Enna, cerchi nel grano simili al logo Ubuntu Cicap: «Il disegno circolare è il più semplice»

La somiglianza fa il giro dei forum informatici di tutto il mondo: i cerchi nel grano apparsi a Villarosa, in provincia di Enna, qualche giorno fa, sono uguali, identici quasi in ogni dettaglio, al logo del sistema operativo open source Ubuntu. A voler continuare a credere all’ipotesi fatta da Giuseppe Fasciana, l’agricoltore nel cui campo è apparsa la misteriosa effige, gli alieni che hanno deciso di mostrare ai terrestri la loro esistenza ci tengono – oltre che a dimostrare la loro superiorità geometrica – a diffondere la filosofia open software della collaborazione tra i programmatori. Che colpo sarebbe per Microsoft e Apple scoprire che su Marte odiano tanto le tecnologie proprietarie da disegnare il simbolo della diretta concorrenza nell’entroterra siculo, a due passi da un’uscita dell’autostrada che collega Palermo a Catania.

Il cerchio nel grano a Villarosa, provincia di Enna

Il logo del sistema operativo open source Ubuntu

«Ubuntu nasce dall’idea di Mark Shuttleworth, un imprenditore sudafricano, nel 2004», spiega Alessio Biancalana, 21 anni, che si definisce un open source evangelist, studia Ingegneria informatica a Tor Vergata a Roma e scrive per Html.it, il più importante portale specialistico d’Italia. «Il logo viene da una foto che raffigura tre persone, viste dall’alto, che si tengono per mano – racconta Alessio – I tre puntini sono le teste, e il cerchio sono le braccia delle persone». Un’immagine perfetta per un sistema operativo il cui nome, Ubuntu, in lingua zulu significa «umanità». «Se proprio vogliamo vedere una connessione tra Ubuntu e i cerchi nel grano ci possiamo leggere un riferimento alla profezia dei Maya relativa al 2012», ipotizza il ragazzo. «Non in senso negativo – specifica – Magari si vuole intendere che il mondo cambierà andando verso meccanismi collaborativi, che poi sono la base del sistema operativo open source». Giusto per andare avanti con l’immaginazione, «coi cerchi nel grano magari qualcuno vuole indicare l’inizio di un nuovo ciclo. Ma, appunto, è fantasia».

La cosa meno strana è che le foto abbiano fatto il giro del mondo: «I più devoti alla causa Ubuntu sono piuttosto attaccati alla comunità – conclude Alessio Biancalana – Se in un film appare il logo stanno tutti là a postare il fotogramma sui forum, figurarsi se una cosa del genere non li interessava». Del resto, chi avrebbe resistito? «Se qualcuno avesse disegnato una mela gigantesca in un campo di grano, figurarsi se i fan boy di Apple se ne sarebbero fregati».

Ma a fare una ricerca sul web, quelli di Villarosa non sono i primi crop circles che plagiano il simbolo per eccellenza dell’open software. Per esempio, quelli comparsi a Bra, in Piemonte, nel 2005. Solo che in quel caso si trattava di un esperimento del Cicap, il comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale.

Il cerchio nel grano a Bra, realizzato dal Cicap nel 2005

«Abbiamo scelto il disegno più semplice per evitare di fare errori, non abbiamo fatto nessuno studio particolare sulla forma». Stefano Bagnasco è uno dei membri del Cicap che ha organizzato la creazione di quell’insieme di dischi tra i terreni coltivati. Fisico per l’Istituto nazionale di Fisica nucleare, Bagnasco ricorda divertito la notte della realizzazione del cerchio nel grano: «Era la prima volta che tentavamo una cosa del genere, ma è stato facile». Bastano tre persone e una corda, «uno fa da perno al centro, gli altri due si allontanano tenendo la corda. Il primo tiene la traiettoria, il secondo abbassa le spighe con un pezzo di legno». Per quanto sembrino complicatissimi, «i cerchi sono le figure più facili da realizzare». Inoltre, più sono estesi più è facile che sembrino perfetti, «perché gli errori si notano meglio se l’ordine di grandezza è inferiore». Quello di Bra aveva un diametro di 25 metri e per realizzarlo c’è voluta giusto qualche ora: «Ma noi eravamo in tanti, se si è in pochi è pure più facile coordinarsi». Secondo le stime di Bagnasco, «due persone che hanno un po’ di pratica lo fanno in un paio d’ore». Per non lasciare tracce, poi, «basta seguire i sentieri che ci sono in ogni campo di grano, quelli dell’aratro». Ci sono sempre, sono visibili e larghi «generalmente una ventina di centimetri». Abbastanza per camminarci in mezzo.

Come in tutte le cose, l’allenamento affina la tecnica: «È uno schema che si ripete – ride Bagnasco – I primi sono semplici, quelli successivi si fanno più complessi». Disegni complicati, un bell’effetto ottico. Gli aspiranti artisti alieni di Villarosa potrebbero prendere spunto, per le eventuali prossime esternazioni, da alcuni fotomontaggi che girano sul web. Ce n’è uno che mostra la volpe simbolo del browser Firefox in mezzo a un prato giallo. Potrebbe essere un’idea originale, spostarsi di software in software. Anziché di astronave in astronave.

Luisa Santangelo

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