Fa discutere l'annuncio dell'amministrazione, che cerca supporto gratuito per incentivare la raccolta dei rifiuti. Si chiede sostegno soprattutto nelle attività di sensibilizzazione e segnalazione delle criticità. Dubbi da parte delle associazioni ambientaliste
Flop della raccolta differenziata, Comune cerca ecovolontari «Con Rap in queste condizioni, è cane che si morde la coda»
Cercasi ecovolontari per la raccolta differenziata. È l’annuncio del Comune di Palermo, che nell’ambito del progetto Palermo differenzia sta cercando – con notevoli difficoltà – di incentivare il sistema di raccolta dei rifiuti. Il porta a porta ha fallito anche in centro, dal teatro Massimo al Politeama. Ecco perchè, in vista dell’estate, nell’ambito di un miglioramento e di un ampliamento della raccolta differenziata Rap, Palermo Ambiente e Conai ammettono di non avere «la capacità in termini di risorse umane da destinare a tale attività di supporto». Ecco il motivo per cui il Comune si affida a ecovolontari, che vorranno fornire gratuitamente la propria collaborazione. Un avviso pubblicato sul sito del Comune e che è rivolto al mondo del volontariato «con interessi specifici nell’ambito della sostenibilità e delle buone pratiche ambientali».
Ma cosa dovranno fare queste persone di buon cuore? Sensibilizzare e segnalare, per dirla in breve. Dovranno infatti – come si legge nella determinazione dirigenziale n°72 – partecipare alle «iniziative di informazione e distribuzione del materiale informativo in materia di educazione all’igiene ambientale ed alla raccolta differenziata»; distribuire alla cittadinanza, «compresi soggetti titolari di esercizi commerciali, del materiale informativo messo a disposizione per la campagna di sensibilizzazione alla raccolta differenziata»; monitorare in maniera costante il «territorio ambito di intervento con segnalazioni delle criticità agli enti e società direttamente coinvolti nelle attività di gestione dei rifiuti»; partecipare «ai punti informativi, organizzati in luoghi di maggior frequenza pubblica, o presso info-point allestiti ad hoc».
Un avviso aperto, senza data di scadenza, che viene valutato diversamente dalle associazioni cittadine che hanno a cuore l’ambiente. Ciascuna a sua modo. «Noi non abbiamo aspettato il Comune – dice Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia -. Da alcuni mesi portiamo avanti il progetto Sicilia munnizza free, dedicato all’informazione e alla conoscenza. A fine maggio, ad esempio, siamo andati a raccogliere i rifiuti nelle spiagge palermitane, da Barcarello a Romagnolo. Il nostro poi è un progetto che coinvolge molto le scuole». Beatrice Raffagnino, presidentessa di Up Palermo, si mostra scettica e allo stesso tempo fiduciosa. «Da un lato penso che sia una follia – dice – nel senso che ovviamente non dovremmo essere noi a svolgere questo ruolo, il Comune dovrebbe avere degli addetti specifici. E se queste persone fanno male il proprio lavoro, allora dovrebbero essere sostituite con persone più competenti. Dall’altro lato penso che questa idea possa innescare percorsi positivi: aumentando magari le forze si può migliorare il servizio».
Come è possibile, in ogni caso, che il capoluogo siciliano abbia bisogno del supporto dei volontari per restituire un servizio alla cittadinanza che, tra l’altro, viene pure pagato adeguatamente con la Tari? Un problema, quello dei rifiuti, che tra l’altro non riguarda solo Palermo, coma fa notare Legambiente. «È inutile parlare di differenziata in Sicilia – aggiunge Zanna – se nelle quattro più grandi città la raccolta è attorno a un misero dieci per cento. Stiamo parlando di zone in cui vive un terzo della popolazione in Sicilia. Non sarà facile uscirne, è un cane che si morde la coda. Specie a Palermo, dove basta guardare la situazione della Rap. Il fatto che da mesi sia senza una gestione è certamente un’aggravante. Ma il punto più critico è che è un’azienda zavorrata di 1900 stipendi, costituita da persone che sono state assunte nel modo più squalificato possibile, all’epoca soprattutto del centrodestra al governo della città. Col risultato che per far lavorare queste persone bisogna continuare a portare l’immondizia a Bellolampo, altro che differenziata».