Ieri a San Giovanni Galermo, quartiere di Catania, gli abitanti hanno festeggiato il santo patrono San Giovanni Battista. Una tradizione secolare, fonte di aggregazione comunitaria, che resiste al tempo e che attira a sé ancora molta gente, sebbene non con gli stessi numeri di anni fa. Ed è proprio sulle tradizioni che si vuole puntare la lente d’ingrandimento, su come mutano nel corso degli anni e come la gente vi si approccia. La preoccupazione riguarda il futuro di ciò che è stato costruito, se si considera che molti dei devoti non ci sono più e le nuove generazioni non sembrano interessarsi a questi eventi.
«Ci sono dei mutamenti storici – commenta a MeridioNews il vice parroco Salvatore Bucolo – La forma cambia ma non la sostanza. Dunque, bisogna pensare non al messaggio ma a come trasmetterlo attraverso un nuovo linguaggio, come nel caso delle nuove generazioni». Un linguaggio che, a detta del prete, non è ancora stato individuato ma su cui si può lavorare partendo dall’ascolto dei ragazzi stessi. Nel caso specifico, la festa di San Giovanni «dà identità e per questo è importante, ma resta un fenomeno di nicchia che esclude la possibilità di coinvolgere persone dall’esterno».
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