Formazione: non decolla l’Avviso 20/2011. I fondi del Piano giovani – 450 milioni di euro – ci sono ancora? O verranno spesi per altre finalità?

I RITARDI E IL FALLIMENTO POLITICO NELLA GESTIONE DELL’INTERO SETTORE VENGONO FUORI A QUALCHE GIORNO DALLA VISITA, IN SICILIA, DEI FUNZIONARI DELLA CORTE DEI CONTI EUROPEA. INTANTO FALCONE (PDL) DENUNCIA IL RISCHIO DELLA PERDITA DI 5 MILA POSTI DI LAVORO. INFINE UNA CHICCA: IL GOVERNO SI TIENE NEL CASSETTO I BANDI CHE, SE MESSI IN ATTO, DOVREBBERO SERVIRE PER GESTIRE I BENI CONFISCATI ALLA MAFIA E, QUINDI, A CONTRASTARE LA STESSA MAFIA

Se gli operatori degli Sportelli multifunzionali non ridono, i colleghi degli Interventi formativi piangono. Un altro mese se ne è andato e della graduatoria definitiva dei progetti formativi di cui al Piano giovani (Pac-Piano di azione e coesione) non vi è traccia. Si passa, oramai, da un’emergenza all’altra. Il Governo regionale dimostra per l’ennesima volta di operare con approssimazione e scarsità di idee.

Tra i lavoratori serpeggia il malcontento per il paventato rischio di perdere le retribuzioni dei mesi scorsi. Da giugno ad oggi, infatti, gli enti dovrebbero garantire le retribuzioni ai propri dipendenti impegnati nella filiera degli interventi formativi (corsi di formazione), ma senza fondi assegnati dall’assessorato regionale per la Formazione professionale ai soggetti attuatori, i lavoratori non vedranno che un fico secco.

Rassicurazioni e chiacchiere, quelle del presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, e della fidata Nelli Scilabra, assessore al ramo, che non bastano più. Le cose si sono messe male. In dieci mesi di Governo, la Regione siciliana sembra avere perduto quel poco di credibilità ed affidabilità nei confronti del Governo nazionale e dell’Unione europea.

Quel che è più grave, il Governo regionale non pare intenzionato a tirare fuori la graduatoria dei progetti ed avviare i corsi. Di questo passo gli enti formativi ricorreranno massicciamente alla Cassa integrazione guadagni in deroga o, peggio ancora, ai licenziamenti.

Sulla vicenda, che tiene col fiato sospeso i circa 5 mila lavoratori della filiera, riportiamo le dichiarazioni del vice capogruppo del Pdl all’Assemblea regionale siciliana (Ars), Marco Falcone, che recentemente ha presentato un’interrogazione parlamentare sul ritardo nell’avvio della seconda annualità dell’Avviso 20/2011, senza ottenere dall’Esecutivo alcuna risposta.

“Malgrado le richieste e gli atti ispettivi già depositati – ci dice Falcone – ancora nessuna notizia arriva in merito al mancato avvio delle attività formative per l’anno 2013/2014, purtroppo a fronte delle diverse motivazioni, ma anche rassicurazioni che si rincorrono, non vi è nessuna certezza né sulla tempistica, né tantomeno sulla data di inizio del percorso corsuale in Sicilia”.

In diversi articoli, precedentemente pubblicati dal nostro giornale, aveva avanzato l’ipotesi che ritardi e caos nell’azione politica prodotti dall’assessore Scilabra probabilmente servivano a nascondere una verità, e cioè che non ci sono le risorse per avviare la seconda annualità del citato Avviso 20 da finanziare con i fondi del Piano giovani. Anche l’esponente del Pdl si sofferma su questo delicatissimo aspetto della vicenda che alimenta tensione sociale nel settore della formazione professionale.

“Vorremmo sapere – precisa Falcone – le reali ragioni che di fatto sottendono alla mancata firma del decreto di approvazione della graduatoria dei progetti della seconda annualità dell’Avviso 20. Spero che il Governo e l’assessore Scilabra non stiano cercando di prendere tempo per nascondere la verità che, come sostiene qualcuno, è legata alla mancanza dei necessari fondi”.

Effettivamente circolano con insistenza le voci che confermerebbero la mancanza delle risorse necessarie a finanziare il piano formativo per il 2013/2014. “Sarebbe una cosa gravissima – conclude Falcone – per questa ragione chiediamo che l’assessore venga in Commissione Bilancio e Finanze all’Ars e riferisca su quanto vi è di vero su una voce che è divenuta sempre più insistente”.

