Falsa partenza del processo per peculato a Salvo Pogliese Tutto viene rinviato, comprese le tanto attese dimissioni

Quella del 9 giugno era una delle date più attese per la città di Catania, rimasta in bilico dopo la sospensione del sindaco Salvo Pogliese. Per l’ex primo cittadino, condannato in primo grado per peculato nella vicenda delle spese pazze all’Ars, giovedì prossimo avrebbe dovuto esserci la prima udienza del processo d’Appello a Palermo. L’udienza ci sarà ma sarà una falsa partenza a causa di un «difetto di notifica dell’atto di Appello all’imputato», conferma a MeridioNews l’avvocato Giampiero Torrisi che lo difende. 

Un rinvio necessario per consentire la corretta notifica dell’atto con l’appuntamento in aula che, da manuale, dovrebbe essere riaggiornato dopo almeno trenta giorni. Un rimando che potrebbe spostare tutto in avanti di ben più di un mese. In effetti, c’è l’estate di mezzo con un primo periodo cuscinetto (dal 15 luglio in poi) prima della sospensione feriale dei tribunali per il mese di agosto. Insomma, se ne riparla a settembre. Appena in tempo per il sindaco sospeso per presentare le dimissioni utili in funzione della sua candidatura alle elezioni nazionali. Le uniche dove, comunque vadano le cose, la legge Severino non si applicaDimissioni a cui Pogliese pensa da mesi e di cui con la sua vecchia giunta aveva discusso in una riunione privata convocata il giorno dopo la decisione della prefetta etnea Maria Carmela Librizzi che, in applicazione della legge Severino, lo ha sospeso di nuovo. Dopo il reintegro che era arrivato in seguito alla prima sospensione

Tra chi lo ritiene «vittima di un’ingiustizia» e chi continua a rinnovare una «vicinanza all’uomo prima ancora che al politico», c’è chi da mesi – oramai quasi sei, in cui alla guida è stato lasciato il sindaco facente funzioni Roberto Bonaccorsi – ne chiede a gran voce le dimissioni. Anche dopo l’ingresso in giunta di tre nuove assessore, dall’opposizione – e non solo – lamentano un certo immobilismo politico e amministrativo. Di cui sono un esempio le ripetute assenze della giunta durante le sedute del Consiglio comunale che hanno monopolizzato i temi degli interventi di consiglieri di diversa estrazione politica, hanno causato il rinvio dei punti all’ordine del giorno e, in un caso, hanno anche portato alla sospensione dei lavori in aula. «Devono dimettersi e liberare al città da questo cancro», erano state le dure parole pronunciate a voce alta dalla consigliera pentastellata Lidia Adorno durante una riunione lampo del civico consesso.  


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