Etna comics, parla disegnatore di Wonder Woman «Personaggio iconico dal forte valore simbolico»

David, oltre ad essere un artista di fama internazionale, sei anche un insegnante presso la Scuola internazionale di comics di Roma. Come pensi sia cambiato in questi anni l’approccio allo studio della nona arte?

Il cambiamento sicuramente più evidente da parte delle nuove leve è un approccio al fumetto un po’ settorializzato, quando studiavo il genere lo si amava in maniera più ampia, da quello francese, quello americano a quello giapponese. La tendenza adesso è a chiudersi su un mercato specifico e la difficoltà più grande sta nello spingere i ragazzi a leggere al di fuori di quello che già conoscono, per poter crescere ampliando i propri orizzonti.

Qual è invece il tuo approccio quando lavori per grande case editrici o collabori con piccole realtà?

Lavoro quasi esclusivamente con DC, Image e Marvel. In Italia il mio lavoro si limita alle mie autoproduzioni col Kaju Club (di cui fanno parte anche gli artisti Valerio Schiti ed Emanuel Simeoni) che mi permette di giocare con gli amici del mio studio, realizzando albi per divertirci e avere anche un confronto col pubblico. Discorso differente si pone quando lavori per i premier publisher dovendo andare incontro a un lavoro con personaggi iconici, il più delle volte legati anche a una multimedialità, per esempio con Star Trek che ha origine con il telefilm e con i film e, solo successivamente, divenuto un fumetto. O al contrario con il personaggio di Wolverine che nonostante l’origine fumettistica oggi fa i conti con l’occhio del pubblico cinematografico.

Ti hanno dedicato una puntata del programma Fumettologica, in onda su Rai4, su una emittente molto importante, un programma che probabilmente qualche anno fa non sarebbe stato nemmeno preso in considerazione per la seconda serata. È sintomo che l’industria del fumetto gode di un ottimo momento e che la platea degli appassionati si è allargata?

Fino ad una decina di anni fa era impensabile che un programma come Fumettologica andasse in onda, articoli su quotidiani o come mi è successo ritrovarmi su Rai1 a spiegare il mio lavoro. Continuo a pensare che il fumetto sia un tesoro ancora non sfruttato abbastanza dall’entertainment italiano e dall’informazione; Non può farmi che piacere vedere quanto l’attenzione si stia spostando l’attenzione su questo settore. Faccio un esempio: in Marvel lavorano qualcosa come venti o trenta disegnatori italiani, artisti che si rapportano con icone di cui le persone indossano le magliette, giocano ai videogiochi o guardano i film al cinema, abbiamo un tesoro culturale che dovremo maggiormente sfruttare.

Godi di grande fiducia in DC comics, dopo aver disegnato Catwoman ti ritroverai a breve a dipingere le avventure dell’amazzone più famosa dei fumetti, in concomitanza tra l’altro con l’uscita del film Wonder Woman con Gal Gadot nelle sale. È il secondo personaggio femminile di spicco che la casa di Batman e Superman ti affida, nonché probabilmente la più famosa donna dei fumetti. Cosa è che piace alla DC della donna, secondo David Messina?

Mi azzardo a dire che esista una particolare intesa per quanto riguarda la visione della figura femminile tra me e la mia editor alla DC Rebecca Taylor, che mi ha seguito anche su Catwoman. Ci siamo sempre ritrovati nell’intento di rappresentare la donna con la sua sensualità e il suo erotismo senza scadere in una oggettificazione del personaggio. Credo che la DC persegua la volontà di rivolgersi sempre di più a un pubblico femminile, come è giusto che sia, soprattutto per Wonder Woman, personaggio iconico dal forte valore simbolico. Essere stato chiamato su Wonder Woman, soprattutto in virtù del rinnovamento che abbiamo attuato su Catwoman, non può che farmi piacere. È una sfida impegnativa ma non vedo l’ora di cominciare.

Uno degli elementi di forza di artisti come te è anche quella di essere grandi lettori. Cosa si trova, in questo momento, sul tuo comodino?

Il mio comodino è praticamente un armadio dove ho accumulato tutto quello che volevo leggere.nell’immediato sto vivendo una parentesi horror, per cui leggerò una serie di racconti di Joe Hill e Gabriel Rodriguez edito da IDW, Walking Dead e Namless di Morrison e Burnham. Ovviamente mi appresto a rileggere i classici di Wonder Woman nei cicli di Perez, Chiang e la graphic novel di Paquette e Morrison.

Cosa pensi dei reboot in Marvel e DC comics?

Penso che ci sia un grande disordine a riguardo sul mercato americano, forse la DC è un po’ più consapevole. Rebootare in maniera compulsiva interrompendo storie e cicli è di sicuro un errore. Roberto Recchioni su Orfani ha fatto una cosa molto intelligente, mantenere il titolo originale della serie e gestendola per stagioni.  Questo, ormai, è un approccio al quale il pubblico è abituato grazie alle serie TV.

Qui ad Etna comics, nella talent area, hai visto qualcuno con quel qualcosa in più?

Ho notato diversi talenti, ne sono rimasto impressionato. Su una quindicina di portfolio che ho visionato, alla fine, ne ho selezionati dodici. Ho riscontrato un’incredibile capacità di narrazione, una voglia di sperimentare e capire quali possano essere i propri percorsi stilistici. Molti di questi ragazzi venivano dalla scuola di Palermo. Al corpo insegnante dell’istituto faccio pubblicamente i miei complimenti.

Cosa ti porterai dietro, infine, di questa esperienza a Catania?

C’è solo l’imbarazzo della scelta, ho adorato la città. Io sono originario di Messina, ma non ho avuto molte occasioni per venire a Catania. Mi sono preso una giornata per girare e guardare quanto più possibile ed è una città stupenda. La parte più bella della città, però, sono i catanesi. Estremamente gentili, intelligenti, mi sono trovato molto bene a dialogare e a scambiare idee con loro. Un aspetto che mi ha colpito e non do mai per scontato. Poi essendo una persona golosa non posso non parlare del cibo. La scoperta di quest’anno è la granita di gelsi e mandorle, straordinaria.

Alexander Beraki

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