La gravità della questione rilevata non afferisce solamente ai risvolti sociali (sono circa cinque mila i lavoratori, lo ribadiamo, a rischio occupazionale), ma anche alle conseguenze sulla programmazione futura dei fondi comunitari per la Sicilia. Si vuole andare vero il totale smantellamento del settore formativo siciliano? Le responsabilità politica del presidente della Regione, Rosario Crocetta, e dell’assessore Scilabra sarebbero davvero pesanti.

Lo scenario che rileviamo non piacerà affatto ad enti e lavoratori e, soprattutto, al Governo regionale, ma non possiamo esimerci dal riferirlo ai lettori. Cominciamo col dire che l’esecutivo regionale non avrebbe attivato, ad oggi, le procedure necessarie ad avviare la seconda annualità dell’Avviso 20.

Non ci sono i soldi perché, secondo quanto riferitoci, non è stato acceso ancora il Capitolo di bilancio per destinare le risorse dei ‘Piano giovani’ necessarie alla copertura finanziaria del Piano formativo.

Risulterebbe anche che il Governo nazionale avrebbe bacchettato più volte l’esecutivo Crocetta fino a mettere in dubbio la stessa assegnazione dei circa 450 milioni di euro dal quale prelevarne 210 per l’avvio del piano finanziario. Quali i motivi?

Per assegnare le risorse il Governo nazionale ha più volte chiesto all’amministrazione regionale di garantire gli standard minimi organizzativi e funzionali. Per essere chiari, manca una piattaforma informatica per la gestione e il monitoraggio della spesa delle attività formative, mancano le risorse umane da destinare alla gestione del sistema informatico. Manca un sistema di controlli e vigilanza delle attività, manca la società di assistenza tecnica che dovrebbe supportare l’amministrazione regionale nella gestione della seconda annualità dell’Avviso 20. Così come non è stata riprogrammata ad oggi l’utilizzazione delle risorse previste dal ‘Piano giovani’.

Monta il sospetto, a detta di diversi osservatori del settore, che i ritardi siano voluti proprio dal Governo regionale, per tirare la corda, come già accaduto per la filiera dei Servizi formativi (Sportelli multifunzionali), e costringere le parti sociali a decidere sotto la pressione sociale e completare, così, il progetto politico di disfacimento del sistema formativo regionale. Si tratta di supposizioni che riportiamo a seguito di indiscrezioni pervenute in redazione che sottoponiamo ai lettori per un confronto dialettico sulle vicende narrate.

Una verità emerge dal caos in cui è precipitato il settore della formazione professionale negli ultimi mesi di gestione Crocetta: la Regione siciliana ed il suo Governo hanno perso in credibilità e affidabilità, hanno mostrato difetti ed approssimazione. Un esecutivo che dimostra di essere bravo ad impegnare e scarso a spendere. E tutto ciò si evince dal nutrito rapporto epistolare dei mesi scorsi tra uffici regionali e quelli nazionali e comunitari.

Vi sono segnali chiari e inconfutabili che confermano come la Sicilia sia debole sulla gestione dei fondi comunitari. Nelle scorse settimane dall’Unione Europea pare essere pervenuta agli uffici dell’assessorato per la Formazione professionale una lettera di fuoco che sembrerebbe intimare alla Regione di dare seguito alle prescrizioni sollevate e non adempiute. Un vero e proprio stop che sarebbe passato inosservato e nel silenzio se non fosse prevista per il 7 ottobre prossimo la visita dei funzionari della Corte dei Conti europea in Sicilia. Un evento inusuale nella storia recente della programmazione delle risorse comunitarie nell’Isola.

L’Unione Europea ci aveva abituato a visite ricorrenti degli ispettori dell’Olaf (Servizio europeo anti truffa) o dei funzionari della Commissione europea. L’imminente visita dei funzionari della Corte dei Conti europea dimostra il livello di affidabilità della Sicilia, quasi zero. Un segnale preoccupante che testimonierebbe come a rischio vi sia la stessa programmazione 2014/2020 in Sicilia.

Del resto, il Governo Crocetta dopo dieci mesi non risulta avere tirato fuori alcun nuovo avviso pubblico. Avrebbe vissuto “di rendita”, potendo spendere le risorse comunitarie in virtù di quanto programmato dal precedente esecutivo, quello del presidente Raffaele Lombardo. E’ grazie all’Avvisi 1 e 2 del 2010 sugli Sportelli multifunzionali ed agli Avvisi 19 (attività dell’Obbligo scolastico-Oif) e 20 (corsi di formazione) che la Sicilia ha potuto finora certificare la spesa comunitaria a valere sul Fondo sociale europeo (Fse).

