Etna Valley, un autunno difficile

Alla ST Microelectronics di Catania è cominciato un autunno difficile. Soprattutto per i lavoratori dello stabilimento M5, che si aspettavano l’avvio del 21° turno, un piano di miglioramento e sviluppo dell’attività. Il progetto doveva servire a spalmare il carico di lavoro con la creazione di una quinta squadra, in ausilio alle quattro esistenti. Il referendum sul 21° turno ha dato esito positivo, con l’approvazione da parte del 60% dei lavoratori; tuttavia la società non ha ancora attivato il progetto per un mancato accordo con i sindacati. La società vorrebbe infatti realizzare la quinta squadra utilizzando i lavoratori già assunti (e di conseguenza togliendo forze alle squadre già esistenti); i sindacati chiedono invece l’assunzione di circa 150 nuovi operatori, tra scegliere tra i 500 giovani che da qualche anno partecipano ai “summer job”, un’attività di lavoro stagionale che si svolge tra giugno e settembre, con cui ogni anno si copre il lavoro del personale che va in ferie. Ieri, per l’appunto, c’è stato un sit-in davanti alla prefettura di Catania, organizzato da alcuni ex-summer job per manifestare disappunto e la delusione di questi giovani. All’iniziativa hanno partecipato anche alcuni sindacalisti dell’UGL; ma, anche le altre sigle sindacali, in questi mesi, hanno espresso preoccupazioni per il futuro dell’azienda.

Il 21° turno doveva partire il 17 settembre scorso, ma ciò non è avvenuto. I sindacati continuano a chiedere le nuove assunzioni: «la posizione assunta dalla società – si legge in un comunicato del sindacato interno all’azienda, la Rsu – contrasta con quanto concluso nell’accordo sul 21° turno e fa riemergere le preoccupazioni legate ad un piano industriale che punta a ridimensionare il sito catanese senza nemmeno curarsi di quanto scritto e ribadito nelle intese dei mesi scorsi».

Il futuro di M6 è legato anche a un accordo della ST con la Intel e la Francisco Partner che dovrebbe portare alla creazione di una nuova società, la Numonyx. Quest’estate i giornali parlavano di nuove assunzioni (circa 500) e dell’assorbimento degli attuali 650 esuberi. Ma i tempi di questa operazione si sono allungati: della costituzione di questa società si tornerà a parlare non prima dell’anno prossimo.

Per i sindacati la posizione assunta dall’azienda sulla questione del 21° turno va verso una «riduzione delle capacità produttive». La Rsu definisce «illegittime e strumentali le motivazioni addotte dalla direzione aziendale sul blocco della partenza del 21° turno». Mancati accordi e ritardi nel raggiungere gli obiettivi, in sostanza, non danno nessuna sicurezza né ai lavoratori della grande multinazionale, né alle ditte che ne acquistano i prodotti, né a chi nutre speranze di assunzione.

Questa estate la società non è neanche partita con il “summer job”: il mancato avvio del piano di lavoro, per molti operatori del settore, è sembrato un primo campanello d’allarme. Secondo i sindacati, l’azienda non convince quando addossa al mercato tutta la colpa della situazione. Infatti, secondo i sindacati «le quote di produzione affidate ai sub-contractor sono aumentate esponenzialmente»; un altro motivo di preoccupazione sono inoltre i «ragionamenti di delocalizzazione» che riguardano gli stabilimenti catanesi.

Tra le difficoltà che l’azienda attraversa c’è poi quella che riguarda lo stabilimento M6, realizzato quasi tre anni fa. La struttura, grande quasi quanto tutto il vecchio sito di ST, è ancora praticamente vuota. Mancano i macchinari necessari per la nuova lavorazione delle fette di silicio a 12 pollici, un progetto che potrebbe permettere alla società di guadagnare molti punti nel campo della produzione di semiconduttori e di fatto nel mercato mondiale della microelettronica. Senza contare che la piena attività di questo stabilimento darebbe altri nuovi posti di lavoro.

Infine, c’è lo stabilimento L1. Questo, rispetto a ciò che si produce, risulta essere abbastanza sorpassato, nel senso che i prodotti realizzati al momento sono quasi obsoleti per il mondo della microelettronica attuale. Sarebbe necessario un piano di reindirizzamento dello stabilimento, affinché la produzione possa essere avviata verso la realizzazione di prodotti più competitivi ed innovativi per il mercato odierno. Gli operai di questo settore, il primo ad essere creato dalla multinazionale per la lavorazione e la produzione di semiconduttori, hanno esposto le loro preoccupazioni ed i loro quesiti sia alle più alte cariche della società, che ai sindacati della Rsu. Il timore per le loro sorti occupazionali è forte.

In attesa di una risposta concreta da parte delle più alte cariche della società italo-francese, la quale sembra non trovare ancora una soluzione tangibile alle gravi problematiche sin qui discusse, al momento si attendono ulteriori sviluppi della vicenda, che pare non avere fine.


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