Formazione: oggi nuovo confronto tra Governo e parti sociali per il Piano formativo 2014/2015

RIUNIONI E INCONTRI PER NON DECIDERE NULLA O, PEGGIO ANCORA, PER TAGLIARE RISORSE E INCREMENTARE IL PERSONALE ECCEDENTARIO DA ‘IMPACCHETTARE’ E MANDARE AL CIAPI

Un nuovo incontro si celebra nel pomeriggio tra l’assessorato regionale istruzione e Formazione professionale e le parti sociali per definire i contenuti del piano formativo 2014/2015. All’appuntamento il sistema formativo regionale però arriva con le ossa rotte.

Il Governo regionale della legalità e della trasparenza che ha battuto tutti i record dell’inefficienza, tornerà a presentarsi con il solito atteggiamento demolitorio. Ci risiamo: tagli al finanziamento e riduzione del personale impegnato, con eccedentari che si aggiungono ai precedenti, lavoratori in attesa di percepire gli stipendi e operatori in attesa di tornare a lavorare oltre che attendere il miraggio delle spettanze.

Pare paradossale, ma non è lontano dalla realtà: continuando di questo passo saranno più i disoccupati nel settore che i titolari di un posto di lavoro. E di questo triste primato il Governo regionale non ha nulla da rallegrarsi

A cosa servirà la riunione di oggi? Forse a prendere conoscenza dell’ennesimo esubero di personale? Non c’è un aspetto trattato dall’esecutivo del presidente Rosario Crocetta e che abbia riguardato il funzionamento del sistema regionale della Formazione professionale che non si sia rivelato un fallimento.

Cancellata la “lex specialis” che governava l’Avviso 20/2011, il Governo sin dal suo insediamento si è impegnato a sfasciare il sistema formativo, nel convincimento che l’avversario da distruggere era il sistema degli enti formativi. Ed infatti l’Amministrazione regionale capeggiata dal dirigente ‘tuttofare’ del dipartimento al ramo, Anna Rosa Corsello, non ha provveduto a scorrere la graduatoria dei progetti idonei a valere sull’Avviso 20/2011 nonostante si siano liberate economie tra i trentacinque e i cinquanta milioni di euro. Ha iniziato tagliando l’anno scorso le risorse destinate al settore e continuerà per il periodo 2014/2015 a ridurre l’investimento. Per colpire gli enti, Crocetta & C. ha affamato un popolo di dieci mila operatori.

Quello che difatti è accaduto è che cercando di colpire la rete degli enti gestori a farne le spese sono stati solamente i lavoratori.

È da troppo tempo che non si parla nelle riunioni assessoriali del credito vantato dagli operatori per il servizio negli anni effettivamente prestato. Decine di milioni di euro che qualcuno dovrà sborsare.

Se gli enti non provvedono significherà che dovrà farlo il dipartimento regionale Formazione professionale. Eppure il problema sembra non interessare nessuno, troppe le emergenze per pensare positivo.

Siamo all’11 giugno ed ancora si discute dei termini e dei contenuti della direttiva che dovrà regolare le attività formative per il prossimo anno. Che solerzia, che velocità!

Il mancato rispetto delle scadenze, del resto, non fa più notizia, questo Governo ha conquistato tanti primati, ma è sulla Formazione professionale che li batte tutti.

Centinaia di lavoratori degli enti dismessi si chiedono da tempo che fine faranno. Fiato sprecato? Pare proprio di sì! Si è chiesto l’esecutivo Crocetta come garantire il futuro lavorativo agli operatori degli enti formativi chiusi o sospesi successivamente alla pubblicazione dell’Avviso relativo al progetto Prometeo? A sentirli parlare tutto è sotto controllo. Lo stesso progetto assegnato al Ciapi di Priolo non è ancora decollato e tiene sulle spine duemila e 20 lavoratori.

Sulla gestione del processo di mobilità strutturale e congiunturale dei lavoratori l’esecutivo regionale ha perso la faccia. Regole infrante, norme stracciate, procedure sballate e criteri incoerenti. Sono alcuni dei risultati ottenuti dall’assessore regionale di settore, Nelli Scilabra.

Che sia un incontro risolutorio? Vedremo. Sarà curioso capire quanti enti formativi resteranno in campo. Ed a preoccupare non è se gli enti resistono o meno, il procurato fallimento è questione che attiene ai datoriali, ma il destino degli operatori, giuridicamente legati ad un Contratto collettivo di lavoro che non tutela più nessuno e che è stato snaturato di ogni effetto.

È diventato troppo normale in Sicilia chiudere gli enti formativi con sospettosa celerità, salvo poi imbalsamare gli operatori, rimasti senza lavoro, in un reticolo di aspettative e ritardi insopportabili.

Che il sistema formativo regionale sia interessato negli ultimi diciotto mesi da un processo di dismissioni senza precedenti è oramai un dato di fatto. In alcuni casi gli enti formativi sono stati chiusi a ragione, per effetto dell’operato della magistratura. Per altri gli enti formativi il definanziamento o la sospensione sarebbe arrivata su decisione dell’amministrazione regionale in alcuni casi affrettata.

Il tema però non è se è stato corretto tale agire, ma le conseguenze in capo al personale dipendente, relegato in un incubo senza fine: il lavoro.

Si fanno leggi e il giorno dopo non si sa come applicarle. Si cacciano dal sistema formativo soggetti privati previsti dalla legge e il giorno dopo non si capisce come gestire le procedure di avvio delle attività per evitare il collasso e la perdita delle risorse nazionali e comunitarie. Tutto nel segno della qualità dell’azione politico-amministrativa.

Ci sono poi novanta deputati all’Ars che, facendo le dovute eccezioni, esercitano in maniera singolare il loro ruolo. Rispetto alla costante inadeguatezza dell’esecutivo regionale che persevera nella violazione costante di leggi e norme secondarie, restano in silenzio o peggio ancora non hanno o non vogliono intervenire per chiedere il conto al Governo sull’operato. E pensare che ogni parlamentare siciliano è dotato di poteri ispettivi sull’operato del Governo e dell’Amministrazione. La stessa commissione d’indagine studio ed indirizzo sulla Formazione professionale sembra essersi arenata tra i corridoi di Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento siciliano. E senza punti di riferimento, senza certezza delle regole, senza rispetto delle norme, con il pallottoliere spuntato all’Ars, il futuro dei lavoratori della Formazione professionale non mostra segnali confortanti.

Giuseppe Messina

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