Fera ‘o Luni, tra mascherine abbassate e assembramenti Ma per il Comune c’è un «generale rispetto delle regole»

«Avanti signora, mi levu tutti cosi a due euro». È da poco passato mezzogiorno quando un venditore ambulante mette in offerta le ultime zucchine rimaste sul suo banco. Non indossa la mascherina di protezione e con una mano, sprovvista di guanto, regge una sigaretta accesa. Di scene come queste il mercato della Fera ‘o Luni di piazza Carlo Alberto è praticamente pieno, in particolare nell’area destinata alla vendita di prodotti freschi: frutta, verdura, pesce, carne e in mezzo pure qualche venditore abusivo di mascherine chirurgiche. Ieri mattina tra le bancarelle si muovevano centinaia di persone, molte delle quali assembrate e senza nessun distanziamento. La pandemia di Covid-19, l’aumento dei contagi e il rischio lockdown non sembrano turbare la quotidianità di tanti interpreti dello storico mercato rionale di Catania.  

«È una situazione preoccupante e problematica», commenta a MeridioNews Bruno Cacopardo, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Garibaldi di Catania che è stato anche componente dell’unità di crisi della Regione siciliana. «Il fatto che si tratti di un luogo all’aperto non mitiga il rischio. Dal momento in cui non si rispettano le regole fondamentali – aggiunge – anche in un mercato come questo si possono creare situazioni peggiori per la diffusione dei contagi rispetto a un locale al chiuso dove, invece, ci si attiene al distanziamento e alle misure di protezione individuale».

A giudicare dalle immagini, a poco sembrano serviti gli inviti del Comune di Catania al rispetto delle norme. Dall’utilizzo delle mascherine a quello della distanza interpersonale tra clienti, e tra gli stessi operatori, di almeno un metro. Altro punto inascoltato è quello relativo alla igienizzazione delle mani, con ogni avventore che dovrebbe avere a disposizione il gel disinfettante. Sembrano passati anni luce dalla riapertura dopo il lockdown primaverile. In quei giorni erano stati predisposti dei varchi d’ingresso con le transenne e ogni visitatore doveva sottoporsi alla misurazione della temperatura

La fotografia della situazione che arriva dalla versione ufficiale diffusa dal Comune di Catania, però, è del tutto diversa. In un comunicato, in cui viene annunciato l’aumento dei controlli da parte della polizia municipale, da palazzo degli Elefanti si sottolinea come martedì – cioè lo stesso giorno delle foto correlate a questo articolo – si è assistito a «un generale rispetto delle disposizioni sul distanziamento sociale e sull’utilizzo dei dispositivi di protezione, sia da parte degli avventori che degli operatori commerciali». Unico a essere beccato e multato dalla polizia municipale un venditore abusivo originario del Marocco. Nei suoi confronti «gli ispettori della polizia commerciale – recita il comunicato – sono dovuti intervenire» poiché, senza mascherina, «esponeva occhiali, cinture, calze e berretti». Lo stesso era senza permesso di soggiorno e sottoposto a ordine di espulsione. 

Intanto si vocifera di una richiesta arrivata al comitato tecnico-scientifico della Regione per lo screening degli operatori dello storico mercato etneo. «Sarebbe uno spreco senza logica – spiega a MeridioNews il medico legale e analista del rischio Cristoforo Pomara che è stato anche membro del Covid-team per l’ospedale di Siracusa – Per un principio di razionalizzazione è meglio farli a un campione sicuro di analisi, per esempio quello scolastico». Per quanto riguarda il mercato, invece, basterebbero misure meno impegnative e anche meno costose. «Per i mercati ci vogliono controlli, l’esercito e se serve anche le videocamere. In ambienti così, il rischio c’è e si combatte soprattutto con mascherine, gel igienizzante e distanziamento interpersonale». 


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