Formazione, l’Enaip Ragusa licenzia 52 lavoratori

Mentre prosegue senza sosta il dibattito sulla riforma della formazione professionale gli Enti formativi iniziano a togliere la fiducia al Governo regionale di Rosario Crocetta. Stanchi di conferenze stampa ad effetto, di annunci ai quali puntualmente,non seguono i fatti concreti, di dichiarazioni, intenti, proclami e slogan da show televisivo, gli Enti formativi riprendono a licenziare il proprio personale, stanchi di promesse e costretti a vivere nell’incertezza.

A mandare a casa i personale, questa volta, è un Ente solido tra quelli che operano da decenni senza finalità di lucro, un Ente che svolge l’attività formativa con carattere di esclusività, senza altre fonti di reddito. Si tratta dell’Enaip (Ente formativo Acli- Associazione cristiana lavoratori italiani) di Ragusa che ha fatto pervenire alle organizzazioni sindacali, nei giorni scorsi, la comunicazione di avvio del procedimento di mobilità per tutto il personale.

Il che significa licenziamento collettivo per effetto degli articoli 4 e 24 della legge n.223 del 23 luglio 1991. Sono 52 i lavoratori che perderanno il posto di lavoro a partire dal primo luglio 2013, cioè il cento per cento della forza lavoro dell’Ente.

Ad una superficiale lettura la decisione dell’Ente ragusano rispetto all’annunciata riforma del settore da parte del Governo Crocetta sembrerebbe un controsenso. ,Ma non è così. Non sono, infatti, pretestuosi i motivi descritti nella nota, ma realisticamente veri.

Intanto la dichiarazione di eccedenza del personale è dovuta al ridimensionamento dell’attività lavorativa causata dalla mancanza di notizie circa il finanziamento della seconda annualità dell’Avviso 20/2011, da parte della Regione siciliana. E poi vi è la circostanza, evidenziata dall’Ente, che la formazione offerta attraverso i fondi pubblici ha rappresentato l’unica attività in essere e che non ci sono le condizioni per impiegare i lavoratori in altre iniziative produttive.

Quindi licenziare tutto il personale significa chiudere i battenti. E’ questo l’obiettivo del Governo Crocetta? Noi riteniamo di no. E’ giusto, però, riconoscere che, per la prima volta, il Governo regionale sembra essere in seria difficoltà.

Dopo aver disertato l’audizione in Commissione legislativa Bilancio e Finanze dell’Assemblea regionale siciliana – l’assenza è di ieri – l’assessore regionale all’Istruzione e formazione professionale, Nelli Scilabra, e la dottoressa Anna Rosa Corsello, la dirigente generale che regge l’interim del dipartimento al ramo, sembrano brancolare nel buio. Da entrambe non arriva alcun segnale circa la copertura finanziaria della seconda annualità dell’Avviso 20/2011.

Eppure il “buon” Ludovico Albert, dirigente generale alla formazione del precedente Governo, aveva costruito intorno alla programmazione triennale da oltre 900 milioni di euro la sua azione amministrativa (con circa 287 mila euro all’anno per tre anni). Oggi di quel denaro non si sa più nulla. Al punto tale da costringere il Governo e l’alta burocrazia del settore a disertare la convocazione presso Commissione Bilancio e Finanze di Sala d’Ercole.

Lo scenario è pesante. Con le attività avviate agli inizi di giugno 2012 e con la chiusura delle stesse attività previste per i primi giorni di giugno 2013, la corresponsione delle trance di finanziamento agli Enti formativi non è andata di pari passo. Sono pochi gli Enti che hanno ricevuto il secondo acconto, pari al 25 per cento, che l’amministrazione regionale avrebbe dovuto erogare entro settembre 2012.

Infatti, secondo quanto previsto dall’Avviso 20 e dal Vademecum per l’attuazione del Piano Operativo Fondo sociale europeo Sicilia 2007/2013, la Regione avrebbe dovuto erogare in unica soluzione il 50 per cento come primo acconto a seguito dell’avvio delle attività d’aula. Ma questa è storia vecchia.

Le continue dichiarazioni del Governo volte a revocare l’accreditamento a quegli Enti che non erogano gli stipendi con regolarità mensile appaiono un tentativo di demolire gli ultimi Enti non commerciali presenti nell’Avviso 20. Vedremo come finirà.

Resta la riforma del settore, se mai si farà (nutriamo dubbi in proposito). Ritorno alla legge 6 marzo 1976, n.24 o prosecuzione della programmazione comunitaria con la seconda annualità dell’Avviso 20? Il Governo ha annunciato che intende ripartire dalla legge regionale n.24/76, ma non ci dice dove reperirà le risorse dal bilancio regionale. Allora capiamoci: la formazione dovranno gestirla gli Enti strumentali della Regione, così come prevede l’articolo 4 della citata legge, oppure sarà consegnata alle società di capitali? Oppure potranno convivere entrambe le soluzioni?

Intanto, spadroneggia la confusione su cosa fare in questa fase del dibattito. Poi, sul versante dei Servizi formativi è calato il silenzio da troppe settimane. Gli operatori degli Sportelli Multifunzionali e Scuola/Lavoro sanno già che, se non accadrà un miracolo, al 30 settembre prossimo, salvo proroga fino al 31 dicembre, si chiuderà il sipario sulla straordinaria esperienza lavorativa durata un decennio.

Dell’Oif abbiamo parlato approfonditamente in precedenti articoli. Oggi possiamo aggiungere che è desolante pensare che si possa speculare sull’Obbligo formativo, attività che interviene per contrastare l’abbandono scolastico dei minori, affidando – cosa che in qualche caso è avvenuta – minori a titolari di società di capitali che non hanno nemmeno i locali dove far studiare e formare .i ragazzi. Insomma, se ne stanno vedendo di tutti i colori.

Dalle pagine del nostro giornale abbiamo a più riprese lanciato diversi spunti programmatici per una possibile riforma del settore. Abbiamo raccolto, e continueremo a farlo, le idee, i suggerimenti e le testimonianze di quanti credono ancora alle potenzialità di questo settore che rimane tra i più importanti per la collettività siciliana.

Un tempo, quando si discuteva di ritoccare la normativa di settore, la contrapposizione si registrava tra datori di lavoro, gli Enti formativi e i lavoratori (anello debole del sistema ieri come oggi). Oggi, fiumi di parole si rincorrono sulla tanto decantata riforma della formazione professionale, ma dello storico scontro tra padroni e proletari non vi è più traccia.

Adesso la partita si gioca su un altro terreno. Sono gli interessi di una parte politica (quella che si trova al governo della regione al momento) a spostare l’asse dei contenuti. Il rischio che corrono i lavoratori, in questa fase di metamorfosi kafkiana della politica italiana e regionale, è proprio quello vedersi sottratto il futuro lavorativo da ibride manovre di ‘Palazzo’ nell’assenza di una libera opposizione da parte delle organizzazioni dei lavoratori, troppo imborghesitesi e distratte dalla stratificazione del potere.

Allora se il presidente Crocetta crede nella formazione professionale, che la riformi, ma non perda tempo. Il mondo ci osserva ed è in dirittura d’arrivo la nuova programmazione 2014/2020 dei fondi comunitari. Perdere questo treno per incapacità di spesa e di controllo della stessa significherebbe il default della Sicilia.

 


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