Ferrandelli o Costa? La vera partita sul futuro di Palermo e della Sicilia si gioca in Francia

Concentrati come siamo sulle elezioni a Palermo, dimentichiamo che gran parte del destino della nostra città si gioca invece in Europa. E gran parte del destino dell’Europa dei prossimi anni si gioca in Francia con le elezioni presidenziali che si terranno il 26 aprile, il primo turno, e il 6 maggio, il secondo turno: proprio in concomitanza con il primo turno delle elezioni a sindaco di Palermo. Chi vincerà in Francia, infatti, determinerà gran parte della politica economica a scala europea, che a sua volta influenzerà anche la periferia d’Europa, non solo negli effetti della futura politica economica e del destino della Unione Europea, ma anche in termini di “trend” politico.

Il presidente francese, che contrariamente a quello italiano detiene anche gran parte del potere esecutivo, dovrà infatti fare scelte epocali per il futuro del mercato del lavoro, del sostegno o meno ai salari e alla domanda della classe media, nella politica dell’immigrazione, nel concetto stesso d’Europa e, soprattutto, nel come uscire dalla crisi: aiutando le banche oppure aiutando direttamente le finanze pubbliche? Va da sé, che qualsiasi cosa il futuro sindaco di Palermo programmi o faccia, il suo successo dipenderà dal superamento dell’attuale crisi economica e finanziaria.

Il problema numero uno di Palermo è infatti quello dell’economia e della disoccupazione. Con una ripresa europea distribuita anche geograficamente nelle aree periferiche come Palermo e la Sicilia, sarà possibile avere successo nelle azioni di rivitalizzazione economica di Palermo e della Sicilia. Senza una ripresa a scala europea, e mediterranea, sarà pressoché impossibile.

Gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto al primo turno danno in testa Hollande del partito socialista con il 28%, ancora in leggero vantaggio su Sarkozy, presidente uscente e di destra, che al momento ha il 27.5% d’intenzioni di voto. Nicolas Sarkozy ha via via chiuso il gap con François Hollande, visto che nei sondaggi di 20 giorni fa Hollande (foto sopra a sinistra) era al 29,5% e Sarkozy (foto sotto a destra) al 25%. L’estrema destra, estremamente xenofoba, di Marine Le Pen (figlia del più noto Jean-Marie)rimane sempre intorno al 17,5%, ma potrebbe poi sorprendere perché molti francesi non ammettono nei sondaggi di volere votare così a destra. Il candidato di centro moderato, François Bayrou è pure fermo da tempo, ma al 10-11%. Gli altri otto candidati, numerosi e coloriti come nelle elezioni di casa nostra, non superano l’1% ognuno, tranne la verde Eva Joly, che comunque non riesce ad oltrepassare il piccolo muro del 3% in nessun sondaggio.

E’ chiaro, quindi, che la partita al secondo turno sarà certamente tra Hollande, che rappresenterà di fatto il centrosinistra, e Sarkozy, che rappresenterà il centrodestra.

L’ultimo sondaggio ad oggi pubblicato, e realizzato tra il 17 e il 20 marzo dall’Ifop, per quanto riguarda le intenzioni di voto al secondo turno (in caso di ballottaggio tra i due) dà in vantaggio Hollande: 54.5% contro 45.5%. Considerando che ancora il 33% dei francesi aventi diritto al voto (almeno 18 anni e che si sono registrati in tempo) non ha deciso, la partita è ancora aperta. Sarkozy ha ancora qualche chance di vincere al secondo turno.

Vediamo dunque quali sono i programmi dei due candidati che quasi certamente saranno, l’uno o l’altro, presidenti della Repubblica Francese all’indomani delle elezioni, e cosa comporterebbe l’attuazione delle loro politiche, decisamente alternative l’una all’altra, per la Sicilia e per Palermo, comunque vadano le elezioni “nostrane”.

Tralasciando le differenze di politica economica relativa alla sola Francia, che comunque vedono tipicamente il candidato di sinistra privilegiare una politica di sostegno ai salariati ed alle piccole imprese e di redistribuzione del reddito attraverso un aumento della tassa sul patrimonio (già esistente in Francia da tempo), sondiamo solo le proposte a scala europea. E’ utile capire che direzione prenderà l’Unione Europea attraverso la comparazione dei programmi dell’uno e dell’altro futuro presidente francese.

Hollande, infatti, si dichiara apertamente come un sostenitore di politiche diametralmente opposte a quelle della Merkel e, ovviamente, di Sarkozy.

