Apertasi lunedì e inaspettatamente sgomberata prima del previsto, una mostra attraverso gli orrori che la psichiatria moderna ha causato. Foto e video che avrebbero dovuto documentare e far conoscere alcune verità del sistema psichiatrico mondiale. Interessante ma solo per pochi fortunati
Errori ed orrori psichiatrici
“Psichiatria un viaggio senza ritorno. Passato e presente degli errori ed orrori psichiatrici.” Questo il titolo della mostra multimediale prevista ma non del tutto realizzata presso la facoltà di Ingegneria di Catania. Di fatto la mostra, inauguratasi questo lunedì, è stata chiusa prima del previsto. La motivazione fornita agli organizzatori è stata quella di eccessivo disturbo delle attività quotidiane che si svolgono all’interno del padiglione. All’arrivo, restano solo pochi pannelli che ci consentono di capire cosa questa mostra avrebbe potuto dire ai suoi visitatori. Un percorso fatto con lo scopo di fornire un occhio critico su un problema di costante importanza: gli errori psichiatrici e la condizione di malati internati nelle ex strutture manicomiali. Una passeggiata attraverso la storia così da aprire una finestra all’interno di casermoni dove per anni sono state perpetrate violenze e abusi a carico di esseri umani affetti da patologie afferenti la psiche umana.
Si parte da volti di gente comune che dopo alcune cure sono stati protagonisti di efferati omicidi e reati a sfondo sessuale.
Foto di bambini deceduti dopo essere stati curati con celebri farmaci che controllano l’iperattività infantile. Farmaci che, come dimostrano alcuni documenti riportati, ancora oggi vengono prescritti da psichiatri infantili che collaborano con strutture scolastiche statunitensi. Una fitta collaborazione tra medici e case farmaceutiche. Un lavoro volto a scoprire nuove forme di patologie cui associare farmaci di ultima generazione. Malattie spesso fittizie figlie della mercificazione della salute pubblica.
Altri nomi e altre foto per raccontare forme di costrizione fisica, misure di controllo per pazienti gravemente malati. Si parla di letti a gabbie all’interno di manicomi ungheresi, stanze maleodoranti e piene di escrementi, personale insufficiente e violenza. Accanto alle foto di “anonimi” esseri umani quelle di personalità della cultura e dello spettacolo. Ernest Hemingway, Marilyn Monroe, Peter Green, Billy Holiday, Kurt Cobain grandi nomi per un unico destino. Una follia diagnosticata e curata attraverso pratiche come l’elettroshock o farmaci dagli effetti devastanti. Una follia artistica, soppressa e annisentata, come le parole dello stesso Hemingway ci raccontano: “Che senso ha avuto distruggere la mia mente e cancellare la mia memoria che costituiscono il mio capitale e senza di loro sono disoccupato? E’ stata un’ ottima cura ma abbiamo perso il paziente.”
Una breve storia di come sono nate alcune pratiche di chirurgia neuropsichiatrica restrittiva/lobotomica e l’elettroshock. Un riassunto dei sopprusi che i regimi totalitaristi europeri hanno attuato attraverso l’aiuto di esimi psichiatri prestati al regime. I tristemente celebri del regime hitleriano e quelli messi in atto dal regime comunista nell’ex Unione Sovietica e in Cina.
“L’uomo è un animale che può essere facilmente manipolato, che può essere addestrato a salivare” (Wilhelm Wundt). L’ultima parte della mostra è dedicata ai maggiori medici mondiali che hanno dato man forte agli esperimenti e alle supposizioni sulla mente umana, manipolandola e facendola diventare oggetto di studio e di esperimenti aberranti a discapito dell’essenza dell’essere umano.
Si chiude così quel che resta della mostra organizzata dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus, ente internazionale per la tutela dei diritti umani. Non è stato possibile visionare i video a causa dell’imminente e quanto mai ingiustificato sgombero. Avrebbe potuto dire molto, ma la cronaca ha trovato un muro sbarrato davanti. Un muro come quello che per anni ha nascosto verità scomode che hanno visto per protagonisti bambini, donne e uomini di tutto il mondo, ritenuti folli ma spesso solo diversi.