Filippo Fiorelli stava mollando ad un passo dalla meta. Quando alla fine della stagione ciclistica 2018, emigrante del pedale in Toscana già da quattro stagioni, a capo di quattro prestigiose vittorie riportare in classiche del ciclismo dilettantistico italiano, per lui tutte le porte del professionismo erano ancora una volta rimaste chiuse. Così Fiorelli aveva pensato di rientrare definitivamente nella sua Ficarazzi, in provincia di Palermo, per mettersi a lavorare come cameriere, qualifica per la quale aveva anche studiato.
Filippo era già di per sé un ciclista atipico, aveva iniziato per caso alla soglia dei 20 anni, quindi già maturo per uno sport che premia spesso le giovani promesse e, nonostante avesse subito bruciato le tappe, alla soglia dei 24 anni nel gruppo era già ritenuto «troppo vecchio» per passare al professionismo.
Ma poi l’orgoglio, la fiducia di poche ma fondamentali persone, la voglia di riscatto e le parole del suo procuratore, lo avevano fatto riflettere: «Il cameriere lo potrai fare per una vita, anche a sessant’anni con la pancia ed i capelli bianchi, ma anche allora la tua paga probabilmente sarà la stessa di oggi. Per fare il ciclista e diventare un campione invece hai la tua occasione adesso, quella che molti vorrebbero avere, quella che tu stesso rimpiangerai per una vita. O ti rimetti in sella e ci riprovi ora, subito, oppure non lo potrai fare mai più».
E così il 2019 è stato per Filippo un anno se possibile ancora più trionfale con 7 vittorie nel carniere ed un contratto da ciclista professionista per le stagioni 2020 e 2021 con il team Bardiani – CSF – Faizanè. Sui suoi pedali correva il sogno di un padre già ciclista amatoriale, di un nonno che lo aveva messo in bici, di una mamma appassionata quanto il figlio. Il sogno di una borgata marinara intera, così lontana dal ciclismo internazionale, ma così vicina al suo beniamino, sogno che si è realizzato con la partenza del Giro d’Italia da Palermo nell’autunno inoltrato 2020, quando nella crono Monreale-Palermo Filippo ha messo piede nel ciclismo dei grandi.
Due piazzamenti di tappa nei primi dieci, le pagelle dei bookmaker piene di elogi, il passaggio in testa al Gran Premio della Montagna del Sestriere: questo il bottino di spessore «ma non soddisfacente» di un corridore dalla speranza rinata e grinta da vendere. Eppure anche qui Filippo stava per mollare, perché nella sesta tappa del Giro, tra Calabria e Puglia gli era franato addosso un compagno di pedalate, facendolo rovinare a terra con conseguente botta a un ginocchio e infiammazione dolorosa. Quelli erano stati giorni difficili, in cui Filippo pensava di dovere piantare in asso il Giro e rientrare a casa. Ma nella sua testa era risuonato ancora quel ritornello: «Per fare un altro lavoro ci sarà tempo. Ora sei al Giro e devi valorizzare il tuo talento, giocare le tue carte».
Filippo oggi si sta allenando a Palermo con il capitano Giovanni Visconti ed i compagni Alessandro Monaco, Davide Gabburo, Luca Covili e Fabio Mazzucco: un training-camp tutto siciliano per i ragazzi della banda Reverberi pronta a salpare per la Spagna a fine mese, dove inizierà il calendario europeo delle corse. Filippo sa che a fine stagione sarà in scadenza di contratto e la sua occasione dovrà ancora una volta andarsela a cercare con rabbia spingendo sui pedali, un giro in più, un colpo più violento di quello precedente, soprattutto più rapido dei propri avversari. Filippo lo sa che il ciclismo, come ogni altro sport professionistico, è come un biglietto d’ingresso al Casinò: non tutti possono entrare. Ma poi una volta dentro non basta osservare gli altri giocare, devi fare la tua parte, puntare sulle caselle giuste e presentarti al tavolo da gioco con i giusti crediti: allenamenti ben fatti, alimentazione ben curata, insomma la coscienza a posto di aver fatto il possibile. Se punti forte, forse puoi vincere in un mese il salario annuale da cameriere. Se sbagli sei fuori dal gioco e le porte del traghetto per Palermo, con biglietto di solo ritorno si apriranno. Prendere o lasciare.
Paolo Alberati, perugino di nascita e siciliano per scelta di cuore, è un ex ciclista professionista, oggi procuratore di atleti professionisti e dilettanti. La sua ultima scoperta? Il vincitore del Tour de France 2019 Egan Bernal. Quando non è in bici, scrive.
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