaria sarebbero dieci o giù di lì e comunque molto al di sotto del 10 per cento.

Dichiarare che la maggior parte degli enti formativi sarebbe truffaldina, collusa, ladra, espressione di un sistema diffusamente mafioso appare azzardato e pericoloso.

A meno che non vi sia qualcuno nelle istituzioni che è a conoscenza di indagini a tappeto che interesserebbero mille e 691 enti formativi, in tal caso ci si troverebbe di fronte allo scenario tanto dipinto nei giorni scorsi.

Il progetto teso ad accelerare il disfacimento del sistema formativo dal di dentro, dicevamo, è pronto a completarsi. Quali le tappe? Di seguito i momenti topici della missione, una sorta di “crociata di liberazione” descritti sinteticamente:

1. Dimezzare gli organici dell’assessorato spostando 60 unità mai più sostituiti, dopo una pesante rotazione, bloccando di fatto programmazione, mandati e rendiconti da oltre dieci mesi

2. Raffigurare un quadro totalmente e irrimediabilmente corrotto

3. Attuate lo smantellamento

4. Metterlo in mano al sindacato delle imprese il settore della Formazione professionale.

Ma torniamo ai dubbi ed hai paradossi. Gli Enti accreditati in Sicilia, anche volendo considerare revocati i 235 in corso di accertamento, sono 1456. Il tanto vituperato “sistema” è composto da questi Enti.

I revocati per illeciti sono: Ial Sicilia, Ancol, Aram, Aiprig, Lumen, Informhouse, Anfe Catania e Anfes. Gli enti Issvir e Iraps, colpiti da provvedimenti giudiziari, hanno dichiarato la loro estraneità poiché dal 2011 hanno cambiato i vertici.

Con un esercizio matematico sommando tutto si arriva a quota 10 enti chiusi. Numero che rapportato ai 1.456 enti accreditati ad oggi in assessorato regionale alla Formazione professionale, fa emergere solo lo 0,7 per cento di soggetti interessati da provvedimenti giudiziari gravi.

Se poi si considerasse i 198 enti formativi accreditati ed operanti attraverso l’Avviso 20/2011, i 24 dell’obbligo istruzione (Oif) e altrettanti per gli Sportelli multifunzionali che hanno operato con i finanziamenti degli Avvisi 1 e 2 e tutti gli Enti che lavorano con altri assessorati (Famiglia, Cooperazione, Agricoltura, Turismo Sanità, etc.), non meno di 500, il fenomeno non supererebbe, nella più pessimistica delle visioni, il 2 per cento. Perché allora capovolgere la realtà?

Chi vieta alle aziende che già presentano progetti e agli Enti di formazione di vicini all’associazione degli industriali, titolati e accreditati anch’essi in Sicilia, di presentare progetti?

Forse non sanno fare progetti finanziabili?

E poi perché l’avviso pubblico n. 9/2010 sulla formazione continua, anziché finanziarlo, è stato dirottato per finanziare la Cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd) lo scorso anno senza che qualcuno sollevasse la questione?

Qualcosa continua a non convincere in quello che sta accadendo. Dubbi e paradossi, dicevamo: a chi giova nascondere la verità? Quale tornaconto per descrivere una realtà lontana dalla verità?

Tanti, troppi esponenti di area PD si sono spesi per dichiarazioni al vetriolo. Lo stesso Partito Democratico ha governato a braccetto con Raffaele Lombardo fino a l’anno scorso.Eppure tutti si accorgono soltanto ora che c’è del marcio?

I dati, invece, chiariscono le dimensioni “a scartamento ridotto” degli scandali, almeno ad oggi. Considerare tutti gli enti ladri e mafiosi è sbagliato e non dà giustizia a chi ha sempre operato correttamente e secondo legge. Un equilibrio va ricercato a tutti i livelli, chi ha sbagliato paghi e subito, ma tutti coloro che sono in regola non possono essere destinatari di accuse pesanti.


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