Del resto, basti considerare che dall’avvento di Crocetta & C non un solo avviso pubblico è stato sbloccato o programmato. Se questo non è fallimento come chiamarlo?

Il presidente Crocetta, tanto sensibile ai temi della mafia e dell’antimafia, è a conoscenza che esiste un Avviso pubblico, quello sui beni confiscati, con un impegno finanziario di quattro milioni, che continua ad essere bloccato inspiegabilmente dentro qualche cassetto dell’assessorato per la Formazione professionale?

Eppure si tratta di un bando pubblico destinato a formare i dipendenti degli enti locali sul corretto utilizzo dei beni confiscati alla mafia, concepito con il coinvolgimento di Comuni e Università. Una finalità seria e concreta, quella proposta dal bando che mirerebbe a superare le difficoltà incontrate in tantissimi Comuni siciliani nel gestire correttamente i beni acquisiti al patrimonio pubblico con la confisca. Un bando che potrebbe risultare importante per i Comuni siciliani oggi in crisi. Eppure tale bando è rimasto nel ‘dimenticatoio’. Il Piano di comunicazione sui beni confiscati alla mafia, per esempio, che ha prodotto anche un video divulgativo, quanto è costato? Bel modo per incentivare il contrasto alla mafia. Altro che rivoluzione!

Per non parlare dell’Avviso 18/2011, con una dotazione di circa 20 milioni di euro, destinato agli Operatori socio-sanitari (Oss), per lo più giovani senza lavoro. Una maniera per contrastare l’elevata percentuale di disoccupazione giovanile. Anche su questo fronte è tutto fermo alla fase di valutazione dei progetti. Fermo anche l’Avviso 19, indirizzato a finanziare la formazione destinata ai minori in obbligo scolastico. Ed ancora, l’Avviso 10, nato per contrastare l’imperante dispersione scolastica in Sicilia, previsto con una dotazione di circa 8 milioni euro, destinati a finanziare progetti presentati dalle scuole siciliane, anch’esso fermo al palo. Per non parlare dell’Avviso pubblico “Informare”, destinato al settore marittimo e della pesca professionale, abbandonato a se stesso.

Viene spontaneo chiedersi, allora, a cosa alludesse il presidente della Regione Crocetta in tutte le occasioni in cui ha rilasciato alla stampa dichiarazioni del tipo: “Abbiamo riavviato la programmazione comunitaria”.

Infine, quanto è costata l’elaborazione di tutti questi Avvisi, la loro pubblicazione, la valutazione dei progetti per alcuni di essi? Considerato che giacciono nei cassetti dell’assessorato, si pone una domanda: tutto questo non potrebbe fare emergere il danno erariale per avere speso milioni di euro senza aver raggiunto le finalità degli stessi avvisi? Cosa racconterà l’amministrazione regionale ai funzionari comunitari?

Molto più responsabilmente occorrerebbe mettere mano, da subito, ad una seria e concreta programmazione finanziaria degli Avvisi giacenti, ed il Governo, questa volta, anziché rinviare, dovrebbe decider cosa salvare e cosa buttare nel cestino.

Potrebbe non bastare certificare solamente con l’Avviso 20 come è avvenuto fino ad oggi. I nodi prima o poi vengono al pettine, e questo vale anche per il Governo Crocetta.

Qualcuno avverte un pericolo, che il governatore abbia in mente un proposito alquanto singolare, quello di centralizzare la gestione dei fondi strutturali per il 2014/2020 nelle mani del dipartimento programmazione, diretto oggi da Vincenzo Falgares. Dipartimento che, ricordiamo, risponde direttamente al Presidente della regione. Che sia una maniera per proseguire il disegno politico di gestire la Sicilia da una sola postazione, quella di Palazzo D’Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana? E se aggiungiamo, secondo la stessa indiscrezione, che il Governo regionale pare stia perseguendo l’intendimento di assegnare, non già a società private ma, “in house” l’assistenza tecnica, a Formez, o Italia Lavoro o Sviluppo Italia, oltre alla centralizzazione nelle mani di un solo soggetto si aprirebbe un’autostrada alle facili assunzioni attraverso dette società ministeriali.

 


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