I due partiti alleati di governo ma avversari alle urne spadroneggiano nella provincia etnea. Le vecchie glorie così trasformano il contenitore di Berlusconi nel fortino della resistenza dei moderati, confinata però al quarto posto nel Catanese
Europee, Forza Italia la riserva indiana del centrismo A Catania invece sorridono Stancanelli e Sammartino
Che fine hanno fatto i moderati? Nella Catania patria dell’autonomismo e roccaforte centrista, il Movimento 5 stelle è primo partito alle Europee sia in città che in provincia. Subito dietro c’è la nuova Lega con un 20 per cento mai visto a queste latitudini. Neppure in città, dove un anno fa la lista salviniana prendeva un pessimo 2 per cento alle Comunali, mentre oggi sfonda quota 17mila voti. Percentuali trainate non da apparati e candidature competitive, bensì soprattutto dalla prova del leader Matteo Salvini, il più votato nel Catanese con oltre 40mila preferenze. C’è un abisso fra lui e la seconda in lista, la licatese Annalisa Tardino attestatasi a 6mila e passa voti, a conferma dell’enorme incidenza del voto d’opinione accordato dagli elettori al leghista. Lo tallona Dino Giarrusso, 37mila voti in provincia, l’etneo ex Iena che vola a Bruxelles nel M5s assieme al’uscente Ignazio Corrao e forse la debuttante Alessandra Todde.
Per trovare il centrodestra di una volta occorre scorrere fino al quarto posto. Forza Italia incassa il 14 per cento circa in provincia, sfiorando i 50mila voti. Volato via Salvo Pogliese – e tenuto fuori dagli equilibri locali Silvio Berlusconi e le sue quasi 20mila preferenze – vince la conta interna dei consensi l’ex ministro Saverio Romano, spinto a Catania e provincia da un parterre di vecchie glorie che va da Raffaele Lombardo all’ex senatore Pino Firrarello. Tutti confluiti sul centrista di antica fede manniniana in forza dell’apertura del partito agli apporti esterni e moderati. Ovvero il progetto del commissario Gianfranco Micciché, che trasforma così FI nella riserva indiana dei moderatismo isolano. Il presidente dell’Ars gongola comunque dopo che il capogruppo Ars Giuseppe Milazzo – circa 9600 voti nel Catanese e l’appoggio dell’assessore Marco Falcone – ha superato di 1500 voti proprio Romano, centrando l’elezione in Europa.
Dopo le amarezze delle Politiche, il Pd rialza la testa e in Sicilia recupera. Catania è una certezza per i dem sull’onda della buona affermazione, quasi appaiati, di Pietro Bartolo e Caterina Chinnici (oltre 24mila voti in provincia, la più votata) sostenuta dai parlamentari renziani Luca Sammartino e Valeria Sudano. E brinda, tornando al centrodestra, anche l’ex sindaco Raffaele Stancanelli, secondo posto dietro la leader Giorgia Meloni, e dunque il candidato del territorio più competitivo all’interno di Fratelli d’Italia. Il senatore vince la sfida che aveva lanciato scegliendo di correre nonostante il «no» del presidente Nello Musumeci. A Catania città è il più votato del centrodestra, se si esclude Salvini, con 3535 preferenze. In tutta la provincia superare la cifra di 11mila. Il sorpasso a Forza Italia, almeno in Sicilia, resta ancora lontano.