Anche la cisl si è accorta che in sicilia manca del tutto una politica industriale. Meglio tardi che mai. In realtà, e scherzi a parte, come sappiamo, non è un problema nuovo. Sin dal dopoguerra, a parte il tentativo di mimì la cavera, storico leader di quella che allora si chiamava 'sicindustria', la regione ha sempre trascurato questo settore. Dall'unità d'italia in poi, in sicilia, politica industriale è sempre stato sinonimo di colonizzazione selvaggia da parte dei gruppi del nord che sul territorio hanno lasciato, nella maggior parte dei casi, solo devastazione e malattie.
Fim Cisl: “In Sicilia manca una politica industriale”. Vero? Non ce ne eravamo accorti…
Anche la Cisl si è accorta che in Sicilia manca del tutto una politica industriale. Meglio tardi che mai. In realtà, e scherzi a parte, come sappiamo, non è un problema nuovo. Sin dal dopoguerra, a parte il tentativo di Mimì La Cavera, storico leader di quella che allora si chiamava ‘Sicindustria’, la Regione ha sempre trascurato questo settore. Dall’Unità d’Italia in poi, in Sicilia, politica industriale è sempre stato sinonimo di colonizzazione selvaggia da parte dei gruppi del Nord che sul territorio hanno lasciato, nella maggior parte dei casi, solo devastazione e malattie.
Un problema che un po’ il minimo comune denominatore di tutto il Sud Italia. Non a caso, quel grande meridionalista che è stato Pasquale Saraceno, aveva fondato la Svimez (Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno) per stimolare azioni politiche che potessero sviluppare seriamente il settore industriale. Le sua analisi però sono rimaste inascoltate. Era convinto che per garantire uno sviluppo industriale al Mezzogiorno, bisognasse innanzitutto, colmare il gap infrastrutturale con il Nord. Cosa che ovviamente, non è mai stata fatta.
Così, arriviamo ad oggi. All’ecatombe.
E alla Fim Cisl che invoca “una struttura permanentemente dedicata al coordinamento, al monitoraggio e all’indirizzo della politica industriale. Invece, “di questo neanche si parla” mentre la cosiddetta desertificazione industriale legata all’abbandono, nell’ultimo decennio in particolare, dei grandi gruppi, ha lasciato segni profondi nel tessuto economico e sociale dell’Isola.
. “La situazione dell’industria siciliana è gravissima”, afferma il sindacato che stamattina ha riunito il Consiglio regionale. Soprattutto nel Palermitano che è l’area più colpita: “per l’azzeramento di Termini Imerese, per la disfatta dell’industria di Carini. Per le incognite imposte da Fincantieri, che ipotecano le sorti dello storico cantiere navale della città”.
Per la Fim, “sbaglia la Regione se insegue le singole vertenze senza una strategia d’insieme e senza una politica che promuova investimenti, sostenga le filiere produttive, elevi la competitività, tuteli i lavoratori delle attività dirette e di quelle indotte”. Oltretutto, assieme alla desertificazione, in questi anni la Sicilia ha sperimentato “livelli assai alti di povertà: l’altra faccia della disoccupazione industriale”.
E su questo non si può che essere d’accordo.