Per dirla in parole semplici e comprensibili a tutti, Hollande vorrebbe che la Banca Centrale Europea (BCE) la smettesse di aiutare le direttamente le banche e di continuare con il rigore a tutti i costi e l’euro forte, e privilegiasse invece il sostegno ai Paesi in difficoltà e la crescita economica, eventualmente anche a scapito di una moneta europea forte.

Questo lo si potrebbe fare, e lo si farà se Holland verrà eletto, attraverso tre provvedimenti principali. Vediamoli per grandi linee.

Uno: la creazione di un vero fondo salva-Stati, rinegoziando il trattato europeo di dicembre e invitando la BCE a comprare direttamente i titoli di Stato dei Paesi con grandi difficoltà di budget.

Due: avendo come target principale non più l’inflazione ma la crescita. Il che, in termini comprensibili ai più, significa l’immissione di liquidità al fine di favorire lo sblocco del credito anche alle piccole e medie imprese, ed anche la riduzione ulteriore del tasso d’interesse di riferimento con la conseguente, o implicita, svalutazione dell’euro sul mercato. Ciò favorirebbe le economie alla periferia d’Europa, Sicilia compresa, e l’Europa in generale, anche la stessa Germania e ovviamente la Francia.

Il terzo provvedimento sarebbe quello di lanciare finalmente i cosiddetti “eurobonds”, cioè i buoni del tesoro europei. Qui c’è lo scontro più vivo nei confronti della politica, finora suicida, della Merkel e di Sarkozy. La Germania della Merkel, che non è tutta la Germania, non vuole gli eurobond per un motivo preciso: non vuole diluire gli oneri della credibilità e la sostenibilità del sistema economico-finanziario tedesco con quello di altri Paesi, meno credibili finanziariamente. Non vuole, in pratica, sostenere il costo dei Paesi meno virtuosi. In altre parole, vuole i benefici dell’unione monetaria, attraverso la possibilità di un grande mercato europeo per i prodotti tedeschi, ma non ne vuole sostenere i costi. La Merkel, e con lei Sarkozy, non vuole vedere aldilà del proprio naso, mentre Hollande, giustamente, si rende conto che così facendo si va a sbattere. Anzi, a sbattere ci si è già andati, e la Francia lo sa bene, visto che ormai anche la Francia a perso la “tripla A” nel rating del proprio debito pubblico.

Dal canto suo, Sarkozy sa bene che la sua elezione è stata messa fortemente in dubbio proprio dalla perdita della “tripla A”, sul cui mantenimento aveva invece puntato da tempo. Può recuperare solo difendendo ad oltranza altri temi cari ad una società, quella francese, soprattutto a destra, istintivamente nazionalista e xenofoba. Così facendo, punta a recuperare tutto il 17% in quota alla Le Pen al secondo turno, arrivando dunque ad un sicuro 44-45%. Ma sperando soprattutto in un’affermazione della Le Pen al primo turno oltre a quanto non dicano i sondaggi: cosa, questa, che lo porterebbe di fatto più in alto al secondo turno: per poi giocare sul sentimento nazionalista di una parte degli elettori del centrista Bayrou al secondo turno, magari corteggiandolo con possibilità di governo. A tale fine, rimane fermo nelle sue posizioni, a meno di caldeggiare politiche essenzialmente nazionaliste su scala europea nei temi dell’immigrazione e della difesa del “made in France” e, soprattutto, schierandosi contro i diritti delle coppie omosessuali, contro gli immigrati in maniera ferrea (anche se evidentemente in contrasto con i bisogni economici del Paese e dell’Europa) e cercandosi alleati tra gli straricchi (evitando quindi la tassa patrimoniale e la caccia alle tasse dei francesi che vivono nei paradisi fiscali, come fa invece, giustamente, Hollande).

E’ più che ovvio che alla Sicilia convenga sia eletto Hollande. Anzi, è chiaro che chiunque sia eletto a Palermo, il destino economico della città e le possibilità di rinascita si giochino in realtà nelle urne dei cugini d’oltralpe: proprio quei francesi i cui antenati furono cacciati per sempre nella rivolta del Vespro di 730 anni fa.

Ironicamente, il 730mo anniversario di quella rivolta si ricorda il 31 marzo: quando la maggior parte dei francesi avrà già scelto chi votare, decidendo così anche le sorti dei discendenti di quei siciliani che li cacciarono decisamente e “à toujours” dalla Sicilia.

foto di Hollande e Sarkozy tratta da indiatalkins.it e thehoneyballbuzz.com

 

 

 


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