Il potere di Vittorio Morace - patron del Trapani calcio e della Liberty Lines - e l'attività da sindaco e deputato di Girolamo Fazio si sarebbero intrecciati in più di un'occasione. A scriverlo è il gip che ha disposto i domiciliari per l'esponente del Gruppo misto, descrivendo una serie di presunti favori reciproci
Fazio, la carriera politica all’ombra dei Morace «Pronto a perorare gli interessi dell’armatore»
Fazio e Morace. Un legame forte, dal calcio alla politica. La famiglia Morace ha sempre sostenuto Girolamo Fazio, primo tifoso dei granata da quando, nel 2005, la società è passata nelle mani di Vittorio Morace, proprio su proposta dell’allora primo cittadino che aveva convinto il patron dell’Ustica Lines, poi diventata Liberty Lines, ad acquisire la squadra. Morace e la moglie Anne Marie Collart, direttore generale del Trapani Calcio, erano in prima fila alla cerimonia di inaugurazione del comitato elettorale di via Virgilio, a Trapani, a sostegno proprio di Fazio, intenzionato a tornare sindaco. Con Collart che fa parte della squadra assessoriale.
La vicinanza tra Fazio e i Morace, d’altronde, si è manifestata nel corso degli anni. Durante la campagna elettorale del 2012, quando Fazio era in corsa per uno scranno all’Ars, ma anche per i festeggiamenti della promozione del Trapani in serie B, così come nell’ultima partita casalinga della squadra granata sabato scorso, quando il candidato sindaco – tra applausi e fischi da parte dei sostenitori del senatore Antonio D’Alì, anche lui candidato e al centro dell’attenzione per una richiesta di obbligo di soggiorno proposta dalla Dda di Palermo – ha fatto ingresso in campo accanto al patron granata. Fazio ha accompagnato la squadra trapanese anche nella trasferta di ieri a Brescia, che ha sancito la retrocessione in Lega Pro. Avrebbe dovuto fare rientro in città questa mattina ma, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stato bloccato in nottata dai carabinieri.
Del rapporto tra Fazio e i Morace parla anche il gip del tribunale di Palermo Marco Gaeta, nelle carte che hanno portato all’arresto del politico e di Ettore Morace, figlio di Vittorio. «Le indagini hanno dimostrato come nel quadro dell’accordo corruttivo il deputato benefici presumibilmente da anni di vantaggi e remunerazioni provenienti dalle società del gruppo Morace – si legge nell’ordinanza – essendosi tra l’altro accertato che il pubblico ufficiale dispone stabilmente per i propri spostamenti di una costosa autovettura detenuta dalla Liberty Lines in regime di locazione finanziaria e che il nipote dell’indagato Fazio, evidentemente in forza della raccomandazione dello zio, ha stipulato un contratto di lavoro a tempo determinato con la società amministrata dal Morace per la stagione estiva 2016». I vantaggi avrebbero riguardato anche la disponibilità «pressoché illimitata di titoli di viaggio sugli aliscafi oltre che di biglieri di accesso allo stadio».
A tali favori, il deputato avrebbe corrisposto con altrettanta disponibilità. «Fazio ha palesato una illimitata disponibilità nei confronti del Morace assumendo evidentemente le vesti di una sorta di consulente del titolare di Liberty Lines – continua il giudice – quotidianamente pronto a intermediare tra quest’ultimo e l’Assemblea regionale siciliana nonché a rappresentare e perorare con convinzione gli interessi particolaristici dell’armatore». E quando trai due sono emersi degli attriti – come in mancanza del rinnovo del contratto del nipote di Fazio alla Liberty Lines – il politico non ha esitato a lamentarsi, ricordando il proprio impegno. «Io per quell’azienda mi sono fatto il culo e quindi a me essere trattato come l’ultimo mi dà fastidio», dice un giorno il deputato parlando al telefono con un’amica.
Appassionato di vino – è proprietario dell’azienda Fazio Wine – Fazio è stato in passato alleato di D’Alì. È con lui che cinque anni fa ha sostenuto la candidatura del sindaco uscente Vito Damiano. Uscito da Forza Italia e tagliati i rapporti con il senatore, ha deciso di scendere di nuovo in campo. Una candidatura, la sua, caratterizzata sin dall’avvio della campagna elettorale da una serie di incertezze. Il parlamentare infatti, nel 2012, svestiti i panni da primo cittadino, era stato eletto al consiglio comunale dal quale venne estromesso nel dicembre dello scorso anno per incompatibilità. Alla base della decisione dell’assemblea di palazzo Cavarretta, il processo che ha coinvolto Fazio e l’ex presidente dell’azienda trasporti locale Vito Dolce.
Il procedimento penale è scaturito dai fatti seguiti a uno scontro interno proprio a Forza Italia. Per sbarazzarsi dell’avvocato Enzo Scontrino, designato a suo tempo nel Cda dell’Ato rifiuti, Fazio avrebbe minacciato la revoca da presidente dell’azienda di trasporti ex Sau, oggi Atm, di un suo amico: proprio Dolce. Un colloquio pesante, che lo portò alla condanna per violenza privata nel 2006. A seguito della condanna Dolce aveva intentato una causa civile, chiedendo un risarcimento di 200mila euro, tirando in ballo il Comune. Contro le delibere del consiglio comunale che l’hanno dichiarato prima incompatibile e poi lo hanno estromesso dalla carica di consigliere, Fazio aveva presentato ricorso al Tar. Richiesta rigettata per difetto di giurisdizione.