Nuova inchiesta del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Palermo sui depuratori gestiti dalla società Girgenti acque spa, ente gestore del servizio idrico integrato in provincia di Agrigento. L’operazione, che ha portato al sequestro dell’impianto di depurazione di Favara, ha permesso di individuare numerose irregolarità nella gestione delle acque di scarico. Da tempo l’associazione ambientalista agrigentina MareAmico denunciava le irregolarità nel trattamento delle acque che sarebbero state scaricate a mare senza essere adeguatamente depurate. Causando di fatto l’inquinamento del vicino fiume Naro e, dunque, del mare di Cannatello. «Si tratta dell’ennesimo schiaffo della magistratura all’operato nefasto di Girgenti acque» ha dichiarato Claudio Lombardo, responsabile dell’associazione.
In passato MareAmico aveva presentato diversi esposti alla procura di Agrigento nei quali si metteva in evidenza la carente gestione degli impianti. A ottobre, un’altra operazione del Noe aveva svelato la cattiva gestione del depuratore di Ribera, gestito dalla stessa Girgenti acque. Anche in quel caso grandi quantità di liquidi provenienti dalle fognature sarebbero stati riversati nel suolo e nelle acque senza essere trattati. Intanto tre giorni fa è stato approvato dalla commissione regionale Lavori pubblici il nuovo depuratore che dovrebbe andare a sostituire l’impianto sequestrato oggi e il depuratore di Villaggio Mosè, al centro di numerose critiche da parte delle associazioni ambientaliste. La consegna dell’impianto è previsto fra 36 mesi. Tornando a Favara, nonostante siano stati apposti i sigilli, il depuratore continuerà però a funzionare sotto la supervisione del custode giudiziario.
Già l’inchiesta giornalistica della trasmissione Tg7, realizzata qualche settimana fa grazie alla collaborazione dell’associazione MareAmico, aveva acceso i riflettori sulla condizione dei depuratori in provincia di Agrigento. Ma in tutta la Sicilia la situazione non è certamente migliore. La Regione rischia infatti una maximulta di 185 milioni di euro per le irregolarità nella gestione della depurazione delle acque. Ma non sono certo i fondi a mancare.
Dal 2012 il Cipe, struttura statale che si occupa di sviluppo, ha stanziato un miliardo e 161 milioni messi a disposizione della Regione Sicilia per la realizzazione delle infrastrutture necessarie. Ma, secondo il governo nazionale, su 96 opere programmate solo una decina erano “cantierabili”, per un totale di 24 milioni di euro. Per evitare gli sprechi e le multe il governo nazionale ha nominato Mauro Grassi commissario straordinario per lo sviluppo delle infrastrutture idriche.
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