Ieri, davanti al giudice dell'udienza preliminare, a parlare sono stati i legali di Roberto Bonaccorsi e Francesco Messina, due dei tre indagati. Entro la fine del mese è attesa la decisione per chi ha scelto l'abbreviato
Estorsione a Giarre, per la difesa al più era truffa Entro fine ottobre il giudice emetterà la sentenza
Non un’estorsione, tutt’al più una truffa. È stata questa la tesi difensiva dell’avvocato del 54enne Roberto Bonaccorsi, uno dei tre giarresi accusati di aver sottoposto a estorsione e pestato il commerciante Tonino Torrisi, titolare di attività commerciali e costruttore nel paese ionico.
Ieri pomeriggio, davanti al giudice per l’udienza preliminare Luigi Barone, è toccato alle difese prendere la parola. L’avvocato Francesco Trombetta, che difende Bonaccorsi, ha ricordato il pregresso rapporto di conoscenza che legava la vittima con il suo assistito. «Sono pure usciti per mangiare insieme», ha precisato.
Agli atti ci sono le intercettazioni ambientali in cui Bonaccorsi avanza la richiesta estorsiva a Torrisi: «In tutti questi anni ti sei fatto i cazzi tuoi – dice al commerciante, che nel frattempo si è rivolto ai carabinieri e si è presentato all’appuntamento con addosso le microspie messe dai militari – non hai portato i soldi a nessuno, quindi ora si cambia. Devi pagare 50mila euro di arretrati, mille euro per i negozi, e come fanno tutti il 2 per cento per le costruzioni». Secondo il legale, queste frasi sarebbero state solo un artificio per far pagare Torrisi. E che l’appartenenza al clan sarebbe stata solo millantata.
A parlare è stato anche Cristofero Alessi, avvocato del 52enne Francesco Messina, che deve rispondere non solo di estorsione ma anche di lesioni aggravate. Avrebbe infatti assistito al pestaggio che il commerciante avrebbe subito a opera di Tiziano Russo (il terzo imputato) nel complesso delle case popolari conosciuto come Il ghiaccio.
Il legale ha chiesto il proscioglimento di Messina per insufficienza di elementi a suo carico, sottolineando come il Tribunale del Riesame per lo stesso motivo aveva annullato la misura cautelare in carcere. Messina si trova comunque detenuto perché coinvolto nell’operazione Smack forever che, a novembre 2018, ha decapitato il clan Laudani a Giarre. Rimane dunque in carcere accusato di associazione mafiosa ed estorsione.
Il processo continuerà il 23 ottobre, quando a parlare saranno gli avvocati di Russo. Entro la fine del mese è attesa la sentenza per Bonaccorsi (rito abbreviato) e la decisione sul rinvio a giudizio per Messina e Russo.