Assolto dal reato di associazione mafiosa. Pur avendo usato metodi mafiosi. Una sentenza destinata a fare discutere, specie se l’imputato risponde al nome di Enzo Ercolano. Imprenditore – re degli autotrasporti con l’azienda Geotrans -, fratello di Aldo, condannato all’ergastolo per l’omicidio del giornalista Pippo Fava, e figlio del defunto Pippo Ercolano, storico esponente di […]
Enzo Ercolano non è mafioso: il verdetto dei giudici nell’Appello bis. Nuova vita nel gusto per il nipote di Santapaola
Assolto dal reato di associazione mafiosa. Pur avendo usato metodi mafiosi. Una sentenza destinata a fare discutere, specie se l’imputato risponde al nome di Enzo Ercolano. Imprenditore – re degli autotrasporti con l’azienda Geotrans -, fratello di Aldo, condannato all’ergastolo per l’omicidio del giornalista Pippo Fava, e figlio del defunto Pippo Ercolano, storico esponente di Cosa nostra che sposò Grazia Santapaola, sorella del capomafia Nitto. Una dinastia mafiosa di cui, però, Enzo Ercolano non farebbe parte secondo i magistrati della procura generale – che ne hanno chiesto l’assoluzione dal reato associativo – e i giudici della prima sezione della corte d’Appello di Catania. Il dispositivo, letto lo scorso 9 maggio, segue il rinvio della corte di Cassazione arrivato a fine 2020. In quell’occasione Ercolano – difeso dall’avvocato Valerio Spigarelli – era stato condannato a 12 anni e 10 mesi. La pena stabilita adesso è di 11 anni e 9 mesi per estorsione e intestazione fittizia di beni. Definita una nuova condanna anche per Michele Guardo, ritenuto vicino a Ercolano, difeso dall’avvocato Sergio Ziccone: per lui si passa da 7 anni a 5 anni e 11 mesi con la concessione delle attenuanti generiche. I giudici, inoltre, hanno revocato la confisca dei beni che era stata disposta nei confronti di Cosima Palma Ercolano, sorella di Enzo. La donna era già uscita di scena dalla vicenda giudiziaria con una sentenza di non luogo a procedere per avvenuta prescrizione.
Il caso che vede oggi Ercolano non definibile come mafioso nasce dall’operazione antimafia Caronte. L’inchiesta che, nel 2013, aveva fatto finire in manette 23 persone e, rappresentava, a tutti gli effetti, una sorta di prosecuzione dell’indagine Iblis. Al centro, ancora una volta, il nodo tra mafia, politica e imprenditoria, scese a patti puntando in maniera decisa sull’autotrasporto via terra e via mare. Quello di Ercolano era il nome di punta del blitz: non solo perché blasonato, ma anche per la scalata di successo nel mondo imprenditoriale, portata avanti – secondo i magistrati della procura di Catania – obbligando clienti e fornitori a rivolgersi alle sue imprese, impedendo una libera concorrenza. Uno strapotere collegato a «uno spessore criminale elevatissimo», si diceva prima dell’ultima sentenza. In cui rimangono confermati i metodi mafiosi, ma senza la copertura data dall’adesione a Cosa nostra.
In passato Enzo Ercolano ha avuto la meglio in diversi processi. È stato assolto per non aver commesso il fatto nel procedimento scaturito dall’inchiesta Sud Pontino della procura di Napoli, che aveva svelato i legami tra Cosa nostra e Camorra nell’ambito dei trasporti. E ha goduto, grazie a una sentenza del 2002, di un risarcimento economico per ingiusta detenzione di oltre 100mila euro. Nel suo presente, però, sembra non esserci più il trasporto su gomma. Rimane la passione per le spedizioni, ma in un settore diverso: quello dei «pacchi del gusto», con confezioni create dai clienti scegliendo i prodotti tipici del territorio siciliano: dal pistacchio di Bronte passando per le marmellate e i vini dell’Etna. Da tempo, ormai, la sua ex creatura Geotrans viaggia invece sulle strade della legalità, con i lavoratori che – dopo anni di amministrazione giudiziaria e l’abbandono di diversi clienti con relative vitali commesse – sono diventati proprietari dell’azienda riunendosi in cooperativa. E diventando un modello nella gestione dei beni confiscati alla mafia.